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Un 8 marzo contro l'utero in affitto

Coro unanime di alcune deputate italiane: la maternità surrogata non va regolamentata, va bandita a livello universale

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Non è stato il ramoscello di mimosa il simbolo di questo 8 marzo. E non lo è stato non a causa del maltempo, ma perché soppiantato da un simbolo meno sdolcinato e più attuale ed evocativo: l’utero. Un organo femminile sul quale pende spesso il cartello con la scritta “affittasi”.
Di utero in affitto, di questo mercimonio sulla pelle delle donne e dei bambini, se n’è parlato alla Camera ieri nel tardo pomeriggio, in presenza delle deputate Milena Santerini (Gal), Eleonora Cimbro (Pd) ed Elena Centemero (Fi), e di esponenti “rosa” di associazioni trasversali come il Movimento per la Vita, il Forum delle associazioni familiari e il gruppo femminista Se Non Ora Quando-Libere.
Che la coltre di silenzio su questo tema si stia sciogliendo, lo testimonia la vivacità del dibattito. Il quale è giunto anche a Strasburgo: il prossimo 15 marzo, la Commissione Affari Sociali del Consiglio d’Europa sarà chiamata a votare una proposta chiamata per l’appunto “Diritti Umani e questioni etiche legate alla maternità surrogata”.
Il testo suscita tuttavia diverse perplessità. In primo luogo perché la sua relatrice, la deputata belga Petra de Sutter, potrebbe incorrere in conflitto d’interesse. Infatti la de Sutter (che è un transessuale) è anche capo del dipartimento per la Medicina Riproduttiva presso l’Ospedale Universitario di Gent, in Belgio, uno dei quattro dove si pratica la maternità surrogata benché in assenza di un quadro giuridico di riferimento.
È forse per questo che il documento che verrà discusso il 15 marzo non riconosce l’iniquità intrinseca della maternità surrogata, ma la condanna solo laddove essa implichi una commercializzazione con domanda e offerta. De Sutter chiede infatti non il bando dell’utero in affitto, bensì una sua regolamentazione.
Un’ipotesi, questa, che preoccupa le tre deputate presenti alla conferenza, che per altro sono delegate al Consiglio d’Europa. “Ci sono molte riserve da parte nostra”, commenta la Santerini riguardo la proposta de Sutter. La deputata centrista ha sottolineato a tal proposito l’importanza dell’assise dello scorso 2 febbraio a Parigi, durante la quale un fronte trasversale di intellettuali, attiviste e politiche ha chiesto l’abolizione universale della maternità surrogata. Ed è su questa linea che si colloca anche la delegazione di deputati italiani al Consiglio d’Europa. Uno strumento efficace in tal senso, secondo la Santerini, potrebbe essere quello di inserire un’appendice specifica in una delle Carte dell’Onu che si occupano di diritti umani.
Intanto però, c’è da limitare i danni che potrebbe causare un voto favorevole al rapporto de Sutter. “Questo testo – ha osservato la Santerini – non è vincolante, ha però una forte influenza culturale, soprattutto sulla Corte Europea dei diritti dell’uomo”. Proprio la Grande Camera della Corte di Strasburgo, ha ricordato la Santerini, dovrà esprimersi sul caso “Paradiso Campanelli contro Italia”, dopo che già in primo grado i giudici di Strasburgo avevano dato torto alle autorità italiane, “colpevoli” d’aver disposto la sottrazione di un minore ottenuto da una coppia all’estero con maternità surrogata.
Senza “voler mettere in discussione la sofferenza delle coppie e il legittimo desiderio di avere un figlio”, la Santerini ha quindi concluso il suo intervento denunciando che l’utero in affitto “si incontra con la mentalità iperliberista in cui siamo immersi”.
Tesi condivisa dalla sua collega Cimbro. “L’utero in affitto – ha detto la deputata Pd – non è un diritto, ma una pratica deteriore che rende la donna schiava di un sistema che serve a produrre figli in una logica di mercato”. Secondo la Cimbro, è importante fare informazione per creare una “cultura contro questo fenomeno”.
Parlando poi del dibattito interno al suo partito, la Cimbro ha detto che “è giusto che le donne del Pd facciano chiarezza per dare un segnale chiaro contro questa prassi, visto che anche il presidente del Consiglio si è dichiarato contrario”. Lo stesso Renzi, tuttavia, ha detto a proposito del ddl Cirinnà: “Se non c’erano i numeri per la stepchild adoption, intanto adottiamo le unioni civili. Fare un pezzettino alla volta non è drammatico, poi arriviamo a tutto”.
Il “tutto” a cui si riferisce è chiaramente la stepchild adoption, la quale apre la strada all’utero in affitto. Almeno fin quando anche in Italia – come ha invocato dalla platea Eugenia Roccella (Gruppo Misto) – non verrà applicata la legge 40 nel punto in cui vieta la maternità surrogata.
Su questo tema è tornata anche la Centemero, che dice: “Un italiano che sfrutta la pratica aberrante della maternità surrogata, anche se in un Paese in cui è ammessa, credo che debba essere punito penalmente”. A qualche suo collega politico saranno fischiate le orecchie.

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Federico Cenci

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