Tempo fa, alla fine di un incontro con un gruppo di giovani, sono stato avvicinato da due ragazzi un po’ preoccupati. Mi hanno detto: “Perché il Papa parla così spesso della misericordia? Tutta questa misericordia può essere pericolosa. Può far perdere alla gente il senso del peccato”.
Ho domandato ai giovani: “Potete fatemi qualche esempio? A che cosa vi riferite?”. I due ragazzi mi risposero: “Tutta questa misericordia per i divorziati risposati rischia di distruggere la famiglia. E poi, pensiamo all’omosessualità. Con la scusa della misericordia c’è il rischio che si perda di vista l’obiettivo della castità, che dev’essere l’unica strada possibile per i gay”.
Gli interrogativi posti dai due ragazzi sono stati, per me, un’occasione molto bella di dialogo. Ho spiegato loro che, a volte, è facile scadere in un atteggiamento oscuro da cattolici legalisti, che utilizzano il Catechismo come un codice penale e non sono disposti ad accogliere l’altro.
Certi atteggiamenti, purtroppo, non sono rari in una parte del mondo cattolico. È la malattia di chi si sente “giusto”. È l’arroganza di chi si sente perfetto e crede di non avere bisogno di misericordia.
Certi cattolici “giusti” e legalisti puntano spesso il dito contro chi vive una situazione facilmente criticabile. È facile sapere se una persona è divorziata e risposata. Ed è facile sapere se una persona è omosessuale. Di conseguenza è facile mettersi sul piedistallo e scadere in atteggiamenti di giudizio e pregiudizio.
Questo legalismo perbenista è alla base del rifiuto delle parole del Papa e genera il timore che la misericordia possa favorire il peccato. Ma quale peccato? Mai il nostro! Sempre quello degli altri!
Siamo proprio sicuri di essere così giusti? Siamo sicuri che la misericordia di Dio non possa riguardare anche noi?
Proviamo a scendere dal piedistallo e guardiamo in faccia la realtà. Quanti peccati coperti sono nascosti nella vita di certi cattolici legalisti che puntano il dito contro le debolezze altrui? Quante volte abbiamo visto cristiani apparentemente perfetti macchiarsi delle atrocità più feroci? Pensiamo, solo per fare un esempio, a certi abusi sui minori compiuti da sacerdoti apparentemente impeccabili, inflessibili nelle loro confessioni e pronti a negare l’assoluzione nel nome del più ottuso legalismo!
Una persona omosessuale, forse, non riuscirà a raggiungere quella castità che viene richiesta dal Catechismo. Ma potrà avere molte altre virtù che noi non abbiamo: la generosità, la carità, la solidarietà, l’amore per gli altri. E lo stesso possiamo dire dei divorziati risposati. Non sono peggiori di noi. Andiamoci piano prima di condannare le persone alle fiamme dell’inferno!
Uno dei peccati più gravi è sicuramente quello di sentirsi sempre nel giusto. Per questo peccato, piuttosto comune, abbiamo tutti bisogno di misericordia. Abbiamo bisogno di chiedere a Dio di darci un cuore più buono e accogliente, pronto ad amare ed abbracciare il mondo.
I peccati nascosti dei ‘cattolici legalisti’
Perché l’invito alla misericordia del Papa infastidisce certi cristiani che si sentono “giusti”?