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Una grande sfida: non diventare come chi ci fa del male

Alcuni semplici e concreti consigli per “allenarci” e non cedere alla rabbia incontrollata

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Ho appena finito di scrivere la mia precedente riflessione sul “Sopportare pazientemente le persone moleste”, ma non sono del tutto soddisfatta. Il fatto è che ho tagliato un pezzo che mi sembrava tanto bello. Per un paio d’ore sono stata sballottata tra “Taglialo, altrimenti il pezzo è troppo lungo ed in rete, con i suoi ritmi veloci, una persona non arriva a leggerlo fino in fondo” e “Scrivilo. È troppo bello questo finale. Come è piaciuto a te leggerlo, piacerà anche a tanta altra gente”.
E così stamattina ho deciso di scrivere un post che avrebbe dovuto essere il vero finale di quel “Sopportare pazientemente le persone moleste”. Il fatto è che nelle ultime ore mi hanno attraversato la vita due momenti importanti. Ve li voglio raccontare (magari a qualcuno servirà, proprio come sono serviti a me).
IL PRIMO MOMENTO. A scuola con le classi quinte, per spiegare meglio “Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia” ho usato il meraviglioso intervento di don Luigi Verdi nella trasmissione Beati voi di TV2000. Quel padre che odiava, quei gesti violenti su un bambino, quel rapporto ritrovato a pochi minuti dalla sua morte, quel “grazie babbo per…” detto al suo capezzale, hanno colpito il cuore dei miei alunni che ascoltavano in un silenzio perfetto.
Ma è il finale del discorso di don Luigi Verdi che mi ha incuriosita, con quel riferimento al testamento spirituale di Bernardette. Così, una volta a casa, sono andata a cercarmelo, perché volevo leggermelo per intero. Ed è vero: è proprio come dice don Luigi Verdi, è proprio così…
Bernardette ringrazia tutte le persone e le situazioni moleste che le hanno attraversato la vita. Situazioni davvero super moleste! Sentite cosa scriveva: Per l’indigenza di mamma e papà per la rovina del mulino, per il vino della stanchezza, per le pecore rognose : grazie, mio Dio! Bocca di troppo da sfamare che ero; per i bambini accuditi, per le pecore custodite, grazie! Grazie o mio Dio, per il Procuratore, per il Commissario, per i Gendarmi, per le dure parole di Peyremale. Per i giorni in cui siete venuta, Vergine Maria, per quelli in cui non siete venuta, non vi saprò rendere grazie altro che in Paradiso. Ma per lo schiaffo ricevuto, per le beffe, per gli oltraggi, per coloro che mi hanno presa per pazza, per coloro che mi hanno presa per bugiarda, per coloro che mi hanno presa per interessata. Grazie Madonna!”.
“Per l’ortografia che non ho mai saputa, per la memoria che non ho mai avuta, per la mia ignoranza e per la mia stupidità, grazie! Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra una bambina più stupida di me, avreste scelto quella! Per la mia madre morta lontano, per la pena che ebbi quando mio padre, invece di tendere le braccia alla sua piccola Bernadette, mi chiamò Suor Maria Bernarde: grazie, Gesù! Grazie per aver abbeverato di amarezza questo cuore troppo tenero che mi avete dato. Per Madre Giuseppina che mi ha proclamata: “Buona a nulla”. Grazie!
Per i sarcasmi della madre Maestra, la sua voce dura, le sue ingiustizie, le sue ironie, e per il pane della umiliazione, grazie! Grazie per essere stata quella cui la Madre Teresa Poteva dire : ”Non me ne combinate mai abbastanza”. Grazie per essere stata quella privilegiata dai rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano: “Che fortuna non essere come Bernadette Grazie di essere stata Bernadette, minacciata di prigione perché vi avevo vista, Vergine Santa! Guardata dalla gente come bestia rara; quella Bernadette così meschina che a vederla si diceva: “Non è che questa?!”. Per questo corpo miserando che mi avete dato, per questa malattia di fuoco e di fumo, per le mie carni in putrefazione, per le mie ossa cariate, per i miei sudori, per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti… Grazie mio Dio!
Per quest’anima che mi avete data, per il deserto della aridità interiore, per la vostra notte e per i vostri baleni, per i vostri silenzi e i vostri fulmini; per tutto, per Voi assente e presente, grazie! Grazie o Gesù!”
O Bernardette era una pazza, o aveva vissuto bene l’invito scritto da san Paolo alla comunità cristiana di Roma: «non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male col bene» (Rm 12,21).
IL SECONDO MOMENTO. Mi è capitato sotto gli occhi un piccolo elenco di pratici suggerimenti per coltivare la pazienza. Più lo leggevo e più mi piaceva. Era pratico, concreto, spiritualmente efficace e psicologicamente arguto. Così ve lo voglio far conoscere. Perché quando si nasce con un’innata tendenza ad arrabbiarsi, è un po’ complicato mantenere la calma. Don Luigi Verdi nel suo bellissimo discorso, ad un certo punto ammette: “Io c’ho un istinto molto violento e l’ho preso da mio padre… io è una vita che lotto con me per tirar fuori dolcezza, calma, tenerezza…Perché la lotta vera non è con chi c’ha fatto male. La lotta vera è con noi, per non diventare come loro”.
Ecco quindi alcuni semplici e concreti consigli per allenarci in questa lotta (da rileggere ogni mattina a colazione)

  • Ricordare a noi stessi i danni causati dalla rabbia incontrollata
  • Davanti ad una persona che ci irrita, chiederci se c’è qualche caratteristica di quella persona che abbiamo difficoltà ad accettare in noi stessi
  • Chiederci se chi ci ha offeso ne avesse l’intenzione ed accettare il fatto che non volesse ferirci di proposito
  • Scegliere di dare all’altro del tempo per comprendere l’errore
  • Ricordarci che la situazione prima o poi cambierà
  • Accettare che talvolta serve tempo affinché le cose cambino e gli eventi maturino e giungano a compimento
  • Accettare il ‘qui ed ora’, anche quando le cose non vanno come vorremmo.

Buon allenamento a tutti!
*
[Fonte: www.intemirifugio.it]
 

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Maria Cristina Corvo

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