Una Chiesa sofferente ma fiorente nelle vocazioni quella del Pakistan, dove dall’inizio del 2015 ad oggi si sono registrate 23 ordinazioni sacerdotali, tra preti diocesani e religiosi, e 15 nuovi diaconi che si preparano a essere ordinati nel 2016. Un piccolo miracolo in un territorio composto al 95% da musulmani e segnato spesso da persecuzioni religiose a sfondo estremista.
Le cifre sono date all’agenzia Fides da padre Inayat Bernard, rettore al Seminario minore di “Santa Maria” a Lahore, struttura che ospita 26 giovani seminaristi. La Chiesa del Pakistan è “fervente nelle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata, segno della benedizione di Dio, che è sempre vicino al suo popolo”, afferma il sacerdote.
E spiega che all’Istituto nazionale di teologia di Karachi studiano 79 seminaristi maggiori, e al Seminario maggiore intitolato a San Francesco Saverio a Lahore sono ben 96: “Sono numeri che preannunciano un futuro roseo per la Chiesa cattolica in Pakistan”, commenta padre Inayat, “senza dimenticare le numerose vocazioni negli ordini religiosi femminili: un segno di speranza che infonde fiducia e coraggio anche nelle difficoltà”.
È vero che la comunità cristiana, nella complessa situazione socio-politica del Pakistan, a volte soffre di patenti discriminazioni o che vi sono episodi di violenza, come l’attentato avvenuto a Pasqua a Lahore, “mentre il terrorismo colpisce in modo indiscriminato obiettivi religiosi, civili e militari”, sottolinea il religioso. Tuttavia queste difficoltà “non intaccano la nostra libertà e la fede della popolazione, anzi la rafforzano e oggi ne stiamo apprezzando i frutti”.
“È proprio vero che il martirio, che a volte sperimentiamo, è di per sé seme di nuovi cristiani e resta un dono di Dio che solo con la fede si può comprendere e vivere”, conclude padre Bernard.