Come recentemente annunciato, Zenit ha istituito, in collaborazione con altri primari enti culturali, un concorso letterario intitolato Il linguaggio dell’anima, premio di poesia spirituale e umanità (il PDF del regolamento di partecipazione è scaricabile dal link a fondo pagina).
Il premio, che è intitolato alla memoria del poeta Giuseppe Jovine, grande voce letteraria del secondo ‘900, intende dare continuità ad una analoga iniziativa in ricordo di Jovine, che è stata per molti anni un evento di primo piano nella vita culturale del Molise, regione natale del poeta.
Il Premio Nazionale di Poesia “Giuseppe Jovine”, la cui prima edizione si è svolta nell’anno 2000, ha visto la presenza di personalità del mondo poetico, come Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani e Stanislao Nievo, ed ha attribuito meritati riconoscimenti ad importanti autori letterari che hanno lasciato la loro impronta a cavallo dei due secoli.
È nostra intenzione ricordare i suddetti autori in una successione di articoli, sia per offrire ai lettori di Zenit delle letture poetiche meritevoli d’attenzione, sia per sottolineare le diverse eredità culturali alle origini dell’attuale edizione del premio. Con l’auspicio che possa aversi anche quest’anno una partecipazione qualificata e numerosa, con il coinvolgimento dei poeti che seguono questa rubrica.
Nell’anno 2004 il Premio Nazionale di Poesia “Giuseppe Jovine” venne attribuito al poeta Valentino Zeichen per la raccolta di liriche intitolata Poesie 1963-2003 (Mondadori). Così si legge nella motivazione a firma di Stanislao Nievo, presidente della Giuria: “Premiamo questo libro perché rappresenta quel che un riuscito volume di poesie esprime del proprio autore attraverso la ‘fuga’ musicale di un’intera vita lirica. Con sentimenti che raggiungono e toccano i diapason di una versatilità matura”.
Figura tra le più significative della generazione di autori che si sono messi in luce intorno alla metà degli anni ‘70, Zeichen ha ottenuto i consensi di poeti e storici della letteratura come Elio Pagliarani e Giulio Ferroni, ed è stato uno degli iniziatori dei reading, le pubbliche letture che hanno influenzato il modo di concepire e scrivere la nuova poesia italiana.
Nato a Fiume nel 1938, Zeichen si è stabilito a Roma a partire dagli anni ‘50. Ha viaggiato a lungo in Europa ed Africa e ha fatto diversi mestieri, realizzando collage e lavorando in gallerie d’arte. La sua prima raccolta poetica è del 1974 e s’intitola Area di rigore. “Un titolo – scrive Giulio Ferroni nell’introduzione – che evoca la zona del campo di calcio dove i falli si rivelano fatali, e in cui poi si batte il calcio di rigore”.
“Ma la metafora sportiva – continua Ferroni – rimanda a tutta una serie di situazioni pericolose in cui si è sottoposti a qualche giudizio, condanna, punizione, a ogni tipo di rigore carcerario o correzionale. È la poesia stessa a muoversi pericolosamente in un’area di rigore entro cui definisce figure e presenze prigioniere di qualche artificio. In questo spazio si danno lampi e illuminazioni…”.
IL POETA
Presumibilmente,
sembro un poeta di elevata rappresentanza
sebbene la mia insufficienza cardiaca
ha per virtù medica il libro “cuore”.
Abito appena sopra il livello del mare
mentre la salute, la purezza, la ricchezza
e gli sport invernali
stazionano oltre i mille metri.
Perciò mi ossigeno respirando l’aria
dei paradisi alpini
così arditamente fotografati
dagli scalatori sociali
nonostante la pericolosità dei dislivelli.
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Dopo Area di rigore, Zeichen pubblica con l’editore Guanda tre volumi nel volgere di un decennio: Ricreazione (1979); Pagine di gloria (1983); Museo interiore (1987). Se i suoi esordi rivelano influssi culturali ingombranti (Palazzeschi, Gozzano, Pagliarani), ben presto il poeta approda ad una sua personale cifra espressiva caratterizzata da uno spirito ironico e corrosivo. La versificazione risponde ad un ritmo narrativo dove il verso sconfina spesso nella prosa. Un discorso poetico – quello di Zeichen – che punta a smascherare i meccanismi omologanti della cultura, a smontare i modelli comportamentali di una società conformista e mediocre.
