Per ricchezza e civiltà serve più cultura

Non c’è azione più vile che ridurre le attività culturali pensando di risolvere i problemi di bilancio. La cultura è fonte di ogni bene, decisiva per allargare le menti e accendere i cuori.

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“Nessuno più di me, signori, è consapevole della necessità di ridurre il bilancio; tuttavia, a mio parere, il rimedio alle difficoltà delle nostre finanze non è in qualche economia meschina e odiosa; […] dovrebbe essere in una scelta politica più intelligente”.
Con queste parole, il 10 Novembre del 1848, Victor Hugo, il più grande romanziere francese dell’800, apriva il suo discorso all’Assemblea Costituente, meglio noto come Discorso contro i tagli alla cultura, un’arringa, se così è possibile definirla, più attuale che mai.
E’ capitato spesso, in questi tempi di crisi, che nel nostro Parlamento, per far fronte alle emergenze economiche, venissero avanzate proposte per i tagli economici alla cultura. Ma può essere questa una scelta sensata e produttiva? Assolutamente no!
Essa, com’è facile immaginare, una scelta inefficace e soprattutto dannosa. «Le riduzioni proposte sul bilancio speciale delle scienze, delle lettere e delle arti sono negative per due motivi. Sono insignificanti dal punto di vista finanziario e dannose da tutti gli altri punti di vista. […] Questo è di una tale evidenza che provo imbarazzo nel sottoporlo all’assemblea». Hugo fa un eccellente esempio in campo pratico per far comprendere l’insensatezza di un tale provvedimento: ‘Che pensereste, signori, di un privato che, avendo millecinquecento franchi di rendita, dedicasse ogni anno alla propria cultura intellettuale […] una somma assolutamente modesta, cinque franchi, e che, in un giorno di rinnovamento, decidesse di economizzare sulla propria cultura cinque centesimi?”.
Un’analisi economico-sociale (da leggere in maniera sorniona) soddisfacente e comprensibile! Tutto ciò costituirebbe un misero risparmio per lo stato, il quale però andrebbe a problematizzare il campo culturale.
Pensiamo alle innumerevoli istituzioni artistiche e culturali presenti in Italia: esse racchiudono la storia e il sapere del nostro Paese e del nostro Popolo, il quale non ha fatto poco per lo sviluppo mondiale in tutti i campi e in tutte le epoche.
Che ne sarebbe allora delle tante biblioteche, dei musei, degli Archivi, delle scuole?! Che vita avrebbero tutti coloro che lavorano in questi settori e che contribuiscono nella loro piena realizzazione?
Se un provvedimento di tal genere verrebbe promosso, si umilierebbe certamente l’intera Nazione, senza contare gli innumerevoli danni provocati alla società: perché aggravare la già presente crisi economica con una ancor più grave crisi culturale?
“Questa è il più grande pericolo della situazione attuale: l’ignoranza”.
Oggi quest’ignoranza possiamo facilmente tradurla, più che in senso letterale, con un totale indifferenza per i campi umanistici.
Questo, dunque, è il momento sbagliato per emarginare la cultura: l’Italia ha bisogno di essa, oggi viviamo in un “momento in cui, anziché limitarla, bisognerebbe ampliarla e farla crescere”.
E’ necessario, oggi più che mai, in quest’era ribattezzata più volte da Benedetto XVI come il tempo del relativismo, risollevare lo spirito dell’Uomo e rivolgerlo verso Dio, verso la coscienza e la conoscenza, verso la riscoperta di ciò che oramai è reputato sapere inutile, dialettico e solo speculativo: “[…] a fianco del pane per la vita, voglio il pane della vita. Voglio moltiplicare il pane dello spirito come il pane del corpo”.
Nuccio Ordine, letterato e decente all’Università della Calabria, ci ricorda a gran voce che “spetta alla pubblica istruzione il delicato compito di distogliere l’uomo dalle miserie dell’utilitarismo ed educarlo all’amore per il disinteresse e per il bello” (Nuccio Ordine, L’utilità dell’inutile, Bombiani 2013).
E’ giusto e assolutamente necessario, dunque, “moltiplicare le scuole, le cattedre, le biblioteche, i musei, i teatri, le librerie. Bisognerebbe moltiplicare i luoghi di studio per i bambini, i luoghi di lettura per gli uomini, tutte le organizzazioni, tulle le istituzioni in cui si medita, in cui si istruisce, in cui ci si raccoglie, in cui si impara qualcosa, in cui si diventa migliori; in una parola, bisognerebbe far entrare dovunque la luce nello spirito del popolo; perché è a causa delle tenebre che si perde”.
Victor Hugo ammonisce, nel suo discorso di grande attualità, una classe politica accecata dall’interesse economico e indifferente ai danni di una cultura estirpata con forza.
Egli bacchetta gli uomini di potere di ieri e quelli di oggi, affinché non diano vita alla dissoluzione culturale del Paese in cui viviamo, uccidendo le eccellenze e cancellando la nostra identità.
E’ tempo di far risorgere la cultura e l’educazione all’umanistica, prima che sia troppo tardi. “Siete caduti in uno spiacevole errore; avete creduto di fare un’economia di denaro, è un’economia di gloria quella che fate!”.

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Andrea Francesco Allegretti

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