Nagorno-Karabakh

Nagorno-Karabakh - Wikimedia Commons

Scontri nel Nagorno-Karabakh, decine di vittime

Gli scontri tra militari dell’Azerbaigian e dell’Armenia nella regione contesa da decenni tra i due Paesi. Patriarca Karekin II: “Condanniamo con molta severità l’aggressione dell’Azerbaigian”

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Si riaccende il conflitto nel Nagorno-Karabakh, regione del Caucaso che Azerbaigian e Armenia si contendono da decenni. Stavolta gli scontri tra gli eserciti dei due Paesi sono stati di entità più grave rispetto al passato. Fonti locali parlano di una ventina di vittime.
L’Armenia ha dichiarato di aver avuto 18 morti e 35 feriti tra i militari. Dal canto suo, l’Azerbaigian parla di 12 suoi soldati rimasti uccisi negli scontri e di un elicottero e un carrarmato persi. Le due parti in conflitto si accusano a vicenda di aver colpito aree abitate da civili. Missili lanciati dagli azeri avrebbero colpito e ucciso anche un bambino armeno di 12 anni.
Scontri così duri non si registravano dal 1994, anno in cui venne siglata una fragile tregua dopo sei anni di conflitto che costò la vita a circa 30mila persone, tra cui molti civili.
Inviti a “fermare le ostilità” giungono dal presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, e dall’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), che ha espresso “seria preoccupazione”.
È intervenuto anche Sua Santità Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di Tutti gli Armeni del mondo. “Con molta severità condanniamo, le operazioni aggressive e premeditate dell’Azerbaigian, lungo le frontiere del Nagorno-Karabakh nei confronti anche delle zone abitate da civili e da popolazioni pacifiche”.
Karekin II invita dunque preghiera e solidarietà “alle autorità e al popolo  del Nagorno-Karabakh, ai valorosi ed eroici soldati ed ufficiali dell’Esercito di Difesa. Esortiamo loro di affrontare con incessante coraggio e con incrollabile spirito, gli attacchi che vengono perpetrati contro l’indipendenza della nostra Patria e contro la sicurezza della nostra nazione. Le continue insidie e le operazioni militari organizzate dall’Azerbaigian, minano la stabilità della regione e annullano gli sforzi per comporre il diatriba della lotta”.
 

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ZENIT Staff

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