Everyday family

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I genitori: primi responsabili nella scelta vocazionale

Catturati, molte volte, dagli impegni quotidiani, i genitori sono chiamati a recuperare il loro compito essenziale: essere presenza tangibile di Dio

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Al termine del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, la comunità ecclesiale ha approfondito le diverse questioni che, oggi, coinvolgono maggiormente l’azione pastorale della chiesa nella formazione e nell’insegnamento morale delle famiglie e di ogni singolo fedele.
Sono tanti gli argomenti affrontati. Con questo contributo vorrei mettere in luce il ruolo e il sostegno che ogni famiglia ha nei confronti dei figli quando avvertono nel loro cuore una particolare chiamata al sacerdozio o alla vita consacrata.
Ogni vocazione, di certo, è un mistero. Essa cresce e matura in determinati ambienti e fiorisce lì dove si creano situazioni particolari o dove c’è “qualcuno” che diventa un punto fermo, uno stimolo decisivo a prendere tale decisione esistenziale. L’humus di ogni vocazione è la fede, la grazia, la testimonianza. Nella maggior parte dei casi il Signore si serve di persone che, con la loro voce, fra le tante possibili, riescono a far vibrare l’animo e la coscienza della persona chiamata, inducendola a percepire in maniera chiara la sua vocazione.
Quest’ultima, tuttavia, non matura sempre in contesti di assoluto consenso. Anzi, spesso, incontra difficoltà di ogni genere tra le quali figura il parere contrario dei genitori o l’opinione negativa di amici e perfino di credenti (magari praticanti, ma attaccati a valori e schemi tradizionali). Queste situazioni non contribuiscono al sostegno di una possibile vocazione, né favoriscono la gioia del chiamato, ma rendono difficile, se non impossibile, la maturazione di tale percorso, come se esso rimanesse una bozza incompiuta.
Cosa fare, dunque, in una simile realtà? Un aspetto essenziale è, prima di tutto, la memoria del proprio Battesimo che i genitori dovrebbero avere sempre davanti ai loro occhi. Il Battesimo, infatti, pone al centro non solo i bambini, ma anche i genitori (oltre ai padrini e alle madrine), i quali vengono posti di fronte alla volontà di Dio: l’imposizione del nome, l’impegno all’educazione cristiana, la richiesta della loro testimonianza di fede, sono elementi che rivelano come ogni persona, divenuta figlio di Dio nel Battesimo, sia affidata alla cura e alla responsabilità dei genitori perché questi possano aiutarla a crescere nella fede, secondo il progetto personale di Dio. Si comprende da qui il fatto che i genitori non sono “padroni” dei figli, ma, con la Chiesa, hanno il delicato compito di aiutarli a rispondere con fede al disegno che Dio ha su ciascuno di loro. Infatti, il rito del Battesimo, dopo la consegna della candela, definisce i genitori (padrino e madrina) come la “luce di Cristo” capace di orientarli sempre a scegliere secondo la volontà Dio.
Tale visione di fede, che è da acquisire costantemente, diventa una vera e propria scuola per i genitori, chiamati a essere in sintonia con quanto vuole Dio, facendo convergere ogni desiderio nel Suo cuore. La loro attenzione, così, consente di riconoscere nei figli i doni specifici, le attitudini, la loro particolare sensibilità, il tipo di carattere, le inclinazioni. Ogni piccolo indizio rappresenta quasi un segnale da decifrare per cogliere, più profondamente, la volontà di Dio e l’orientamento da dare ai propri figli.
Questa attenzione, illuminata dallo Spirito Santo, sarebbe oggi molto utile per evitare l’eccessiva tendenza di molti genitori a proiettare nei figli i propri desideri o le proprie mancate aspirazioni. Si eviterebbero, così, quelle “manipolazioni” devianti che tendono a imporre decisioni altrui e che sono, agli occhi dei figli, solo delle costrizioni indifferenti alle loro naturali attitudini, alla loro volontà, al loro bene. Insomma, atti, decisioni che finiscono per allontanare i ragazzi dalla possibile vocazione che il Signore richiede.
Quanti di questi casi capitano ogni giorno e quanta indifferenza, tra le famiglie cristiane, verso questo problema assai diffuso! Occorre davvero tanta fede per vivere il ruolo dei genitori secondo il cuore di Cristo. Catturati, molte volte, dal mondo e dalle cose che oscurano la presenza divina, i genitori sono chiamati a recuperare, prima di tutto, la loro essenziale vocazione, il loro compito: essere, per la famiglia, la presenza tangibile di Dio.
Infatti, solo l’amore, la fede, accompagnata dalla preghiera, l’esempio autorevole, l’insegnamento, saranno i punti forza in grado di parlare alle coscienze dei figli, sostenendo ogni possibile vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata che il Signore vorrà manifestare in una casa e in una comunità ecclesiale.

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Alessandro Carioti

Alessandro Carioti è docente di Teologia dogmatica nell’Istituto di Scienze religiose di Catanzaro

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