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“Contro terrorismo in Pakistan serve un cambio di mentalità”

Il rettore del seminario minore di Lahore auspica che tutte le religioni condannino la violenza e auspica un impegno della scuola e della cultura

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Contro la furia cieca del terrorismo jihadista e degli attentati suicidi, l’unica vera via di uscita è l’educazione dei giovani. Lo ha dichiarato a Fides, padre Inayat Bernard, rettore del Seminario minore di Santa Maria a Lahore, commentando la strage nel parco della città pakistana, che, la scorsa Pasqua, ha provocato almeno 78 morti e oltre 300 feriti.
“Oggi molti giovani in Pakistan subiscono un lavaggio del cervello e poi uccidono o diventano kamikaze in nome di Dio – ha dichiarato padre Bernard -. Questi attacchi odiosi andranno avanti finché in Pakistan non si lavorerà tutti insieme per un cambiamento di mentalità e di cultura: genitori, insegnanti, leader religiosi di tutte le fedi, leader sociali e politici, tutti coloro che hanno influenza sull’opinione pubblica”.
Secondo il rettore, “la violenza andrà avanti finché il rispetto dell’umanità, la tolleranza e il timore di Dio non verrà predicato dai leader di tutte le religioni”.
“I nemici della nazione – ha aggiunto Inayat – proseguono con i loro piani disumani per destabilizzare il paese. Le persone di buona volontà pregano per tali elementi terroristi, perché Dio possa cambiare il loro cuore e la loro mente e possano mettere le loro energie morali a servizio della prosperità e dello sviluppo del Pakistan”.
Il rettore conclude, ricordando che non basta l’impegno dell’esercito e del governo nel fermare la violenza ma che è necessaria “la responsabilità di tutti i 200 milioni di cittadini pakistani, di qualsiasi fede religiosa, chiamati a vivere e contribuire per la stabilità e la prosperità della nazione”, in speciale modo attraverso la scuola e la formazione.
 

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ZENIT Staff

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