La riforma dei media della Santa Sede nell’era digitale procede, renderà la comunicazione più efficiente, si concluderà entro il 2018 e, in questo processo, saranno fondamentali i dati riguardo a chi e a quanti sono gli utenti dell’informazione del Vaticano.
Lo ha spiegato ieri il prefetto della Segreteria della Comunicazione del Vaticano, monsignor Dario Edoardo Viganò, nel corso di una conferenza stampa all’Associazione Stampa Estera.
“Per mezzo di Google e di altri motori di ricerca e informatori di dati, dobbiamo capire quel che è più corretto per il pubblico al quale ci dirigiamo e le loro diverse categorie e target. Altrimenti è come scrivere un libro ma non avere nessuno a cui distribuirlo”.
Inoltre, si tratterà di incoraggiare, ha aggiunto mons. Viganò, l’informazione “nei paesi che soffrono restrizioni alla libertà religiosa o dove le chiese sono molto piccole”. E sarà importante essere da esempio nella rete cinese QQ, come in Facebook nei nostri paesi.
Il Prefetto ha anche osservato che “la riforma non include la cassa integrazione” per gli oltre seicento dipendenti che lavorano nei mezzi di comunicazione della Santa Sede: tecnici, giornalisti, personale amministrativo, fotografi, cameramen, ecc.
“I risparmi si otterranno grazie alla congregazione dei servizi – ha proseguito Viganò – ciò che fa entrare tutto in una economia di scala”, ad esempio “il servizio di internet è ora in un edificio della Radio Vaticana, il che significa risparmio in fatto di portieri, amministrazione e altri servizi”.
Si avranno anche due grandi portali: il già esistente vatican.va ed un altro che avrà un nome del tipo news vatican, info vaticano o qualcosa di simile.
In questa sede, si potrà conoscere il numero di visualizzazioni o di ascolti dei programmi e ciò permetterà di capire quali redazioni varrà la pena potenziare e quali no. “Ciò si potrà tradurre nel trasferimento dei dipendenti ma non in licenziamenti”.
Riguardo al lavoro della radio e della televisione, Viganò ha spiegato che “la Radio Vaticana non può pretendere di essere una radio globale, pertanto è importante cercare sinergie con i programmi diocesani e da lì raggiungere il pubblico”. In altre parole, “non si tratta di una competizione, ma di una cooperazione”, ha detto.
Viganò ha quindi indicato come esempio “la radio Cope in Spagna, alla quale il nostro programma giunge via web e i responsabili lo diffondono come e quando vogliono”. Tuttavia, nella trasmissione in diretta, ha aggiunto il Prefetto per la Comunicazione, sono state ricevute indicazioni di chi preferiva fare commenti nei propri ambiti dove si diffondeva, perché saranno distinti da ciò che fa la redazione spagnola a Roma.
Viganò ha anche osservato che attualmente vi sono cinque indirizzi nella comunicazione della Santa Sede: un Dipartimento teologico pastorale teologico che è l’ex Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; la comunicazione istituzionale che comprende la Sala Stampa della Santa Sede; l’editoria; gli affari generali con i relativi uffici legali.
Nella direzione editoriale, ha aggiunto, saranno i leader dei vari mezzi di comunicazione, dell’Osservatore Romano, della radio e della televisione, delle reti sociali, oltre che della pagina web. Da qui si salderà il flusso di informazione che sarà adattato da ciascun mezzo.
Comunicazione: la riforma renderà i media vaticani più efficienti
Monsignor Viganò illustra le innovazioni: sinergie con l’informazione diocesana, priorità alle chiese più piccole e alle aree dove la libertà religiosa è minacciata