Il mese di maggio è un mese speciale per i credenti e non! Il mistero di Dio diventa storia reale grazie a Maria. Da questa donna, umile e fuori da ogni contesto rappresentatività del tempo in cui ha vissuto, scaturisce ogni giorno il valore profondo del rapporto che l’uomo deve avere con il cielo. Un aiuto sensazionale in un mondo dove la verità è stata relegata a solo pensiero umano, con le cicatrici che la storia di riflesso ha dovuto subire e con le quali continuerà a convivere.
Rivolgersi a Maria, pregandola ed esortandola nel suo mese di riferimento, porterà energia e lucidità ad una collettività effervescente nell’esteriorità, ma quasi sempre spenta dentro. La lettera di monsignor Vincenzo Bertolone, attenta e misericordiosa, ci aiuterà a vivere questo tempo dedicato alla Madonna nel modo più fruttuoso e sereno possibile, per cambiare la nostra vita e contribuire a migliorare quella degli altri. Di questo la nostra società ha oggi profondamente bisogno!
“Mater misericordiae, ora pro nobis. Quant’è dolce e amabile quest’invocazione litanica, presente nella pietà popolare fin dal Medioevo. L’età medievale ha sentito in modo particolarmente intenso questo attributo mariano, strettamente connesso con l’immagine della Madonna del manto, che assicura protezione e difesa ai suoi figli”. Inizia così la lettera dell’Arcivescovo di Catanzaro – Squillace e Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, corredata, tra l’altro, da ricche note e riferimenti puntuali, ben circoscritti.
Nell’anno giubilare della misericordia il prelato cita a ragion veduta San Bernardo: “Il grande monaco e cantore della Beata Vergine, si chiede: “Perché la Chiesa chiama Maria ‘Regina di Misericordia’?”. E si risponde: “Perché noi crediamo che Ella apre l’abisso della Misericordia di Dio a chi vuole, quando vuole e come vuole. Così non vi è peccatore, per quanto sia enorme la quantità dei suoi peccati, che si perda se Maria lo protegge”. Sembra paradossale, ma più grande è l’abisso dei nostri peccati, più sconfinata è la Misericordia di Dio. La chiave di accesso è sempre il cammino verso la conversione.
Continua l’Arcivescovo: “Solo a pensare questa verità della nostra fede, l’anima si sente mossa ad elevare come una canzone d’amore al Dio di misericordia, che ha suscitato per noi questa grande Madre. Lo faceva sant’Agostino alla presenza di Dio, che egli chiamava, quasi con un vezzeggiativo, “misericordia mia”, quando dialogava con il suo Maestro interiore, Gesù Cristo…”.
Interessante il legame tra la Vergine Maria e i Missionari Servi del Signore, fondati dal Beato Giacomo Cusmano e di cui fa parte Mons. Bertolone:“Maria Immacolata madre della misericordia”, è anche il titolo con cui, nelle Congregazioni cusmaniane dei servi e delle serve dei Poveri, ella viene invocata da sempre. Mentre la invoco, quotidianamente, come consacrato tra i Bocconisti, carissimi, ho pensato di condividere con voi le mie riflessioni, nel mese di maggio, che in tal modo potrà essere mariano, pasquale e giubilare, nello spirito della antica e venerata preghiera , la Salve Regina. Presente nella tradizione cristiana fin dal secolo XI, essa è ancora cantata nella liturgia delle ore e con tale invocazione orante si conclude la corona del santo Rosario, sia rifacendosi ai misteri gloriosi, gaudiosi, dolorosi e luminosi, sia alla coroncina della misericordia.
Forte è il legame di monsignor Bertolone con la Madre Santissima, dagli occhi della quale passa la misericordia del Padre a difesa di ogni nostro male. “La preghiera del Salve Regina ci ripropone, un’invocazione assai idonea per quest’Anno giubilare: Salve Regina, madre di misericordia… Avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi! Noi che abbiamo anche la fortuna di poter fruire, a Davoli, del Santuario intitolato a Santa Maria della Misericordia, sentiamo ancora più nostre queste invocazioni alla Madre, che proclamiamo dunque la nostra Avvocata, che ci difende da Satana e sarà di aiuto e conforto quando saremo al cospetto dell’Altissimo e dell’Agnello. Se la ricchezza più grande è la misericordia del Padre, e se gli occhi della nostra Avvocata ci permettono di attingere più copiosamente a quel vero e proprio abisso che è la misericordia divina, questo motivo conduttore non potrà che accompagnarci e sostenerci anche nel corso del cammino del mese a lei consacrato”.
