Movimento Apostolico: la misericordia che trasforma la storia

Spiritualità, emozione e partecipazione in un affollatissimo convegno a Roma

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Una giornata di festa, riflessione ed incontro. Potremmo definire così il pellegrinaggio del 20 aprile a Roma, che ha visto convergere gli appartenenti al Movimento Apostolico per celebrare insieme il Giubileo della Misericordia e partecipare all’VIII Convegno internazionale del Movimento stesso.
Una giornata iniziata alle ore 9:30 in Piazza San Pietro per l’udienza generale di papa Francesco, che ha rivolto un pubblico saluto al Movimento Apostolico e ha poi incontrato mons. Vincenzo Rimedio, il vescovo emerito di Lamezia Terme che nel 1987 venne ricevuto, accompagnato da una folta rappresentanza del Movimento, tra cui l’ispiratrice Maria Marino, dal Santo Padre Giovanni Paolo II in udienza privata a Castel Gandolfo.
Il pomeriggio è stato interamente dedicato all’incontro convegnistico, che ha visto l’Auditorium di via della Conciliazione affollarsi fino all’estremo limite di capienza.
Il convegno, significativamente intitolato Misericordia: germe divino che trasforma la storia, ha visto la presenza, in qualità di relatori, di Cesare Rotundo, presidente del Movimento Apostolico; mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra; mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI; don Gesualdo De Luca, assistente ecclesiastico regionale Calabria del Movimento Apostolico. Nel ruolo di moderatore Anna Guzzi, maestra delle novizie dell’Istituto Secolare Maria Madre della Redenzione.
Una giornata intensa, nella quale l’unico motivo di mestizia era l’assenza di mons. Costantino Di Bruno, trattenuto in Calabria da motivi di salute. Mons. Di Bruno, che Zenit ha intervistato il 17 aprile scorso, è l’assistente centrale del Movimento Apostolico che 37 anni fa incontrò per primo il carisma della fondatrice – la signora Maria Marino – ed avviò con lei la grande opera di formazione e catechesi che diede impulso alla crescita del Movimento.
Cesare Rotundo, nel suo intervento di saluto, ha sottolineato la profonda sintonia carismatica tra il Movimento Apostolico e il concetto di misericordia: “Da quando il Movimento esiste, ha fatto della misericordia lo stile e la modalità della sua attività di evangelizzazione. Il Movimento Apostolico sa che la Parola è della Chiesa, dalla Chiesa la riceve viva, e per la Chiesa l’annunzia. Perché la Chiesa è il grembo che genera”. Rotundo ha quindi ringraziato, a nome della comunità, mons. Galantino, mons. Bertolone e tutti i convegnisti presenti.
I lavori sono stati quindi aperti da mons. Bertolone, nella cui attività s’iscrive, tra l’altro, la funzione di postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di padre Pino Puglisi, il sacerdote assassinato nel 1993 dalla mafia a motivo del suo impegno evangelico e sociale. Bertolone ha rivolto un affettuoso saluto alla signora Marino, ispiratrice e fondatrice del Movimento, “una realtà ecclesiale presente in dieci paesi dei diversi continenti”, e a mons. Galantino che, nel 2011, fu suo successore alla sede vescovile di Cassano all’Ionio, in provincia di Cosenza. L’arcivescovo ha quindi sviluppato un’approfondita riflessione sulle metafore implicite nel titolo del Convegno.
Mons. Bertolone ha ricordato in primo luogo la Lettera ai Romani dove il disegno salvifico di Dio implica una promessa di trasformazione. Ha poi citato la Bolla di Indizione del Giubileo della Misericordia dove “il tempo è inserito nella storia dell’amore, divenendo così una storia di salvezza”, e l’episodio evangelico di Matteo, che si sente trasformato dallo sguardo di Gesù e lascia il banco delle imposte.
“Lo Spirito Santo – ha detto mons. Bertolone – opera silenziosamente per fare cose nuove e la Chiesa, consapevole di questo, si immette nel flusso della storia e avverte la trasformazione in atto, anche in questo grave momento di cambio epocale. Se guardiamo al nostro tempo, fragile e caduco, siamo presi dallo sconforto: violenza, perversione dei mercati, guerra mondiale ‘a pezzi’… sembra d’essere a un passo dal baratro”. Ma nonostante tutto, “Dio si prende cura della fragilità umana. È un tempo che attende d’essere trasformato. E la Chiesa, con i suoi Movimenti, è in uno stato di continua missione…”.
