Mi sono divertito a guardare una mamma che iniziava il suo piccolo al nuoto…
Il bambino, appena fatte alcune bracciate, era talmente impaurito da avvinghiarsi ben stretto al suo salvagente…
Allora la mamma lo lascia incollato al suo salvagente e si discosta qualche metro. Da lì lo invita a nuotare fino a lei…Fra mille resistenze il piccolo alla fine immagazzina tale fiducia da lasciare di nuovo il salvagente e percorrere in tutta fretta la distanza che lo separa dalla mamma.
Il gesto di allontanarsi della mamma e l’esercizio di fiducia del bambino permettevano al piccolo di staccarsi dal salvagente e percorrere distanze sempre maggiori. Insomma per imparare a nuotare si trattava di staccarsi in continuazione e ripetutamente dal salvagente e tuffarsi nella fiducia della mamma.
Al bambino per imparare a nuotare staccandosi dal salvagente, Dio ha dato l’invito della mamma; a me e a te per imparare ad amare insegna a liberarsi da se stessi e dal proprio egoismo dandoci un prossimo da amare in ogni momento.
Il salvagente da cui staccarsi è il voler salvare se stessi…il perdere se stessi coincide con l’amare il prossimo; è un continuo e ripetuto tuffarsi nella fiducia in Dio, staccandosi da se stessi in ogni occasione, cioè di fronte ad ogni prossimo che ci chiede amore…
Chi dona la sua vita per me la trova; chi impara ad amare il prossimo…trova Dio. Appena ti stacchi dal possesso del salvagente, appena desisti dal voler salvare te stesso, ad ogni bracciata possiedi il mare, godi la meraviglia del mare.
Ciao da p. Andrea
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