Lettura
Dio vuole il pentimento, non l’osservanza legalistica di una serie di precetti. Egli non può giustificare chi si crede giusto, perché, per ricevere la grazia, bisogna riconoscere di averne bisogno, cioè confessarsi peccatori. La preghiera è un incontro di fronte allo specchio, che mette in chiaro la purezza delle nostre intenzioni. Gesù esemplifica questa verità con l’esempio di due adoratori che vanno al tempio: uno è pieno di sé, l’altro è cosciente del suo peccato e sinceramente pentito. Costui è gradito a Dio.
Meditazione
Due personaggi salgono al tempio per adorare e pregare Dio. Sono due figure contrastanti: il fariseo non va per implorare da Dio i doni per vivere nella fede. Egli presume di essere giusto, perciò ha solo da enumerare davanti a Dio le sue opere di “buon praticante”: digiuna nei giorni prescritti, paga la decima di tutto ciò che ha. Così la superbia lo convince che ciò che fa di buono proviene da lui e non è dono della grazia divina. La superbia lo acceca e trasforma le sue opere buone in malvagie: Dio non è riconosciuto come la fonte del bene che crede di compiere, ma solo spettatore della sua bravura nel compiere una lunga e dettagliata lista di benemerenze. Il fariseo, con sfrontatezza, aggiunge il confronto e il disprezzo degli altri: «Ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini […] e neppure come questo pubblicano». Egli esce dal tempio senza ottenere misericordia e benevolenza da parte di Dio. A questo presuntuoso, Gesù contrappone un peccatore, da tutti conosciuto come un collaborazionista dei pagani e approfittatore del suo ruolo di esattore delle tasse per l’imperatore romano. Egli è cosciente di vivere una vita sbagliata e intende cambiare, con l’aiuto di Dio che è venuto a implorare. «Si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”». Il pubblicano è l’uomo nudo, ricco soltanto di fede e di umiltà, ma appunto per questo Dio lo riveste della tunica riservata al figliol prodigo che ritorna. Il suo pentimento tocca il cuore di Dio, che gli usa misericordia e gli rinnova la vita. «Questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato». È il tema della giustificazione dell’uomo per mezzo della fede in Cristo, dono assolutamente gratuito che apre il cuore alla fedeltà filiale alla legge nuova dell’amore.
Preghiera
O Dio, abbi pietà di me nel tuo amore. Nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Crea in me un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso.
Agire
In famiglia e nel luogo di lavoro, non giudichiamoci gli uni gli altri; piuttosto facciamo in modo di non essere causa d’inciampo o di scandalo per il fratello (cfr. Rm 14,13).
Meditazione del giorno a cura di monsignor Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo emerito di Foggia-Bovino, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Stimare gli altri migliori di sé
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Lc 18,9-14