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Esortazione apostolica: Schönborn, il “grande mediatore”

Alla presentazione della Amoris Laetitia, sarà presente il cardinale arcivescovo di Vienna, fautore della linea del “discernimento” e del “foro interno” sulla questione delle ‘coppie irregolari’

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La presenza del cardinale Cristoph Schönborn alla presentazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, prevista domattina in Sala Stampa Vaticana, non è causale. L’arcivescovo di Vienna, che peraltro è egli stesso figlio di divorziati-risposati, ha infatti avuto un ruolo di primo piano durante l’ultimo Sinodo e nel dibattito sulle questioni cruciali della famiglia di oggi.
“Le nostre aspettative sul documento post-sinodale sono buone. Aspettiamo con gioia e fiducia il documento”, ha dichiarato il porporato alcuni giorni fa, a margine del Congresso europeo apostolico della misericordia.
In quell’occasione Schönborn aveva puntualizzato che “il tema dei divorziati risposati non è l’unica questione” e che l’esortazione apostolica affronta un “discorso più ampio” che è sostanzialmente quello di “aiutare chi è in difficoltà”.
Durante il Sinodo, nel suo incarico di moderatore del circolo di lingua tedesca, il cardinale austriaco è stato il grande “mediatore” tra i diversi orientamenti pastorali dell’episcopato mondiale, dove gli ‘estremi’ erano sostanzialmente rappresentati dalle chiese africane – le più conservatrici in tema di famiglia – e quelle mitteleuropee, fautrici dell’“apertura”.
Punto di partenza della riflessione dei presuli tedeschi ed austriaci era stata l’esortazione apostolica Familiaris Consortio (1981), in cui San Giovanni Paolo II suggeriva un attento discernimento da parte dei pastori in merito alle situazioni matrimoniali ‘irregolari’, richiamandosi al criterio del “foro interno”.
Durante l’assemblea dello scorso ottobre, dunque, i padri sinodali, sottolineò Schönborn in un’intervista alla Stampa, individuarono “criteri molto concreti”, come, ad esempio, “valutare come i divorziati risposati si sono comportati con i figli avuti nella prima unione, come sono rimasti con il coniuge abbandonato, qual è l’effetto del loro cammino sull’insieme delle famiglie e quale testimonianza o forse quale scandalo ci sia per la comunità cristiana”.
Il “discernimento della situazione concreta” è quindi la condizione imprescindibile per un “cammino di conversione” e di “penitenza”, rivolto a tutti – non solo ai divorziati risposati – per “accedere alla mensa del Signore”.
Vi sono poi situazioni in cui, ancorché il matrimonio sacramentale precedente era valido, dalla nuova unione uno o entrambi i coniugi hanno avuto figli, quindi maturato degli obblighi nei loro confronti. Tale scenario, aveva affermato Schonoborn, determina un “conflitto” tra l’“obbligo sacramentale” e la “nuova unione”, tuttavia “non si può affermare semplicemente che tutta la situazione sia di peccato grave, perché onorare la nuova realtà e le nuove situazioni oggettive è anche un’esigenza di giustizia”, pertanto occorre “discernimento”.
Altro esempio, limite, peraltro già menzionato nella Familiaris consortio, è quello della “donna con figli piccoli abbandonata dal marito”, la quale, “deve sopravvivere se trova un uomo disposto ad accogliere lei e questi bambini”: in tal caso “non si può parlare semplicemente di adulterio a motivo della seconda unione”, aveva dichiarato Schönborn.
Il principio che sovrasta l’approccio dell’intero Sinodo e – si presume – anche dell’esortazione apostolica è comunque quello dello “sguardo del pastore che non osserva freddamente la realtà come uno scienziato o ideologo” ma che, con misericordia, custodisce e guida le sue pecore.
In un’altra intervista, rilasciata a Civiltà Cattolica, alla vigilia del Sinodo, il porporato austriaco aveva menzionato il caso di “una persona che ha vissuto molto giovane un primo matrimonio religioso, apparentemente senza fede”, per poi riavvicinarsi a Dio addirittura dopo il “terzo matrimonio civile”. Situazioni come questa, che denotano la “complessità della vita”, non implicano il “mettere da parte i criteri oggettivi” ma rammentano che nell’“accompagnamento devo stare accanto alla persona nel suo cammino”.
Fermo restando che, se il matrimonio sacramentale è valido, una seconda unione resta “irregolare”, aveva precisato Schönborn, ciò non esclude “la dimensione dell’accompagnamento spirituale e pastorale delle persone che camminano in una situazione di irregolarità, ove sarà necessario discernere fra il tutto e il niente”.
Vi sono persino situazioni in cui il sacerdote o la guida spirituale può dire alla coppia ‘irregolare’: “La vostra situazione è tale per cui, in coscienza, nella vostra e nella mia coscienza di pastore, vedo il vostro posto nella vita sacramentale della Chiesa”.
Effettivamente, aveva osservato l’arcivescovo di Vienna, delle persone che rimangono sole dopo un divorzio, “si parla molto poco”. Ciò suscita, aveva aggiunto, una serie di interrogativi: “Nella Chiesa c’è un’attenzione speciale per queste persone? Si cerca di seguirle, di accompagnarle? Ma ci sono altre domande: i divorziati risposati hanno fatto uno sforzo sufficiente di riconciliazione con il coniuge che hanno lasciato per una nuova unione? O sono entrati nella nuova unione con tutto il peso dei loro rancori, forse anche del loro odio per il coniuge che li ha abbandonati? E infine, la questione più delicata cui nessuno può rispondere al loro posto: come si pone la vostra coscienza davanti a Dio? Avete promesso fedeltà reciproca per tutta la vita, avete vissuto un fallimento… Che cosa dice questo alla vostra coscienza?”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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