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Martiri cristiani: la Fontana di Trevi si illumina di rosso

L’evento organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre ha voluto richiamare l’attenzione della comunità internazionale su tutti fedeli perseguitati nel mondo

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Illuminare la Fontana di Trevi di rosso, lo stesso colore del sangue versato di tanti bambini, donne e uomini, di religione cristiana ma non solo, che ancora oggi sono barbaramente uccisi e perseguitati in diverse zone del mondo solo perché desiderano professare liberamente la propria fede. Per non dimenticare tutta questa sofferenza e non farla cadere nell’indifferenza generale.
Un evento dalla forte potenza simbolica ed estetica organizzato a Roma dalla sezione italiana della fondazione pontificia internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) con il sostegno di Regione Lombardia, Arcidiocesi di Camerino, importanti realtà dell’associazionismo cattolico e giornali, agenzie e televisioni di matrice cattolica.
Davanti a un’affollata Piazza di Trevi, il primo a prendere la parola è stato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, che, dopo i saluti iniziali, ha ricordato la necessità di “vincere l’indifferenza riguardo la sofferenza dei nostri fratelli cristiani in tutto il mondo”.
La giornalista di Tv2000 Monica Mondo, presentatrice dell’evento, ha poi passato la parola ad Alfredo Mantovano, presidente della sezione italiana di ACS, magistrato, giornalista, parlamentare di Alleanza nazionale e Popolo della libertà dal 1996 al 2013 e sottosegretario agli Interni nei governi Berlusconi. “Tante comunità cristiane patiscono la fame, la miseria e le violenze a causa della loro fede”, ha sottolineato Mantovano, invitando tutti a “squarciare il velo dell’indifferenza e dell’individualismo, così da evitare la prosecuzione di un’intollerabile agonia”. Il presidente di ACS Italia ha inoltre ricordato come i cristiani non siano perseguitati solo in Siria e Iraq, ma anche in alcune aree della Nigeria dove “sono uccisi solo perché vanno a messa” o in Pakistan dove “solo poche settimane fa sono stati massacrati mentre celebravano la Pasqua”.
“Aiuto alla Chiesa che soffre – ha concluso Mantovano – è presente, insieme alla Cei, a Erbil, nel Kurdistan iracheno, per aiutare i cristiani fuggiti da Mossul per salvarsi dalle persecuzioni dell’Isis, ma tutti insieme possiamo e dobbiamo fare ancora di più”.
“Facciamo memoria, questa sera, del sangue dei martiri cristiani, versato per la violenza degli uomini e il peccato nel mondo – ha dichiarato il cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di Acs – come sostiene Papa Francesco, anche il silenzio e l’omertà sono peccato”. “Finché ci saranno dei cristiani – ha continuato Piacenza – ci saranno sempre dei perseguitati. È una scia di sangue che attraversa la storia dell’umanità: da Caino che uccide il fratello Abele fino al martirio di Gesù sulla croce. Ma da ogni goccia di sangue che cade dal suo costato ferito nasce un cosmo nuovo, un’opera di salvezza e passione redentrice”.
“La natura del Cristianesimo – ha concluso il cardinale – è martirologica. La salvezza che Gesù ci ha dato sulla croce passa anche attraverso il sacrificio di questi martiri del presente e di quelli del passato. E tutti i cristiani sono chiamati allo stesso sforzo di testimonianza”.
E proprio alcune testimonianze così drammaticamente autentiche hanno dato ancora più forza al grido di allarme lanciato dalla Fontana di Trevi illuminata di rosso. Come quella di suor Hedez, del ramo contemplativo delle Missionarie della Carità, che ha parlato delle sue quattro consorelle uccise lo scorso marzo in Yemen, “rimaste per servire gli ultimi fino alla fine nonostante avessero paura di vivere in quel paese”. O quella del professor Shahid Mobeen, fondatore dell’Associazione pakistani cristiani in Italia, che ha raccontato dell’impegno di Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le minoranze religiose del Pakistan ucciso nel 2011, e del coraggio di Asia Bibi, donna pakistana imprigionata e condannata a morte per blasfemia, “simbolo della testimonianza di fede”. Per fermare la sua esecuzione si stanno mobilitando l’Unione europea e l’opinione pubblica internazionale. “Se si fosse convertita all’Islam come le era stato chiesto – ha ricordato Mobeen – oggi sarebbe libera”.
Ha poi parlato lo studente keniota Luka Loteng, uno dei sopravvissuti al massacro del 2 aprile 2015 di 148 studenti cristiani nell’Università di Garissa, nel Kenya nordorientale, ad opera dei miliziani islamici di Al-Shabab. “Sono stati sorpresi nel sonno dai terroristi – ha ricordato Luka – che sono entrati nella residenza universitaria e hanno cominciato a sparare. Sapevamo il rischio che correvamo a essere cristiani in quella regione, ma abbiamo portato avanti la nostra fede. Non sono morti invano”.
Infine ha preso la parola Maddalena Santoro, docente presso l’Università Lumsa di Roma e sorella di don Andrea Santoro, il sacerdote ucciso a Trebisonda, in Turchia, nel 2006 mentre pregava nella sua chiesa: “Pur consapevole delle difficoltà, ha sempre continuato il suo servizio in quel Medio Oriente che tanto amava, cercando di promuovere la concordia fra religioni e culture diverse”.
L’ultimo intervento della serata è stato quello di monsignor Antoine Audo, da 25 anni vescovo Aleppo, quella che, prima della guerra civile ancora in corso, era il cuore della comunità cristiana in Siria. “Circa 300mila siriani uccisi, 7 milioni senza più la propria casa, 5 milioni di profughi nei paesi limitrofi – ha ricordato Audo – questi sono i numeri del conflitto. Tutti i siriani sono vittime di questa guerra e non solo i cristiani. Rappresentiamo una minoranza religiosa integrata e rispettata dai musulmani. Perseguitarci significa distruggere l’intero tessuto sociale siriano e destabilizza ancora di più il paese. Mi chiedo quali poteri e interessi ci siano dietro tutto questo”. “La Siria – ha aggiunto il vescovo di Aleppo – è al centro dei pensieri del Papa perché per lui rappresenta l’anima ferita dell’umanità. Ma la situazione purtroppo è drammatica non solo in Siria. Pensiamo all’Iraq: nel 2000 i cristiani erano circa 1,3 milioni; oggi sono solo 300mila”.
Un grido di dolore proveniente da quelle terre martoriate dall’Isis e dalla guerra civile, ben rappresentato dalle immagini di chiese distrutte e reliquie profanate, proiettate sulla facciata del monumento illuminato di rosso insieme alle foto dei tanti, troppi martiri cristiani. Con l’augurio che la musica di Bach con cui si è chiuso l’evento possa diventare un inno di speranza affinché nessuno debba più morire per la libertà religiosa.
 

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Alessandro de Vecchi

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