La mia fionda: una forcella di legno che il papà ha ritagliata da un ramo e l’elastico legato agli estremi, ricavato da uno scarto d’una camera d’aria della bici.
Passando in un parco giochi di montagna, la fionda me la rivedo confezionata con una perfezione unica. Mi sono soffermato a guardare con quale arte e precisione veniva usata per il gioco del tiro a segno regolato e protetto.
Osservavo con quale tecnica l’atleta usava le mani e le braccia e con quanta forza tirava l’elastico fino all’estremo.
Quel “proiettile” stretto tra il pollice e l’indice della mano sinistra, mi rappresenta nelle mani del divino fiondatore. Raggiunta la massima lontananza, veniva rilasciato per poi percorrere in un batter d’occhio la distanza tra lui e il bersaglio.
E tutto corrispondeva al mio modo di immaginare.
Quella mano sinistra, che mi stringe come suo proiettile e mi allontana con forza dalla mano destra, mi dona la terribile consapevolezza dell’infinita distanza che l’uomo ha raggiunto da Dio con il peccato.
Ma mentre mi chiede la totale fiducia in Lui, me la dona subito da sentirmi fiondato in quell’abissale distanza. Ma la velocità è tale che i tempi dell’arrivo coincidono con quelli della partenza.
Fiondato in Dio-Papà, una profonda gioia riconoscente mi invade e mi conferma che quella distanza abissale non esiste più perché è già stata colmata da Gesù in croce quando, “gridando l’abbandono da Dio, ci riaffida con lui al Padre”.
Ciao da p. Andrea
Per richiedere copie dei libretti di padre Andrea Panont e per ogni approfondimento si può cliccare qui.
