Con Francesco tre anni di tolleranza zero contro gli abusi sessuali

Secondo padre Miguel Yañez, membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, nella Chiesa si respira un “clima nuovo” ma “non bisogna abbassare la guardia”

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Domani, domenica 13 marzo, papa Francesco celebrerà i suoi tre anni di pontificato. Bergoglio ha ereditato la linea indicata da Benedetto XVI contro gli abusi, per la trasparenza dei conti e la riforma della Chiesa. Padre Miguel Yañez, attualmente membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, come molti, non ha dubbi: “nella Chiesa e nella Curia Romana viene percepito un nuovo clima”.
Il sacerdote, che da molti anni conosce Bergoglio, al quale presentò la sua domanda di ammissione alla Compagnia di Gesù, e che lo ebbe come formatore presso il Colegio Máximo de San Miguel, afferma che “chiaramente non tutti hanno accolto questo ambito di rinnovamento avviato da papa Francesco ma si percepisce uno spirito nuovo, che recupera il Vangelo e invita a dare testimonianza di una Chiesa in uscita”.
Padre Yañez, che è anche direttore del dipartimento di teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana, quando gli viene chiesto il parere di un giornalista che ha detto: “Francesco è tornato a dare i cattolici l’orgoglio di essere tali”, risponde: “Sì, questo è vero, ma c’è di più. Perché qui non si tratta di essere cattolici, ma di essere cristiani. E, come ha detto un artista italiano, Francesco sta portando la Chiesa al Vangelo, percezione che credo sia molto chiara”.
In particolare le cose che erano in secondo piano, sono diventate importanti, ha detto, perché “ora è il Vangelo ad essere in primo piano. Quasi tutto è come prima, ma è cambiata la valutazione, la priorità, ossia il Vangelo viene prima di ogni altra cosa”.
Interpellato sulla linea contro gli abusi sessuali voluta da papa Francesco, il gesuita non ha dubbi: “La Chiesa è stata in grado di reagire, mettendo in campo una serie di misure e una politica di tolleranza zero che sta continuando a implementare”.
Yañez precisa poi che “il compito è enorme, in quanto è necessario sensibilizzare tutta la comunità cristiana, non solo i vescovi o i sacerdoti”, perché “si tratta di un problema che non è solo della Chiesa. Noi non possiamo chiedere perdono per quello che è successo, senza per questo dimenticare che le statistiche indicano che la maggior parte degli abusi si verificano in famiglia o negli ambienti circostanti. Così contro questi crimini la Chiesa può anche diventare fonte di ispirazione per la società per difendere tutti i bambini dagli abusi sessuali”.
E sebbene la gente percepisca che la situazione è diversa da quella descritta anni fa da un settimanale americano che, nella sua copertina si chiedeva se la Chiesa sarebbe sopravvissuta ai casi di abusi sui minori, il sacerdote evita i toni trionfalistici e dichiara: “non bisogna abbassare la guardia”.
“Non possiamo adagiarci, dipende dai luoghi e paesi. Dove si è verificata la crisi, hanno reagito. Mi chiedo se in America Latina, Africa, riusciranno a farlo. Stiamo vedendo ciò che accade, se avremo la capacità di prevenire e reagire con sufficiente serenità in modo che non debba capitarci la stessa cosa”.

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Sergio Mora

Buenos Aires, Argentina Estudios de periodismo en el Istituto Superiore di Comunicazione de Roma y examen superior de italiano para extranjeros en el Instituto Dante Alighieri de Roma. Periodista profesional de la Associazione Stampa Estera en Italia, y publicista de la Orden de periodistas de Italia. Fue corresponsal adjunto del diario español El País de 2000 a 2004, colaborador de los programas en español de la BBC y de Radio Vaticano. Fue director del mensual Expreso Latino, realizó 41 programas en Sky con Babel TV. Actualmente además de ser redactor de ZENIT colabora con diversos medios latinoamericanos.

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