Il germe della trasformazione – ha continuato Bertolone – è appunto la misericordia, “che non consiste solo in una serie di gesti, pure importanti, ma deve diventare un modo di essere: la storia di una relazione con Dio, che non è solo compassione umana. Papa Francesco, ad una Chiesa malata di troppe sicurezze, preferisce una Chiesa in uscita. Ciò significa operare per la trasformazione con stile silenzioso, perché i credenti lavorano nel silenzio, nel buio…”. E affidandosi a una suggestiva similitudine poetica, mons. Bertolone ha concluso con i versi della poetessa Alda Merini: “I poeti lavorano di notte / I poeti lavorano nel buio…”.
Ha poi preso la parola mons. Nunzio Galantino, che ha illustrato il significato dell’Anno giubilare e dell’appello alla misericordia lanciato da Papa Francesco. Un intervento di grande intensità, quello del segretario della CEI, che si è tradotto in un invito a ricercare una profonda convergenza tra la nostra vita spirituale e la nostra responsabilità nei confronti della vicenda storica nella quale siamo inseriti.
“Papa Francesco sta lanciando grandi sfide al mondo contemporaneo – ha detto Galantino – e questo accende entusiasmi ma provoca altrettante contestazioni. Anche all’interno della Chiesa. Riconoscere l’esercizio della misericordia, che trasforma la storia e mette in discussione idee e logiche date per acquisite, determina sorpresa e sconcerto: non tutti battono le mani. La cultura odierna, dai media al modo di pensare diffuso, non è favorevole alla misericordia, non la considera una virtù. È importante prendere coscienza di questo, altrimenti la Chiesa rischia di restare chiusa in se stessa”.
“Occorre capire il contesto nel quale il Papa ha lanciato la sua sfida, come incidere nel modo comune di pensare – ha proseguito il vescovo –. La cultura attuale concepisce la vita come una lotta, dove solo i vincitori sopravvivono, mentre i deboli sono inesistenti. Il misericordioso, invece, è l’uomo empatico, colui che sente male al petto per gli altri. Dio è il misericordioso per eccellenza perché si mischia alla sorte umana”.
“Papa Francesco vuole dare una scossa salutare alla Chiesa: riportarla al centro della sua natura. Non si tratta di una semplice strategia pastorale ‘tarata’ sui tempi. L’esercizio della misericordia è il criterio ultimo per essere riconosciuti da Gesù come suoi discepoli. La Chiesa è il luogo dove la misericordia diventa tangibile e dove ci si può rifugiare per provare ristoro. Il concetto di ‘Chiesa in uscita’ non deve essere trasformato in uno ‘slogan’. Occorre uscire dalla retorica dei luoghi comuni, del ‘politicamente corretto’, altrimenti non siamo credibili”.
Mons. Galantino ha poi invitato a tenere uniti l’anima e il corpo, il terreno e lo spirituale: “In realtà la nostra vita è tutta spirituale, a patto di saperla vivere con amore ricordandoci di Dio. La liturgia è il centro della Chiesa, da cui scaturiscono le altre realtà. Nella liturgia siamo messi a confronto con l’evento pasquale di Cristo…”.
La Chiesa – ha sottolineato Galantino, rifacendosi alle parole di Papa Francesco pronunciate nel corso dell’udienza generale mattutina – non deve presentarsi al mondo “come un potere accanto ad altri poteri. Se facciamo questo, possiamo far rumore ma diventiamo irrilevanti”.
Il segretario della CEI ha quindi concluso il suo intervento rivolgendo un auspicio augurale al Movimento Apostolico, affinché tutti i suoi aderenti continuino a “coltivare dentro se stessi un cuore misericordioso”.
Le conclusioni sono state affidate a don Gesualdo De Luca, tra i principali artefici dell’evento, che ha rivolto sentite parole di ringraziamento ai relatori e a tutti i presenti. “Dio opera continuamente per riportare l’uomo alla sua pienezza di vita – ha detto don Gesualdo –. Siamo chiamati a riscoprire l’alleanza e a lavorare nella Chiesa e per la Chiesa, aiutando il prossimo senza mai giudicare e dando sempre spazio alla dimensione dell’amore”. E per sottolineare questo concetto, ha citato un testo della fondatrice del Movimento Apostolico, dove il lamento di una bambina simboleggia la metafora della sofferenza: “Solo il Signore sa che, dietro ogni muro, c’è qualcuno con il suo dolore…”.
Quindi il gran finale, con i numerosissimi giovani del Movimento che – su invito di don Gesualdo – hanno letteralmente “invaso” il palco dell’Auditorium per cantare, tutti assieme, l’inno del Movimento Apostolico e la melodia di Don Franco Bruno dedicata alla Madre della Redenzione: “Vorrei amarti con il cuore di un bambino / saperti vicino nell’ansia e nel dolore…”.

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Massimo Nardi

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