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Roma. Tribunale sdogana stepchild adoption e utero in affitto

I giudici hanno riconosciuto a un uomo il diritto ad adottare il figlio del compagno, ottenuto in Canada con la maternità surrogata. C’è chi denuncia “l’arbitrio giudiziario”

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Ancora una volta la magistratura interviene per approvare di fatto la stepchild adoption. Il Tribunale dei minorenni di Roma ha riconosciuto a un uomo il diritto ad adottare il figlio del compagno, concepito all’estero per mezzo della maternità surrogata. Il bambino è nato in Canada, Paese in cui si sono regolarmente sposati i due uomini, per poi iscriversi in Italia al Registro delle unioni civili della loro città.
La sentenza ha provocato le reazioni contrarie di alcuni esponenti politici. Eugenia Roccella, parlamentare di Idea, fa notare che “la nuova legge sulle unioni civili, frutto dell’accordo Renzi-Alfano-Verdini, grazie al comma 20 legittima definitivamente e promuove sentenze come questa dei ‘due papà’: una coppia gay che ha fatto ricorso all’utero in affitto in Canada, e che ha ottenuto la stepchild adoption come già accaduto per coppie di donne”.
Secondo Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, con sentenze di questo tipo “l’Italia è diventato il Paese dell’arbitrio giudiziario” poiché “il Parlamento non approva leggi ma ci pensano i giudici a legiferare”.
Melita Cavallo, presidente in pensione del Tribunale dei minorenni, ha spiegato così la decisione: Come sempre, abbiamo privilegiato l’interesse superiore del bambino che nel caso specifico sta frequentando la scuola dell’infanzia in maniera del tutto serena. Mi auguro che la nostra linea continui a essere condivisa dal tribunale di Roma e da quello di altre città”.
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ZENIT Staff

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