L’alto prelato calabrese ricorda a questo punto Papa Francesco che ha affidato a Maria, oltre che il popolo di Dio, il ministero dei presbiteri e lo speciale servizio dei missionari della misericordia, chiamati a far riscoprire il valore del sacramento della penitenza, come si sta proficuamente facendo nell’arcidiocesi Catanzaro – Squillace.
Nel mare della Misericordia solo Maria può guidare la nostra barca, evitando di affondare: “Le parole di Gesù che lascia Maria come madre a Giovanni, sono per noi una rivelazione, la genesi della Chiesa e dei suoi sette santi segni sacramentali. Essi sgorgano dal costato di Cristo morto e risorto, per cui da Lui prende corpo una nuova comunità, in cui prevarranno le relazioni materne e filiali: ecco tua Madre, ecco tuo Figlio (Gv 19,26-27). E così la Chiesa sarà una moltitudine di padri e di madri, di generanti e generati, di fratelli e sorelle”.
Segue un passaggio che rivela la viva sofferenza del Pastore di Catanzaro dinnanzi a situazioni che abbruttiscono il cuore della società odierna e la misericordia di Maria ne diventa la strada maestra, per spazzare via la fuliggine che copre la capacità di amare degli uomini. “Penso alla mentalità di violenza e di chiusura all’altro, nella quale molti stanno piombando per paura della minaccia del terrorismo fondamentalista; Penso alla propensione all’infedeltà e al tradimento, che minaccia tante relazioni e tante storie d’amore, incapaci di percepire il senso di un gioioso amore per sempre, fedele, stabile casto, fecondo; Penso all’indifferenza di tanti che, pur essendo in presa diretta col mondo e con gli altri attraverso la rete informatica e digitale, piombano nella solitudine, nel buio della chiusura all’altro, nell’egoismo di fronte alle esigenze di chi, come profugo o come povero, sta bussando alla porta della società opulenta e consumistica, chiedendo come un’Oasi di misericordia. Penso all’indifferenza e all’ignoranza delle esigenze dell’ambiente e dei futuri abitanti di questa casa comune, di cui spesso adulteriamo l’acqua, l’aria, la terra, le energie, come se si trattasse di un pozzo senza fondo…”.
Diventa perciò indispensabile, in questo mese Mariano, fortificarsi dentro. Necessita di conseguenza formarsi nella Parola, traducendo in testimonianza quotidiana il frutto della grazia sacramentale, spesso ignorata. Ognuno, sottolinea il vescovo, dovrebbe in proposito porsi delle domande: “Qual è il grado di conoscenza e di considerazione che abbiamo dei sacramenti di Cristo e della Chiesa?”. Ed inoltre: “Quali sacramenti celebriamo bene, correttamente e fruttuosamente e quali, invece, presentano ancora dei difetti celebrativi nelle nostre comunità?”.
È innegabile la marginalità oggi di alcuni sacramenti, quali la confessione e l’Unzione degli infermi. La lettera ci invita a riscoprire il sacramento della riconciliazione-confessione in mezzo alla gente. Ma soprattutto ci chiede di penetrare nella grazia dei sacramenti, capaci di provocare gesti di prossimità e di amore verso i più deboli, bisognosi di un boccone materiale e di un boccone eucaristico. In particolare si evidenzia uno scritto del beato Giacomo Cusmano del 19 maggio 1882.
“Il mio desiderio intanto era di veder sorgere una comunità religiosa, la quale, informandosi alla carità di N. S. G. C., che fece sue tutte le miserie della umanità, tutta si dedicasse al servizio dei Poveri nello scopo finale di avviarli dagli stenti di questa vita ai gaudi del cielo… Nella sua misericordia per noi peccatori, Cristo si è degnato di nascere dalla Vergine; morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale, che noi vogliamo condividere con le sorelle e fratelli che non hanno neppure le cose più necessarie all’esistenza umana”.
A questo punto l’Arcivescovo esprime un suo santo desiderio: “Oggi, dopo l’Esortazione apostolica Amoris laetitia, promulgata da Papa Francesco l’8 aprile 2016, vorrei che in ogni famiglia cristiana, nel corso della recita dei misteri del Rosario, o anche nella recita della coroncina della Misericordia, fosse da voi inserita, alla fine di ogni decina, la seguente giaculatoria: “Madre di misericordia e del bell’amore, rinnova la gioia dell’amore nelle nostre famiglie”.