VERSO LA COSTELLAZIONE DELLA VERGINE
Verso la costellazione della Vergine
due stelle filanti intersecano
le traiettorie luminose
come duellanti;
anche i nostri desideri
s’incrociano armati,
ora giungono le reciproche
stoccate al cuore e il sangue
si trasfonde nei fantasmi
animando un copione
d’amore incostanti.
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Il successivo volume di Zeichen, intitolato Gibilterra, è del 1991 ed è pubblicato da Mondadori. “Da Gibilterra in poi – scrive il critico letterario Ciro Vitiello – la stilistica raffinata domina il linguaggio, lo modella e lo educa a un fluire piano e incisivo dentro una magica parvenza di vacuità. Uno dei fondamenti icastici di questo poeta è il considerare e dimostrare che la cultura come la storia sono gonfie scorie dell’umana follia, una vacuità del potere assurdo dell’uomo, che crede di trovare nel progresso la grande vittoria ignorando che sta andando invece verso la più clamorosa, colossale, apocalittica sconfitta”.
“Il linguaggio ironico di Zeichen – continua Vitiello – è fatto di ambiguità e di analogie deliberanti al fine di produrre sbigottimento nell’animo del lettore perché prenda coscienza di trovarsi sbilanciato nell’ingorgo violento della realtà. Sotto l’ironia, sempre, si nasconde la tragedia o il dramma; non fa eccezione Zeichen, che mentre si prende gioco delle cose, dei gesti, degli uomini, della storia, prova una profonda amarezza e soffre di non poter porre un po’ di freno alla stupidità dei potenti e alla cecità degli individui”.
ARANCIA MONDO
A una tavola calda
gli storici disputavano
se avessero più ingegno
i romani oppure i cinesi.
Scegli un’arancia per
miniatura del mondo,
sbucciala senza interruzione
da un polo all’altro,
ne otterrai una spirale
da avvolgere una colonna.
Costrette, vi entrano appena
poche gesta esemplari
trasposte sul marmo
dalla crosta terrestre.
Tanto è quanto resta
della gloria trascorsa.
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“Da solo sto bene, ma in compagnia sto meglio – ha dichiarato Valentino Zeichen in una recente intervista –. Ascolti, osservi, valuti e se capita, dialoghi. Oggi purtroppo la società letteraria non esiste più. È finita. E secondo me è tramontata per ambizione e per stupidità. Hollywood era la più grande concentrazione di intellighenzia d’America perché registi, scrittori, sceneggiatori e produttori si incontravano a cena e parlavano. In Italia non accade più. Qui ciascuno pensa individualmente di poter scrivere in segreto la propria storiella ed è un errore grande. Per creare, inventare e immaginare bisogna stare insieme…”.
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I poeti che intendono partecipare al Premio di poesia spirituale e umanità “G. Jovine – Il linguaggio dell’anima” devono inviare le loro opere, entro il 31 maggio 2016, all’indirizzo email: zenit.poesia@gmail.com
Finalità del Premio – ispirato ai temi della pace, dell’amore, della fratellanza, della condivisione e dell’accoglienza – è contribuire ad una nuova cultura dell’incontro, riaffermando il valore della poesia come linguaggio universale, capace di accomunare culture, popoli e tradizioni.
Ogni partecipante potrà presentare da una a tre poesie, edite o inedite, ognuna delle quali non dovrà superare i trenta versi. Alle opere in concorso dovranno essere allegati: i dati anagrafici dell’autore, una breve nota biografica, l’indirizzo e-mail, i recapiti telefonici e postali.
La Commissione giudicatrice del Premio è composta da: Renzo Allegri, Roberto Bignoli, Antonio Gaspari, Rosario Giuffrè, Paolo Gulisano, Carlo Jovine, Cristiana Pegoraro, Alessandro Rivali, Enrico Vanzina, Pamela Villoresi.
La consegna dei premi avverrà nell’ambito del Narnia Festival, una grande kermesse d’arte, musica e cultura che si svolgerà in Umbria, dal 10 al 31 luglio 2016, nella suggestiva cornice dei siti archeologici di Narni.
Il regolamento del Premio può essere scaricato a questo link:
http://www.orbisphera.com/Attachments/Zenit-regolamento-premiopoesia.pdf
Valentino Zeichen, il valore dell’ironia
Nell’opera del poeta fiumano, versi ribelli che alzano il velo dell’ipocrisia con tatto lieve e disincanto