Il Vangelo della famiglia, portando con sé, la vocazione all’amore fondato sulla differenza sessuale, suscita notevoli interrogativi pastorali nei confronti delle persone che provano attrazione verso lo stesso sesso.
A questo scopo il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II ha promosso la Giornata di Formazione Pastorale Vivere la verità nell’amore, tenutasi lo scorso 4 marzo, in collaborazione con Courage Italia.
Attingendo all’enciclica wojtylana Redemptor Hominis (n.10), monsignor Livio Melina, direttore dell’Istituto Giovanni Paolo II, nella sua introduzione al seminario, ha indicato lo “stupore per la dignità dell’uomo”, come punto di partenza essenziale per “vivere la vocazione all’amore delle persone che provano attrazione verso persone dello stesso sesso”.
Da questo punto di vista, il magistero della Chiesa offre un “punto di riferimento irrinunciabile”, in particolare attraverso la “teologia del corpo” di San Giovanni Paolo II, che “coglie la rilevanza normativa della differenza tra uomo e donna per la vocazione all’amore”.
Tra gli interventi, hanno figurato quello del prof. Juan José Pérez-Soba, docente al pontificio Istituto Giovanni Paolo II, che ha sottolineato come “la verità dell’amore” sia una “questione antropologica”, nonché “la luce nella quale l’uomo può capirsi se stesso e trovare il senso della sua sessualità”.
Già a partire da Platone, infatti, “la sessualità rimanda sempre a un’origine e a una fecondità”, che nella concezione cristiana viene rafforzata dalla “realtà della creazione per amore che unisce la dignità della persona con la vocazione di Dio ad amare”. Si arriva poi a una “considerazione dell’identità sessuale come realtà nella quale l’uomo risponde con totalità, e dove il corpo e il tempo sono presenti”, ha aggiunto il docente.
Ha fatto invece riferimento all’Instrumentum Laboris dell’ultimo Sinodo sulla famiglia, don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Nazionale della CEI per la pastorale della famiglia. Quel documento sollecitava un’attenzione speciale delle pastorali diocesane alla realtà degli omosessuali, mentre nel discorso di chiusura dell’Assemblea sinodale, papa Francesco aveva ricordato che “i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito”.
“Troppo spesso la preoccupazione di tipo morale – ha dichiarato don Gentili – che è certamente comprensibile, ha oscurato l’annuncio facendo corto-circuito con una società che ha smarrito le connotazioni morali, e dove è evidente la frattura tra amore, sessualità e procreazione. Eppure dinanzi alle tante vittime della fluidità dell’amore, non possiamo perderci d’animo”.
Da parte sua, il responsabile di Courage Italia, Alberto Corteggiani, ha ricordato la genesi dell’iniziativa. Nato negli anni ’80 negli Stati Uniti, per iniziativa di padre John F. Harvey, Courage fu approvato a livello diocesano dall’allora cardinale arcivescovo di New York, Terence Cook, poi fu riconosciuto anche dalla Santa Sede. Il primo gruppo italiano nasce a Roma, il 3 giugno 2012.
“Tra le attività proposte da Courage vi sono gruppi di supporto spirituali in cui i membri possono condividere e testimoniare il proprio cammino in modo libero, gratuito ed anonimo”, ha ricordato Corteggiani.
In occasione del Giubileo, Courage ha proposto il progetto Coming home, con cui invita le persone con tendenza omosessuale “a tornare alla Chiesa (la loro vera casa) invece di fare coming out”.
Tra le testimonianze rese durante il seminario spicca quella di Andrea, insegnante 47enne, che, dai 13 fino ai 20-25 anni, ha convissuto con una tendenza omosessuale “sempre più radicata” ma anche indesiderata.
“I molti sacerdoti cui ho confidato questo fatto non hanno saputo accompagnarmi in maniera adeguata – ha raccontato Andrea -. Qualcuno mi ha invitato a non parlarne più. Dopo la confessione tornavo ad essere solo. Nella solitudine e nella dissimulazione ho nascosto per decenni questo fatto anche agli amici più stretti. Intanto la rabbia verso la Chiesa e verso il movimento cui appartengo, cresceva”.
A 46 anni, Andrea, dopo molti anni di psicoterapia, ha conosciuto Courage, dove ha accolto l’ipotesi che la sua omosessualità fosse una “strana vocazione alla castità”. Attraverso questa esperienza, ha trovato la possibilità di “uscire dal solipsismo” e di vivere una “occasione di libertà e di serenità nella comunione”.
Paolo, 40 anni, ha vissuto un’infanzia traumatizzata a causa del divorzio dei genitori, cominciando a sviluppare sin dalla prima adolescenza pulsioni omosessuali “inutilmente represse”, con “la coscienza legata al senso comune, che in queste ci fosse qualcosa di profondamente innaturale”.
Con il tempo, Paolo intraprese una serie di relazioni omosessuali instabili, disordinate, persino compulsive, che sconfinarono nell’abuso di alcol, psicofarmaci e stupefacenti. Sull’orlo del “collasso spirituale, economico, sociale e fisico”, il giovane trovò “provvidenziali le parole ferme e caritatevoli di un sacerdote che mi ha ammonito, dicendomi che se non avessi preso una sincera decisione di cambiare vita non avrebbe più potuto darmi l’assoluzione”.
Da qui nasce la seconda vita di Paolo, che ha intrapreso nella Chiesa un “cammino, non facile ma necessario”, che gradualmente lo sta restituendo ad una “vita di pienezza”.
L’assenza della figura paterna è stato uno dei motivi conduttori dell’infanzia ed adolescenza di Giovanni, 25 anni, di cui gli ultimi tre a contatto con Courage.
“Non ho mai avuto una relazione con nessun uomo, anche se ho fatto alcune cose di cui non vado fiero con un mio caro amico, e casualmente ora non siamo più uniti come lo eravamo nella nostra infanzia”, ha raccontato Giovanni, la cui vita è stata anche segnata da una dipendenza dalla pornografia di cui ha ammesso di non essersi ancora del tutto liberato.
“Incontrare altre persone, che a modo loro hanno passato ciò che ho passato io e vedere esperienze di vita che, col cambiamento e la conversione, hanno trovato una stabilità che è quella che cercavo e che ancora cerco, mi ha spinto, dopo la curiosità iniziale e il bisogno di parlare con qualcuno del me stesso che avevo sempre cercato di nascondere a tutti, a perseverare nel vivere questo apostolato”, ha poi concluso.
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Courage: storie di omosessualità e di rinascita
Nel corso del seminario ospitato dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, varie persone hanno testimoniato il dramma di vivere mossi da pulsioni indesiderate e la successiva scelta di vivere in castità