Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione vaticana

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Viganò e la riforma dei media vaticani: "Il modello è la Disney, il criterio quello apostolico"

Conferenza del prefetto della Segreteria della Comunicazione in Sala Stampa vaticana per i partecipanti al X seminario per Comunicatori della Chiesa promosso dalla Santa Croce

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“Per la riforma dei media vaticani abbiamo preso il modello di management della Walt Disney”. È quanto ha rivelato il prefetto della Segreteria della Comunicazione, monsignor Dario Edoardo Viganò, nella conferenza di oggi in Sala Stampa vaticana con i partecipanti al X seminario per i Comunicatori della Chiesa promosso dalla Pontificia Università Santa Croce, incentrato quest’anno sul tema ‘Partecipazione e Condivisione’.

Il modello Disney – ha chiarito Viganò – ovviamente “lo abbiamo trasformato declinandolo con il principio fondamentale che è quello apostolico perché va bene l’attenzione sui costi e il coinvolgimento di tutte le persone, ma la questione centrale è che il Vangelo e il magistero del Santo Padre raggiungano il cuore e la mente delle persone”. Il tutto, ha aggiunto, va svolto “in modo professionale: prima ancora dell’etica ci vuole la professione. Anzi se c’è la professione non serve l’etica”, perché un buon giornalista non commette scorrettezze. Questo criterio apostolico, ha spiegato il prefetto, va poi orientato in modo da non sostituire la comunicazione delle Chiese locali e al tempo stesso possa sostenere le comunità ecclesiali che più hanno bisogno.

Quella che investirà i media vaticani è una riforma a “cipolla”, ha poi sottolineato Viganò, “perché fatta a strati” ma anche “perché ogni riforma, come la cipolla, fa sempre piangere qualcuno”. Il primo step è l’accorpamento delle diverse testate vaticane: L’Osservatore Romano, Radio Vaticana, Ctv, Libreria Editrice Vaticana, Servizio Fotografico, Tipografia e infine il portale news.va, insieme alla stessa Sala Stampa della Santa Sede e al Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali.

“Un mondo dove in tutto lavorano 650 persone”, ha spiegato don Dario ricordando le quattro tappe del progetto che nel 2015 ha riguardato la Sala Stampa (sotto il profilo amministrativo), il Pontificio Consiglio e l’Ufficio Internet della Santa Sede. Questo stesso processo nel 2016 coinvolgerà Radio Vaticana e Ctv, raggiungendo così l’80% delle attività comunicative della Santa Sede, mentre nel 2017 investirà Osservatore Romano, Lev, Tipografia e Servizio Fotografico.

Non si tratta solo di un “cambiamento semantico” o un semplice accorpamento di strutture, ha puntualizzato Viganò. Piuttosto si tratta di “ripensare” la comunicazione vaticana così da renderla più efficace e performante soprattutto in un momento in cui – con lo sviluppo dei media digitali – è necessaria una maggiore convergenza e interattività”.
È necessario infatti arrivare ad un “nuovo flusso comunicativo” – ha sottolineao l’ex direttore del Ctv – mediante processi produttivi ripensati “in modo trasversale”, cioè aggiornati a livello tecnologico ma che al contempo non dimentichino le realtà ‘di periferia’.
In tal senso, ha sottolineato il prefetto, è fondamentale  il “gioco di squadra”, per vincere i mali dell’individualismo e del mancato coordinamento. Difetti, questi, ben presenti nella precedente gestione dove “spesso, anche in termini di spazi, si ragionava con ‘meglio piccolo ma mio’. Questo è un disastro”. C’è bisogno infatti di una visione complessiva, “di una leadership ‘retarchica’” che gestisca la squadra nel suo complesso e non stia a guardare il proprio ombelico, ma anzi valorizzi il personale e trasformi un deficit comunicativo in un surplus comunicativo.
In questo processo non bisogna dimenticare di coltivare i rapporti umani, creando un contesto di simpatia. Perché “il cuore – ha concluso mons. Viganò – si apre solo ad un amico”.
[S.C.]
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ZENIT Staff

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