È stato un incontro emozionante quello del cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, con i detenuti e le guardie carcerarie del carcere Regina Coeli di Roma, incontrati domenica mattina, 1º maggio, in occasione del loro Giubileo.
Nella sua omelia della Messa celebrata nella cappella del penitenziario, informa L’Osservatore Romano, il porporato ha offerto a tutti i carcerati parole di speranza e consolazione. Ha spiegato che la vera dignità di ogni uomo “non si fonda sulle proprie azioni, buone o cattive che siano”, ma “sul valore in sé della persona creata e amata da Dio”. Essa, quindi, non può essere annullata “né dagli errori commessi né da un giudizio negativo o una sentenza di tribunale”.
L’esistenza di ciascuno, infatti – ha sottolineato Baldisseri – vale il sangue di Gesù, che “umiliato, percosso, incoronato di spine, spogliato di ogni valore agli occhi degli uomini, ha dato la sua vita per amore nostro, per associarci irrimediabilmente alla sua dignità di Figlio di Dio”.
Gesù, ha aggiunto, ha assunto i peccati e si è fatto peccatore senza aver peccato, dovendo vivere in prima persona l’esperienza di indagato, giudicato e condannato. Cristo “comprende quindi molto bene la vostra situazione non perché l’ha letta su un libro o perché ha visto un servizio alla televisione, ma perché l’ha vissuta”, ha rimarcato il cardinale.
Ha quindi incoraggiato i detenuti a non lasciarsi turbare i cuori e a non avere paura. Se “vi prende lo scoraggiamento perché la solitudine è troppo pesante o perché la nostalgia di una vita diversa si impadronisce di voi, ricordate che lo stesso Figlio di Dio ha sperimentato l’abbandono e l’agonia”. Anche quando “vi sembra di aver toccato il fondo della dell’angoscia e forse della disperazione”, Gesù dice: “Io ci sono, con voi, sono lì, nascosto tra le pieghe della vostra coscienza e vi continuo ad amare, perché siete preziosi ai miei occhi”
In pratica, ha evidenziato il segretario generale del Sinodo, “scopriamo che il vero nemico non è fuori di noi” ma dentro di noi. E così è possibile recuperare la consapevolezza che “possiamo vincere la nostra rabbia e la nostra insoddisfazione, la parte oscura di noi stessi”, nonostante un passato che a volte “ci perseguita e che dobbiamo lasciare alle spalle, solo se ci indirizziamo verso un cammino nuovo, segnato dalla fiducia e dalla speranza”.
“Noi — ha detto Baldisseri — siamo come una candela: fin quando è senza fiamma, non è in grado di fare luce”. Spesso, ha aggiunto, “ci sentiamo come delle candele spente, incapaci di fare il bene, ricchi di talenti e di possibilità non attuate”. Accogliere la benedizione del Signore vuol dire invece “accendere questa fiamma, iniziare a fare luce intorno a noi”. “Sono sicuro – ha concluso il cardinale – che dentro ciascuno di voi ci sono grandi tesori di bontà, infinite possibilità di amore autentico e di aiuto disinteressato agli altri”.
Insieme al porporato hanno concelebrato il vescovo Gianfranco Girotti e il cappellano del penitenziario, il francescano conventuale Vittorio Trani. Tra i presenti, la direttrice della casa circondariale Silvana Sergi e Alessandra Borghese. Dopo la concelebrazione, il porporato ha eseguito alcuni brani musicali al pianoforte.
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Baldisseri al Regina Coeli: "Gli errori non annullano la dignità umana"
Lo scorso 1° maggio, il segretario generale del Sinodo ha celebrato il Giubileo con i detenuti e le guardie del penitenziario romano