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Mons. Zuppi: “La Misericordia come scoperta del fratello sconosciuto"

Alla 39ª Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito a Rimini, si discute di apertura al dialogo tra Cristianesimo e Islam

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“Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo è anche il mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2, 4-6), è stato il tema di ieri, 24 aprile, della sessione dedicata all’Esperienza di preghiera e di dialogo spirituale tra cristiani e musulmani che ha visto protagonisti due rappresentanti del mondo musulmano e un esponente del mondo cristiano. Carl Medearis dagli Stati Uniti, Samir Kreidie dall’Arabia Saudita e Mounzer Fatfat dal Libano, ospiti saliti sul palco di Rimini durante la terza giornata della Convocazione, per testimoniare come sia possibile costruire la pace e trovare la strada per aprire un dialogo tra diverse religioni.
Gesù, mediatore tra Dio e gli uomini, è un esempio a cui guarda anche Mounzer Fatfat, diplomatico libanese e fondatore di organizzazioni rivolte all’educazione dei giovani in Libano: «Non potrei definirmi musulmano se non amassi Gesù Cristo – afferma il diplomatico –. È lui il punto di unione tra le religioni. È lui che è nato, ha vissuto ed è morto per tutti. E io non mi sento meno musulmano o un musulmano atipico quando dico questo». E si rivolge in particolare ai giovani: «Voi siete i leader futuri e siete voi che potete cambiare il mondo. Sì, potete farlo. Sì, abbiamo bisogno del vostro aiuto. Gesù ha detto amate i vostri nemici, e amarvi gli uni gli altri come lui ha fatto a prescindere dalle differenze tra ciascuno di noi. Gesù ama tutti, anche me. Ed è questo che mi ha cambiato la vita. Consentitemi di condividere Gesù con voi».
Una splendida preghiera che sgorga dal cuore,  mentre l’intera assemblea si tiene per mano invocando il nome di Gesù, quella di Carl Medearis, esperto internazionale nei rapporti tra musulmani e cristiani: «Liberaci, o Signore, dalla paura. Dalla paura dell’uno e dell’altro. Dalla paura dei migranti e da quella delle notizie che ascoltiamo in tv. Laddove c’è odio, fa che l’amore possa vincere. L’amore che viene dal tuo Spirito. Che la potenza del tuo amore superi tutto ciò che causa in noi paura. Perché tu, Gesù, sei colui che ama tutto il mondo e noi ti chiediamo la potenza del tuo amore nel tuo Santo Spirito nel nome di Gesù». E prosegue: «I musulmani sono contenti di parlare di Gesù perché anche nel Corano c’è Gesù. Evangelizzare è portare la buona notizia e la buona notizia viene da Gesù. Noi testimoniamo un rapporto personale con Gesù, una persona viva: questo vuol dire evangelizzare, presentare Gesù. In ogni luogo e in ogni dove. Non significa affrontare una questione religiosa ma costruire una relazione con una “persona”, andando incontro alla sua compassione, alla sua misericordia».
Un credo forte e diretto, infine, quello di Samir Kreidie, imprenditore libanese nonché presidente di numerose Fondazioni no-profit che operano in favore della carità e dei poveri.
«Sono musulmano, un credente e discepolo di Gesù. Gesù non è venuto a salvare i cristiani, Gesù è venuto a salvare il mondo intero e questo è scritto nel Corano. Mi consegnai completamente a Gesù e lui entrò nel mio cuore, e oggi io dico a tutti: sono musulmano e discepolo di Gesù». Il Figlio di Maria, il Figlio di colei che è l’Immacolata molto amata nel mondo musulmano, è «il Salvatore – prosegue Kreidie, grande studioso del Corano e del Vangelo – . A chi mi guarda interdetto riporto le parole di Dio, quelle del Corano e della Bibbia, parole di vita e di dialogo incontestabili».
«Misericordia è parola comune alle tre religioni rivelate – il commento di Salvatore Martinez che conclude quanto accaduto nella sessione pomeridiana –, ed è per questo che salutiamo con grande favore anche l’avvento di segni nuovi per questo nostro tempo, nei quali è possibile riscontrare intorno alla figura di Gesù e allo spirito di Gesù fenomeni davvero originali di dialogo, che danno speranza alle nuove generazioni e possono essere vie concrete di soluzione ai tanti conflitti del nostro tempo». La buona notizia, allora, «è sapere che ci sono musulmani che seguono Gesù e che, nel nome di Gesù, a partire dal Corano, vogliono dimostrare che lo spirito di pace, lo spirito di dialogo, lo spirito di amore, lo spirito di riconciliazione, in una sola parola la misericordia che è comune alle tre religioni monoteiste è possibile e se ne può fare esperienza».
È su questo clima di pace, di dialogo e di comunione che si sono inserite le parole di mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna che ha salutato gli oltre 15 mila partecipanti alla Convocazione Nazionale, al termine di una lunga e intensa giornata ricca di appuntamenti “speciali”.
«La misericordia – dice Zuppi nel corso dell’omelia – è possibile a tutti ed è affidata ad ognuno di noi. È lei, la misericordia che l’uomo ritrova grazie e con l’amore di Dio al suo fianco. Ma non la si ritrova da soli. Non si è cristiani da soli. Quando i fratelli sono uniti insieme, in quel momento vi è l’incarnazione di Dio fra loro. È la misericordia che ci fa scoprire un fratello che ancora non abbiamo, ritrovare una mamma che abbiamo perso, una nonna che non c’è più e che diventa quell’estraneo che viene acceso e riconosciuto dalla misericordia. Allora faccio mia la sua domanda di amore, di protezione, di senso e speranza. Amatevi gli uni gli altri. Per Gesù gli altri sono tutti: fratelli e sorelle. Adottiamo quello sconosciuto che ci è a fianco e sarà lui il nostro prossimo, il più vicino! Avrà sempre il volto di Gesù. La misericordia adotta il prossimo. È la Misericordia che anticipa il futuro e crea di un affamato o assetato un sazio, un uomo nuovo».
Con questa parole si è chiusa la 3ª giornata della Convocazione Nazionale che termina oggi con la relazione finale del presidente Martinez e la Concelebrazione finale del card. Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli.
 

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ZENIT Staff

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