“Cari ragazzi e ragazze, la vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una ‘app’ che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore. La libertà è un’altra cosa”. Papa Francesco prosegue il filone di metafore ‘tecnologiche’ parlando ai circa 100mila giovani – in aumento rispetto a ieri – venuti da tutta Italia a Roma per celebrare il Giubileo dei Ragazzi e delle Ragazze, riuniti oggi in piazza San Pietro per la Messa con il Pontefice.
Nel suo videomessaggio di ieri per la grande festa allo Stadio Olimpico, Bergoglio spiegava infatti che “una vita senza Gesù è come se non ci fosse campo” al cellulare. E oggi, parlando del “grande desiderio di libertà” che si assapora negli anni giovanili, ribadisce il concetto spiegando che solo in Cristo è possibile trovare quella pienezza che nessun altra persona o cosa può dare.
Per questo il Pontefice, durante la sua appassionata omelia, esorta i giovani a non accontentarsi della “mediocrità”, di “vivacchiare stando comodi e seduti”. “Non fidatevi – ammonisce – di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda”.
È vero, osserva il Santo Padre, che “alla vostra età emerge in voi in modo nuovo anche il desiderio di affezionarvi e di ricevere affetto”. A questa si accompagna “la tentazione di inquinare l’affetto con la pretesa istintiva di prendere, di ‘avere’ quello che piace…”. Ma questo “è egoismo”; una tendenza che “la cultura consumistica rafforza”.
“Ogni cosa – spiega infatti il Papa – se la si stringe troppo, si sciupa, si rovina: poi si rimane delusi, con il vuoto dentro”. Invece il Signore, “se ascoltate la sua voce, vi rivelerà il segreto della tenerezza: prendersi cura dell’altra persona, che vuol dire rispettarla, custodirla e aspettarla”.
Questa “è la concretezza della tenerezza e dell’amore”: “Il Signore – assicura il Santo Padre – se andate alla sua scuola, vi insegnerà a rendere più belli anche l’affetto e la tenerezza. Vi metterà nel cuore un’intenzione buona, quella di voler bene senza possedere, di amare le persone senza volerle come proprie, ma lasciandole libere. Perché l’amore è libero! Non c’è vero amore che non sia libero! Quella libertà che il Signore ci lascia quando ci ama. Lui è sempre vicino a noi”.
Una libertà, quella di Dio, ben diversa da quella propinata dal mondo: “Molti vi diranno che essere liberi significa fare quello che si vuole. Ma qui bisogna saper dire dei no”, incoraggia Papa Francesco, perché “se tu non sai dire di no, non sei libero”. Libero è infatti “chi sa dire sì e sa dire no. La libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene. No, non è vero. La libertà, invece, è il dono di poter scegliere il bene: questa è libertà”.
Libero è dunque “chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso, non è facile”. “Ma io – afferma Bergoglio -credo che voi giovani non abbiate paura delle fatiche, siete coraggiosi! Solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita. Scelte coraggiose e forti”.
Una di queste è “imparare ad amare” e l’amore è una “grande responsabilità”; al contempo “è la carta d’identità del cristiano, l’unico ‘documento’ valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù”. “Volete accogliere l’invito di Gesù a essere suoi discepoli?”, domanda il Vescovo di Roma alla piazza stracolma, “volete essere suoi amici fedeli? Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto; non l’amore ‘nelle nuvole’, no, l’amore concreto che risplende nella sua vita”, non quello delle “telenovelas” o di “un teleromanzo”.
“Volete vivere questo amore che Lui ci dona?”, insiste a braccio Francesco, “volete o non volete? Cerchiamo allora di metterci alla sua scuola, che è una scuola di vita per imparare ad amare”. E questo “è un lavoro di tutti i giorni”, oltre che “la via per essere felici”.
Sicuramente “non è facile”, ammette il Papa, “è impegnativo, costa fatica. Pensiamo, ad esempio, a quando riceviamo un regalo: questo ci rende felici, ma per preparare quel regalo delle persone generose hanno dedicato tempo e impegno, e così, regalandoci qualcosa, ci hanno donato anche un po’ di loro stesse, qualcosa di cui hanno saputo privarsi”. Questa, però, è la “concretezza dell’amore”: donare “non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi, il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità”.
In questo senso, il Signore “è invincibile in generosità. Riceviamo da Lui tanti doni, e ogni giorno dovremmo ringraziarlo…”, dice il Papa. Quotidianamente Egli “ci dona la sua amicizia fedele, che non ci toglierà mai. È l’amico per sempre, il Signore. Anche se tu lo deludi e ti allontani da Lui, Gesù continua a volerti bene e a starti vicino, a credere in te più di quanto tu creda in te stesso”. E, come fece con i suoi giovani discepoli, “ti guarda negli occhi e ti chiama a seguirlo, a ‘prendere il largo’ e a ‘gettare le reti’ fidandosi della sua parola, cioè a mettere in gioco i tuoi talenti nella vita, insieme con Lui, senza paura. Gesù ti aspetta pazientemente, attende una risposta, attende il tuo ‘sì’”.
“Guai allora – esclama Francesco – ai giovani che non sanno sognare, che non osano sognare! Se un giovane, alla vostra età, non è capace di sognare, già se n’è andato in pensione, non serve. L’amore si nutre di fiducia, di rispetto, di perdono. L’amore non si realizza perché ne parliamo, ma quando lo viviamo: non è una dolce poesia da studiare a memoria, ma una scelta di vita da mettere in pratica!”.
E quando amare sembra “pesante”, quando “è difficile dire di no a quello che è sbagliato, guardate la croce di Gesù abbracciatela e non lasciate la sua mano, che vi conduce verso l’alto e vi risolleva quando cadete”. Nella vita, infatti, “sempre si cade”, perché “siamo peccatori, siamo deboli”. Ma c’è la mano di Gesù che ci risolleva, che ci rialza”. “Gesù ci vuole in piedi!”. rimarca Francesco.
E conclude il Papa esortando ad “avere il coraggio di alzarsi, di lasciarci alzare dalla mano di Gesù”, una mano che “tante volte viene dalla mano di un amico, dalla mano dei genitori, dalla mano di quelli che ci accompagnano nella vita”. “Alzatevi!”, ripete, “Dio vi vuole in piedi, sempre in piedi!”. In un certo senso è come un allenamento fisico: “Fate come i campioni sportivi, che raggiungono alti traguardi allenandosi con umiltà e duramente ogni giorno”, dice il Pontefice. “Il vostro programma quotidiano siano le opere di misericordia: allenatevi con entusiasmo in esse per diventare campioni di vita, campioni di amore! Così sarete riconosciuti come discepoli di Gesù. Così avrete la carta d’identità di cristiani. E vi assicuro: la vostra gioia sarà piena.”
Al termine della Messa, Francesco ha benedetto e consegnato ad alcuni degli adolescenti una piccola croce, che tutti i partecipanti hanno ricevuto come dono del Papa per la partecipazione all’Anno Santo della Misericordia.