Non si può avviare una seria riflessione sull’uomo, senza interiorizzare e ben definire nella conformazione della psiche umana, un assunto di estrema importanza: “La verità, infinita per natura, è dinamica in sé. La natura della verità è Dio”. Oggi questa necessità diventa centrale per evitare il declassamento del genere umano e realizzare un processo virtuoso sociale, in grado di riflettere quel modello universale di convivenza che già, nell’ottavo secolo a.C., il profeta Isaia consegnava alle generazioni di ogni tempo, perché lo inoltrassero a difesa e a compimento del divenire della specie umana.
“La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà…”. Una descrizione, del divenire terreno, non fantasiosa o personalizzata, ma ispirata da Dio per concedere agli uomini le coordinate su cui lavorare nei secoli, preparando il ritorno al cuore del Padre. Un riscatto perenne dal peccato originale e dall’infedeltà del popolo salvato e guidato nella terra promessa.
Ma i cristiani credono nelle parole di Isaia? Sono capaci di essere attivi nella loro vita quotidiana e di muovere i passi sicuri, per sviluppare queste verità senza ucciderle? Si fa di tutto per non privarle della propria essenza, trasformandole in un albero privo delle sue radici? Ad ognuno la sua risposta, senza la quale non ci si può nemmeno indignare dinnanzi al “saccheggio” che una parte dell’umanità, sotto mille forme, persevera indisturbata. Quel “germoglio” annunciato da uno dei cinque più grandi profeti della cristianità è storia per ogni essere umano: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza…”.
Sarà il profeta Michea, vissuto nello stesso tempo di Isaia, ad assegnare a quel bocciolo senza pari un luogo definito, Betlemme, in cui sbocciare. Una profezia che invalida per l’eternità l’arroganza e la cattiveria interiore del filosofo di turno che si permette, come è avvenuto di recente in una rete televisiva nazionale, di dubitare persino dell’esistenza di Cristo. Il pericolo più grande che incombe sulla serenità e il benessere sociale di ognuno è il tentativo di ridurre la religione a pensiero umano.
Manovra antica che si ammoderna fino al punto di essere deturpata e annacquata sia dai credenti, che da coloro che hanno bisogno di snaturare la vita dell’uomo, per renderla oggetto di interessi non collettivi. I risultati sono devastanti. Basta guardarsi intorno! Guerre in nome di Dio; teorie eugenetiche per manomettere il genere umano; riconsiderazione in negativo del valore della famiglia; indirizzi formativi a difesa del pensiero unico e del relativismo più avanzato possibile, ecc. Questo non significa però che la verità è stabile, soprattutto perché la non crescita della verità fa della stessa una falsità permanente.
Scrive in proposito il teologo mons. Di Bruno, lanciando di fatto un “monito” a se stesso e a tutti gli uomini di Chiesa: “Ogni ministro di Dio che si rispetti, deve impegnare ogni sua energia a liberare i cuori dalla falsità su Dio e anche a condurli di verità in verità. La verità libera la religione dai cuori degli uomini e la fa essere sempre dal cuore di Dio. Con Gesù la religione dei padri raggiunge il sommo della libertà. Dal cuore degli uomini ritorna ad essere dal cuore di Dio”.
Tornando ad essere dal cuore di Dio, la religione, diventa di riflesso la fonte a cui ognuno potrà abbeverarsi nella sapienza più alta. Non si avrà dinnanzi, come in alcuni casi, una “avversaria” della politica, della scienza, dell’economia, del pensiero sociale e culturale corrente, ma un sentiero da percorrere per non smarrirsi e non cadere. Ma il pensiero economico e politico, che traccia le linee dell’organizzazione umana sul pianeta, vuole veramente una religione dal cuore del Creatore?
I risultati quotidiani fanno immaginare in tal senso una sua resistenza molto forte, anche se camuffata e ben articolata per consentirgli di convivere indisturbato, ma attento, con tensioni, verità e illusioni odierne. Un “camaleonte” a tempo, per annientare ogni cosa che gli impedisca di ricondurre a sé il corso della storia. Non è facile difendere la Parola della Verità in un tempo in cui l’uomo ha perso la testa completamente, concedendosi alle tante teorie sapienziali “fai da te”, che gli permettono di oscurare le falsità levatesi a leggi universali.
Atteggiamenti ormai acquisti che lo portano a fare del peccato un incidente di percorso, da ripetere, fino ad escludere il valore del giudizio di Dio, concepito come un impedimento e non come un intervento divino che libera e protegge il progresso umano. La verità comunque non si può mai trasferire agli altri senza viverla e testimoniarla in ogni piccola e grande espressione personale, al di là del fatto che non c’è sordo più sordo di chi non vuole sentire. In Galilea, racconta Giovanni, il popolo ragionava sulle origini di Gesù che non avevano, a loro dire, nulla straordinario da far pensare che fosse lui il Messia.
Ma appena il Figlio dell’Uomo si mise ad affermare nel Tempio di incarnare la verità del Padre, i presenti si indignarono fino al punto di tentare di arrestarlo. Nessuno ieri, come anche oggi, vuole vedere il Messia. È più facile aspettarlo e modellarlo secondo il potere di turno o quantomeno i propri desideri. Nel mondo purtroppo sono molti quelli che parlano senza nessuna scienza o dottrina certa. Cosa bisogna fare allora perché non si continui su questa strada?
Risponde mons. Di Bruno: “Perché la religione sia sempre dal cuore di Dio e non dell’uomo, occorre che il ministro di Dio sia mondo da ogni peccato, libero da ogni gloria terrena, dal cuore sgombro da superbia e concupiscenza, dagli occhi puri e limpidi da vedere sempre il Signore che agisce per mezzo della sua parola e delle sue opere. Urge una limpida e indiscussa moralità. Un uomo immorale mai potrà portare la religione nel cuore di Dio. La terrà incatenata nel suo cuore inquinandola di ogni falsità, menzogna, disonestà”. L’ignoranza da sempre ha ridotto la verità e la sapienza divina a pensiero solo esclusivamente umano. Lo attestano le cicatrici della nostra storia.
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L’ignoranza riduce la verità a solo pensiero umano
Tornando ad essere dal cuore di Dio, la religione, diventa di riflesso la fonte a cui ognuno potrà abbeverarsi nella sapienza più alta