Il film “Little Boy” uscito in Messico e negli Stati Uniti, presentato mercoledì 13 aprile in anteprima in Vaticano, racconta la storia di un bambino di 7 anni, Pepper Flynt Busbee che ha un rapporto molto speciale con suo padre. Pepper è nato di piccola statura e ha problemi di crescita; i suoi coetanei lo fanno oggetto di bullismo, lo chiamano “nano” e lo deridono.
Forse anche per questa condizione di fragilità, James Busbee, il papà, sostiene e incoraggia Pepper a fare grandi cose. Lavorando con la fantasia e con l’eroe dei fumetti Ben Eagle il mago, (l’equivalente di Mandrake per l’Italia) James insegna al figlio che per riuscire a compiere azioni straordinarie bisogna aver fiducia nelle proprie capacità e impegnarsi a fondo.
“Credi che puoi riuscirci?”, chiede il padre al bambino. “Sì credo che posso riuscirci!”, risponde Pepper. Tutto procede nella più gioiosa armonia familiare, fino a quando il figlio più grande, London, viene chiamato alle armi per la guerra, ma viene respinto perché ha i piedi piatti. Insieme alla forte delusione, c’è il fatto che James deve partire per la guerra, e questo scuote la famiglia Busbee. Pepper non vuole far partire il papà, ma non può fare altrimenti.
La situazione diventa ancora più drammatica quando, dopo qualche settimana, un ufficiale dell’esercito comunica alla mamma di Pepper, che il padre è stato catturato dai giapponesi. La rabbia invade il cuore dei due ragazzi, che successivamente incontrano Hashimoto, un giapponese che vive in città. Si tratta di un signore anziano, mite e discreto venuto per lavorare prima che scoppiasse la guerra e che non è potuto tornare indietro. Ha lasciato moglie e figli in Giappone.
London e Pepper, incitati anche da un tizio che ha perso il figlio in guerra ucciso dai giapponesi, lanciano pietre e provano ad incendiare la casa dove vive il signor Hashimoto. Per questa bravata London finisce in prigione. Pepper è disperato, vuole far tornare suo padre e prova a chiedere a Ben Eagle di fare una magia. La cosa non funziona allora si rivolge a un sacerdote che durante un’omelia aveva parlato di un granello di senape in grado di muovere le montagne.
Ovvero il passo del Vangelo di Matteo che recita: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”.
Don Oliver, che è pure amico di Hashimoto con cui gioca a carte, parla con grande affetto con Pepper. Gli spiega che per spostare le montagne bisogna avere fede, soprattutto rimuovere il proprio odio dal cuore e compiere le sette opere di misericordia e cui aggiunge quella di diventare amico di Hashimoto. Tanto è l’amore e il desiderio di rivedere suo padre che il piccolo Pepper si appresta a compiere il difficile cammino delle sette opere di misericordia.
Inizia con la più difficile ovvero diventare amico di Hashimoto. E soprattutto stare dalla sua parte in un ambiente ostile. Poi inizia a dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini. A questo proposito invita a casa sua un operaio di suo padre che non aveva casa e dormiva nell’officina. Visita gli infermi, tra cui un ferito di guerra. Visita i carcerati tra cui suoi fratello.
Arriva poi l’ultima opera: seppellire i morti, e la storia si complica. Esplode la bomba atomica a Hiroshima, che caso vuole si chiami proprio “little boy”; la popolazione della cittadina saluta bene la cosa, perché pensa che porterà alla fine della guerra. Pepper è felice perché pensa che adesso suo padre tornerà a casa. Una notte però suo fratello London insieme ad un uomo che aveva perso il figlio in guerra va da Hashimoto e dopo aver distrutto tutti i suoi ricordi di famiglia in casa, lo provoca e lo picchia a morte.
London viene invitato a scappare, ma non lo fa, rimane e porta il giapponese in ospedale dove viene curato. Pepper è in agitazione, non vuole perdere il suo amico giapponese, il quale grazie a Dio sopravvive. Ma la notizia tremenda sta per arrivare. L’ufficiale dell’esercito comunica che il padre di Pepper è morto. Si fanno i funerali senza il corpo, e la scena con Pepper di fronte alla tomba è straziante. Hashimoto cerca di consolare il bambino, ma non è facile. È a questo punto che accade qualcosa di straordinario che però preferiamo vi sveli il film.
Il regista del film è Alejandro Gomez Monteverde, produttore e attore nel ruolo di don Crispino è Eduardo Verastegui, già cantante, modello, attore, produttore, attivista pro-life. Dopo una carriera di successo nella musica ha iniziato a recitare nelle telenovelas messicane, guadagnandosi il soprannome di “Brad Pitt del Messico”. L’arrivo a Hollywood è coinciso con un ritorno alla pratica della fede cattolica. Insieme a Monteverde e Leo Severino, Verastegui è confondatore di Metanoia Films che, nel 2006, aveva prodotto il suo primo film Bella, diretto sempre da Monteverde e interpretato da Verastegui ha vinto il prestigioso People’s Choice Award del Festival di Toronto.
“Little boy”, un film per credere nella misericordia
Alla fine della Seconda Guerra mondiale, un bambino di 7 anni è disposto a fare qualsiasi cosa pur di riportare il padre a casa, nella certezza che la fede può spostare le montagne