“Unità, dignità e lavoro”: questi i valori fondamentali da cui l’Africa deve ripartire, nonché i pilastri essenziali per costruire sviluppo e benessere sociale. Questo il punto nodale dell’intervento tenuto dall’arcivescovo Bernardito Auza, psservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ieri, lunedì 21 marzo, a New York durante un dibattito aperto al Consiglio di sicurezza.
Nel suo intervento – riportato in sintesi da L’Osservatore Romano – l’arcivescovo ha ricordato la visita di Papa Francesco nella regione dei Grandi Laghi lo scorso novembre, nel corso della quale il Pontefice “ha trovato ispirazione nel motto della Repubblica Centroafricana che esalta i valori dell’unità, della dignità e del lavoro. Il Papa – ha detto Auza – vede in questa triade un’espressione delle aspirazioni di qualsiasi cittadino centroafricano e quindi di qualsiasi abitante della regione dei Grandi Laghi”.
Il delegato pontificio ha quindi sottolineato la necessità di supportare, a livello internazionale, la regione dei Grandi Laghi che “da decenni continua a soffrire a causa di numerosi conflitti locali e regionali alimentati, tra le altre cose, da instabilità politica, mancanza di governance, corruzione, estrema povertà, divisioni etniche e sfruttamento delle abbondanti risorse naturali”.
A fronte di tale drammatico scenario “i tre valori dell’unità, della dignità e del lavoro sono i pilastri di qualsiasi società prosperosa e potrebbero facilitare soluzioni ai conflitti armati e al sottosviluppo della regione”, ha rimarcato Auza. Se si tengono presenti queste linee direttrici — ha spiegato — la direzione da prendere dev’essere triplice: in primo luogo, occorre garantire la stabilità e la trasparenza dei processi elettorali e politici nei Paesi dell’area. In secondo luogo, bisogna contrastare il traffico di armi. In terzo luogo, dev’esserci una forte azione diplomatica che metta al centro la persona umana.
Santa Sede all'Onu: "Unità, dignità e lavoro per la regione dei Grandi Laghi"
Mons. Bernardito Auza è intervenuto ieri a New York durante un dibattito aperto al Consiglio di sicurezza