Capelli lunghi neri, volto regolare, fisico esile e gesti garbati. È questo il profilo del possibile primo sindaco donna di Roma. Attualmente i sondaggi sembrano lasciare poche speranze ai suoi concorrenti. Virginia Raggi, 37enne avvocato civilista e mamma di un bambino, consigliere uscente e candidata per il Movimento 5 Stelle, a giugno potrebbe dunque entrare nella storia indossando la fascia tricolore con cui salire in Campidoglio.
Mentre la campagna elettorale fa ingresso nella sua fase più intensa, salgono le attese dei romani. Soprattutto intorno alla favorita Raggi, donna ed espressione di un Movimento che si caratterizza per essere estraneo alle logiche dei partiti e fautore della democrazia diretta. ZENIT l’ha contattata per conoscere le sue intenzioni riguardo alcuni aspetti dell’amministrazione comunale: ambiente, asili nido, famiglia, sussidiarietà, “buco di bilancio”, gender nelle scuole, unioni civili…
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Emergenza rifiuti, valorizzazione del verde, architettura urbana, stop alla cementificazione. L’ambiente trova ampio spazio nel vostro programma politico. Quali le misure che reputa prioritarie per renderlo una risorsa della città?
Sicuramente una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, come ci hanno suggerito i cittadini romani che hanno incluso questa tematica tra le tre priorità per Roma, sarà un punto di partenza importante. Tuttavia, visto che un’amministrazione può contare su una Giunta numerosa con deleghe specifiche, lavoreremo anche su altri fronti: per quanto concerne l’urbanistica occorre partire da un principio che per noi è “zero consumo di suolo” e rigenerazione urbana, per ciò che riguarda la gestione delle aree verdi, dovremo avviare un lavoro di concerto con il Servizio Giardini, in parte l’Ama e sopratutto gli Enti che a Roma gestiscono i parchi e le ville che, ad oggi, sono diventate in gran parte delle aree incolte e abbandonate.
Promettete “una lotta alla privatizzazione degli asili nido” attuata dal commissario Tronca. Ma un Comune come Roma, con un buco di bilancio di quasi 12miliardi, come può far fronte alle spese ingenti (oltre 6milioni di euro l’anno, secondo il commissario) necessarie per la gestione?
Teniamo sempre separati i fronti: il “buco” di Roma attiene alle gestione commissariale che è, di fatto, una sorta di contabilità separata rispetto a quella ordinaria. Vero è che dalle casse capitoline escono ogni anno 200 milioni per ripianare questo debito. Tuttavia, se ragionassimo solo così allora dovremmo chiudere il Comune. Occorre, al contrario, avviare una gestione virtuosa delle casse capitoline per tagliare gli sprechi e liberare risorse laddove occorre. Sarà un’operazione difficile e lunga, ma noi ci candidiamo a farlo perché non dobbiamo rendere favori a nessuno se non ai cittadini che questi servizi attendono.
A proposito del buco di bilancio, il commissario straordinario per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Capitale, Silvia Scozzese, ha ventilato il rischio di una “crisi di liquidità” già nel 2016. È preoccupata?
Sono preoccupata nella misura in cui ad oggi, dopo tre anni passati nelle Istituzioni, né noi ex consiglieri comunali, né i nostri colleghi parlamentari, hanno potuto accedere ai documenti completi relativi a tale gestione. Non mi piace essere soggetta ad un impegno così gravoso senza conoscerne i dettagli, dovendo affidarmi unicamente alle parole del commissario di turno. Peraltro, non è dato comprendere per quale ragione il commissario ha effettuato l’operazione (crediamo uno sconto bancario) che avrebbe dato origine a questa mancanza di liquidità, atteso che la stessa si è inserita in un processo che prevedeva l’integrale ripianamento del debito entro il 2040 o 2048. Occorre che qualcuno finalmente inizi a capire di chi siano le responsabilità di questo enorme debito e prenda le decisioni conseguenti. Non possono sempre essere i cittadini a pagare.
