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Amoris laetitia: le reazioni della stampa anglosassone

Secondo i principali giornali americani e inglesi, l’esortazione apostolica del Papa tende la mano a divorziati, risposati e omosessuali, ma non cambia la dottrina della Chiesa

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La stampa anglosassone ha dedicato ampio spazio alla pubblicazione dell’esortazione apostolica post sinodale di Papa Francesco Amoris Laetitia e alle reazioni che ha suscitato. Un documento che, anche all’interno della medesima testata, ha portato a opinioni diverse con articoli dove si celebra “un importante passo in avanti di una Chiesa cattolica sempre più aperta al mondo contemporaneo”, e altri in cui invece si parla, con delusione, di “un cambiamento più di forma che di sostanza”.
Sul Guardian, Rosie Scammell e Harriet Sherwood scrivono che il Pontefice “ha invocato un rinnovamento nella risposta della Chiesa cattolica alla vita familiare moderna, sollecitando una maggiore accoglienza per divorziati e omosessuali che aderiscono ai tradizionali insegnamenti della Chiesa”. Definiscono Amoris Laetitia un documento “di oltre 250 pagine” in cui “Francesco delinea una visione più compassionevole della Chiesa sui temi familiari, invitando i sacerdoti a rispondere alle proprie comunità senza applicare rigidamente le regole”.
L’articolo registra i commenti positivi di diverse organizzazioni per i diritti degli omosessuali, secondo cui il Papa “ha spinto la Chiesa a riaffermare come ogni persona, indipendentemente dall’orientamento sessuale, debba essere rispettata nella sua dignità e trattata con considerazione” e, allo stesso tempo, “ogni discriminazione debba essere evitata con attenzione, in particolare ogni forma di aggressione o violenza”.
Allo stesso tempo, mette in evidenza le preoccupazioni di alcune voci del mondo cattolico, come quella di Matthew McCusker dell’organizzazione Voice of the Family, secondo cui ci sono “gravi problemi in questo documento che non riesce a fornire una chiara e fedele esposizione della dottrina cattolica”. “La Chiesa – ha dichiarato McCusker – ha sempre insegnato che quando un cattolico compie un atto fortemente sbagliato, deve cercare la riconciliazione con Dio e la comunità dei fedeli attraverso la confessione per essere riammesso alla Santa Comunione. Se una persona sceglie di rimanere in un tipo di unione che contraddice la legge morale, non può accedere all’Eucarestia”.
In un altro articolo del quotidiano britannico, Amanda Holpuch racconta la delusione di alcuni gruppi lbgt americani che riconoscono come l’esortazione apostolica di Bergoglio “adotti un linguaggio più tollerante verso le relazioni omosessuali, ma non includa alcun cambiamento significativo nella posizione della Chiesa su queste unioni”. Secondo Mary Beth Maxwell, vicepresidente della fondazione Human rights campaign, Amoris Laetitia “sarà interpretato in modi molto diversi dai vertici ecclesiastici” ed “è il risultato di due anni di discussioni, non sempre serene, fra i leader della Chiesa, spesso divisi nell’approccio con il mondo omosessuale”. “Da molti punti di vista – ha precisato Maxwell – non  sorprende che, pur non prendendo molti impegni in più per la piena inclusione che tante persone ricercano, provi comunque a creare una cultura in cui amare sia più importante di giudicare”.
Spostandosi sull’altra sponda dell’Atlantico, un articolo di Laurie Goodstein sul New York Times giudica positivamente “l’approccio di Francesco nell’accettare le famiglie per come sono invece di insistere su ideali di perfezione”, attraverso l’uso di un linguaggio “che lascia ampio margine ai singoli preti per stabilire se i cattolici divorziati possano essere riammessi al sacramento della Comunione”. Secondo Goodstein “coloro che speravano in una Chiesa più flessibile sono stati accontentati” e, allo stesso tempo, “è stato rassicurato chi puntava a una riaffermazione dell’idea tradizionale del matrimonio come permanente e indissolubile”.