Il tutto in piena sintonia con Papa Francesco che “esprimendo, infatti, in positivo la dottrina tradizionale della Chiesa, ha dedicato l’intero capitolo IV della sua esortazione alle caratteristiche del vero amore, commentando l’inno alla carità di 1Cor 13,4-7 e tentandone una bella applicazione all’esperienza concreta di ogni famiglia (n. 90), anche delle nostre famiglie, che sono esortate a un rinnovamento soprattutto in questo mese mariano.
Secondo l’Arcivescovo la famiglia è al centro della cristianità e dell’armonia di una comunità e la Madre del Signore, se pregata con fede, ne conserverà l’integrità. “Invocando Maria affinché sia rinnovata la gioia dell’amore nelle nostre famiglie, dunque, secondo i suggerimenti del papa, penseremo alla pazienza nell’amore familiare che “comporta sempre un senso di profonda compassione, che porta ad accettare l’altro come parte di questo mondo, anche quando agisce in un modo diverso da quello che io avrei desiderato”(92).
Quando si fa parte di una famiglia, viene affermato nella lettera, bisogna sempre darsi con un atteggiamento benevole dell’amore; senza invidia e vanagloria.“In famiglia tutto questo verrà fatto con amabilità, perché “l’amore amabile genera vincoli, coltiva legami, crea nuove reti d’integrazione, costruisce una solida trama sociale” (n. 100); con distacco generoso, spiegandoci “oltre la giustizia e straripare gratuitamente, «senza sperarne nulla» (Lc 6,35), fino ad arrivare all’amore più grande, che è «dare la vita» per gli altri (Gv 15,13)” (n. 102)”.
È in questo mese dedicato alla Madonna che Bertolone pone in modo particolare l’attenzione sul modello di famiglia, a conclusione del Sinodo ad essa dedicato, che il Santo Padre ci ha presentato nella sua ultima Esortazione Apostolica. Un richiamo sottinteso al tentativo costante, complice un relativismo senza frontiere, di snaturare il senso alto dell’unione tra un uomo e una donna.
“In famiglia e in ogni contesto, il vero amore scusa tutto, ha fiducia, tutto spera, tutto sopporta. Nella vita delle nostre famiglie, radunate per la preghiera mariana e per i fioretti, c’è bisogno di coltivare questa forza dell’amore, che permette di lottare contro il male che la minaccia. “L’amore non si lascia dominare dal rancore, dal disprezzo verso le persone, dal desiderio di ferire o di far pagare qualcosa. L’ideale cristiano, e in modo particolare nella famiglia, è amore malgrado tutto“ (n. 119)”.
Poi una citazione e un invito, come chiede il cuore di Papa Francesco, ad avvicinarsi alle esigenze della gioia dell’amore, con accanto sempre Maria Immacolata. “L’antico mottetto “Salve mater misericordiae” di Oswald Jaeggi (1913-1963) canta, tra l’altro: Salve, madre di misericordia,/ Madre di Dio e madre del perdono,/ madre della speranza e madre della grazia,/ madre piena di santa letizia, o Maria!”. Riflettendo sulla misericordia di questa madre, saremo aiutati a entrare nel mistero della misericordia di Dio; contemplandone la capacità di perdono, entreremo nei ritmi del perdono e della riconciliazione giubilari; pregandola come “piena di santa letizia”, ci accosteremo alle esigenze della gioia dell’amore, che il Santo Padre ha tratteggiato parlando così mirabilmente, a conclusione di due Sinodi mondiali dei Vescovi, della vita coniugale e familiare come amoris laetitia”.
Infine il Presule si inginocchia e prega per ognuno con paterno trasporto: “Abbi pietà di noi, Signore, ascolta le intercessioni di tua Madre! Fa’ in modo, Signore, che le nostre orecchie non siano indifferenti ai dolori e ai gemiti del prossimo, la nostra bocca sia misericordiosa verso gli altri e, soprattutto, pronunci per ognuno una parola di conforto e di perdono. Aiutaci, o Signore, a far sì che anche le nostre mani siano misericordiose e piene di buone azioni”.
Poi il commiato: “Carissimi, il nostro è un tempo nuovo di fede, d’incontro. Tra noi cristiani, esiste la misericordia ed esistono fedeli autentici, dei santi, meraviglia del mondo”.
Mary Untier of Knots - Wikimedia Commons
Maria tra grazia e Misericordia
Lettera dell’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, per il mese di maggio