Oltre Babele: l’esempio di Raimondo Lullo

Papa Pio XI lo indicò come modelli per superare pregiudizi e dissidi

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Papa Pio XI, riconoscendo che «la causa sia di molti danni […] derivava come necessaria conseguenza specialmente dal vicendevole ignorarsi, dalla poca stima e dai pregiudizi nati nel tempo dei lunghi dissidî», nell’enciclica Rerum orientalium dell’8 settembre 1928 volle promuovere gli studi orientali additando tra altri l’esempio di Raimondo Lullo.
Infatti papa Ratti, che per un periodo fu anche prefetto della Biblioteca Ambrosiana in cui sono custoditi importanti manoscritti lulliani, dopo aver menzionato Umberto di Romains e Ruggero Bacone, afferma: «Emulando i loro esempi, il celebre Raimondo Lullo, uomo di straordinaria erudizione e pietà, molte cose e con più vivace ardore, proprio dell’indole sua, chiese ai Nostri predecessori Celestino V e Bonifacio VIII, e ne ottenne parecchie, per quei tempi assai ardite, circa il modo di promuovere gli affari e gli studi Orientali; il designare, fra gli stessi Cardinali, uno che presiedesse a siffatti studi; infine del modo di intraprendere frequenti sacre missioni sia tra i Tartari, i Saraceni ed altri infedeli, sia fra gli scismatici, da ricondurre all’unità della Chiesa».
«Ma assai più celebre e più degno di speciale menzione è quello che, come si narra, per suggerimento ed esortazione di lui, sappiamo essersi decretato nel Concilio Ecumenico Viennese e da Clemente V, Nostro predecessore, promulgato. In esso scorgiamo già quasi abbozzato il moderno Nostro Istituto Orientale: “Con l’approvazione di questo Sacro Concilio, abbiamo provveduto che si debbano erigere scuole delle diverse lingue qui appresso menzionate, ovunque si trovi a risiedere la Curia Romana, come pure nelle Università di Parigi, di Oxford, di Bologna e di Salamanca, ordinando che in ciascuno di tali luoghi si tengano professori cattolici, che abbiano sufficiente conoscenza delle lingue ebraica, greca, araba, e caldaica; vale a dire due periti di ciascuna lingua, perché vi reggano le scuole e traducano in latino con fedeltà libri da quelle lingue; altri poi insegnino agli altri con diligenza le lingue stesse e ne comunichino con l’accurato loro insegnamento la perfetta conoscenza, acciocché sufficientemente istruiti in tali lingue, possano produrre per grazia di Dio il frutto sperato, propagando salutarmente la fede fra gli stessi popoli infedeli …”».
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Per approfondimenti: cfr. http://www.cristianocattolico.it/catechesi/santi/raimondo-lullo-un-indicazione-per-l-oggi.html
 
 

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ZENIT Staff

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