Soffermandoci ancora sulle pagine del quotidiano della Grande Mela, Jim Yardley scrive: “Più che fornire regole, il documento del Papa dà licenza di adattamento. Alcuni analisti lo definiranno rivoluzionario, altri lo descriveranno come opaco o tiepido. Più che imporre una linea politica come un capo esecutivo, Francesco ha effettivamente devoluto poteri ai singoli parroci e sacerdoti, suggerendo che, in una Chiesa globale, le risposte migliori a volte si trovano a livello locale”. In quest’ottica, continua Yardley, Amoris Laetitia “crea uno spazio più ampio nel rapporto fra clero e fedeli, uno spazio che alcuni cattolici liberali pensano possa fornire un percorso di riammissione ai sacramenti, inclusa la comunione, per divorziati e risposati”.
Yardley ha poi riportato quanto scritto su L’Osservatore Romano dalla storica Lucetta Scaraffia, secondo cui Bergoglio “avrebbe forse voluto un documento più coraggioso, ma ha dovuto affrontare la strenua resistenza di chi temeva un cambiamento della dottrina o un indebolimento delle norme che avrebbe potuto significare il trionfo del relativismo morale”. “Fondamentalmente – continua Scaraffia – non accettano il passaggio dall’essere i custodi della moralità, giudici che rimproverano gli errori, a pastori che abbracciano la sofferenza”.
Secondo Randy Boyagoda, l’esortazione apostolica “mette in primo piano la vita e guarisce ferite, anche se il suo approccio produrrà confusione e conflitto”. “Chi pensava – continua il giornalista del New York Times – che il Papa avrebbe tracciato un percorso chiaro per i cattolici divorziati o risposati civilmente che vogliono essere riammessi alla comunione, allora resterà deluso. Allo stesso tempo però, il Pontefice parla in modo onesto e inaspettato a molte famiglie cattoliche che si sentono escluse dalla Chiesa ed è critico con una visione troppo rigida e irrealistica della vita matrimoniale. Non offre nuove e veloci regole per la riammissione ai sacramenti, ma invita i sacerdoti a discernere caso per caso attraverso il dialogo e la riflessione con i cattolici divorziati”.
Sul Washington Post, Anthony Faiola e Michelle Boorstein scrivono che Papa Francesco “ha incoraggiato il suo clero ad abbracciare i peccatori, come fanno i santi, e ha teso un ramoscello di ulivo ai cattolici divorziati e risposati, a lungo banditi dal più alto dei sacramenti: la santa comunione”. Ha inoltre dato “il più caloroso benvenuto, nella storia della Chiesa moderna, alle coppie divorziate e risposate, affermando che non dovrebbero essere giudicate, discriminate o escluse dalla vita della Chiesa”, e “ha incoraggiato i preti a essere misericordiosi e ad affrontare il mondo in cui vivono, dimenticando quello a cui aspirerebbero”.
Una “soluzione salomonica” che “in sostanza non cambia le regole della Chiesa”, ma “suggerisce un nuovo approccio per un percorso di redenzione che possa ricondurre molti fedeli all’eucarestia”. Nonostante la conferma dell’opposizione a qualunque forma di matrimonio o unione civile fra omosessuali, Faiola e Boorstein evidenziano come alcuni cattolici accusino il Papa “di essere andato troppo oltre per placare i liberali con la sua disciplina debole” e di “trattare i peccatori come bambini coccolati”.
Restando sul Washington Post, in un editoriale di Jonathan Capehart leggiamo: “Se la Chiesa cattolica fosse un enorme nave da battaglia che, da due millenni, naviga lentamente nei mari della morale umana, allora Papa Francesco sarebbe il suo nuovo comandante che sta provando lentamente a cambiare la rotta”. Secondo il giornalista, “il suo tono e le sue parole su divorzio, famiglia, e su come gli omosessuali sono trattati nella Chiesa hanno marcato una profonda differenza da ciò che eravamo abituati a sentire in Vaticano”.

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Alessandro de Vecchi

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