Nell’ambito della formazione ma non solo, quanto è importante secondo Lei la sussidiarietà nello sviluppo sociale di una città come Roma?
La sussidiarietà (in questo caso, orizzontale) è di estrema importanza, soprattutto per un movimento come il nostro che promuove la partecipazione attiva dei cittadini alla gestione della res publica. Tuttavia, siamo dell’idea che le Istituzioni, e in questo caso il Comune, debba continuare a svolgere il ruolo di promozione e coordinamento in modo tale da indirizzare sempre ogni attività al perseguimento dell’interesse collettivo. Per quanto concerne la formazione, ad esempio, occorre favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, puntando maggiormente sui settori di mercato che, in ottica prospettiva, sono quelli più in crescita: pensiamo alle nuove professioni del settore cosiddetto “green”.
Torniamo alla scuola. Gruppi di genitori hanno denunciato pubblicamente, durante l’amministrazione Marino, alcune iniziative scolastiche di inculcare l’ideologia gender ad alunni anche piccoli…
Non entro nei meriti di alcuna polemica, ma ritengo che il rispetto della famiglia, così come delle diversità, sia fondamentale per la costruzione di un Paese civile e democratico.
Nel vostro programma si parla solo in un passaggio di “sostegno alle famiglie”. Come intendete concretizzare questo proposito? Prevedete aiuti mirati per i nuclei con figli?
Innanzitutto con il rilancio dei servizi: investire su nidi e scuole d’infanzia pubblici e spazi be.bi. (luoghi di accoglienza dei bambini dai 18 ai 36 mesi di età con orari flessibili, ndr), miglioramento dei trasporti e ripristino delle aree giochi. Per quanto riguarda sussidi economici o ampliamento della fascia di esenzione, dobbiamo valutarlo alla luce della situazione della casse capitoline che troveremo una volta entrati. Vogliamo lavorare affinché l’amministrazione possa concretamente essere più vicina e supportare i suoi cittadini e, tra essi, anche le famiglie: soggetti spesso costretti a fare salti mortali per conciliare tempi di vita, lavoro, esigenze dei bambini e una città che è troppo difficile.
Un anno fa Marino ha istituito il registro delle unioni civili. Qual è la sua posizione in merito?
La prima proposta del registro delle unioni civili è stata depositata proprio dal M5S in data 2 agosto 2013, poi abbiamo accettato di accantonarla per lavorare ad un testo congiunto. Siamo senza dubbio favorevoli.
Se le unioni civili dovessero essere approvate anche alla Camera e un amministratore pubblico di Roma Capitale chiedesse di fare obiezione di coscienza, Lei come la prenderebbe?
Libero di esprimere la sua opinione, così come sancito dalla nostra Carta costituzionale. Dopo di che, provvederei a far rispettare la legge e farei in modo che un altro amministratore pubblico provveda quando prima a realizzare il diritto di unirsi di due persone.
La sua collega Paola Taverna in passato ha parlato di un “complotto” per far vincere il M5S a Roma. Secondo Lei era solo una battuta per screditare i suoi concorrenti di altri partiti?
Non c’è nessun complotto, almeno a quanto ne sappiamo. Credo che i giornalisti abbiano cavalcato questa storia. Noi continuiamo a fare la nostra campagna elettorale per vincere e poterci riappropriare, così, della nostra amata città.
Ultima domanda fuori tema. Anche Lei ha contestato l’utero in affitto. La sua opinione coincide con quella dei parlamentari del M5S?
Come ho già detto, la mia posizione personale è che questa pratica sia un modo per sfruttare il corpo delle donne e mercificare un evento che, al contrario, non dovrebbe essere oggetto di scambio.
Virginia Raggi - Facebook
Roma al voto. Raggi: "Rilanciare i servizi per aiutare le famiglie"
La candidata a sindaco del M5S rivela di voler sostenere le famiglie, appoggia le unioni civili e sul gender nelle scuole non si esprime. E ancora: “Il debito di Roma dovrà pagarlo chi l’ha causato”