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La scrittura di una legge non fa nuova l’umanità

Se il vino nuovo va posto in otri nuovi, l’uomo nuovo, fatto sulla Parola che libera, deve entrare tutto nel suo mondo rigenerato

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“…E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi…”. Queste frasi tratte da una parabola riportata da Luca, sono rivolte da Gesù a scribi e farisei che lo accusavano di non seguire i punti fermi della tradizione religiosa di quel tempo. In realtà sono un inno al cambiamento e alla novità che vanno vissuti nella pienezza del cuore. Sono voce del cielo che riconduce alla centralità di Cristo nella vita dell’uomo.
Verità facile a dire, ma difficile ad accettare; tanta è la paura di poter perdere la sicurezza di tutto ciò che fa parte del proprio modo ingessato di vivere. La partita della vita quotidiana si gioca sempre sul vecchio campo dei farisei, pronti a scrivere giorno dopo giorno norme nuove per la comunità. Anche i farisei contemporanei non hanno perso la presunzione di poter cambiare il mondo. Lo fanno con il varo di leggi presentate come innovative, stilando addirittura una lista di inediti diritti personali, pur di soddisfare i desideri di ognuno. Il tutto fuori da ogni verità oggettiva e in barba all’equilibrio naturale che trascende l’esistenza terrena.
L’importante per l’uomo è fare un passo in avanti, verso la presunta capacità di poter ridisegnare la presenza umana. Poco conta se ciò avviene fuori da ogni principio ontologico, l’essenziale è illudersi di essere padroni di se stessi. L’umanità, così come lo stesso uomo, non sono di proprietà antropica. La comprensione di questo passaggio preannuncia una rivoluzione della mente e apre a scenari eccezionali di benessere sociale e spirituale, sia per la collettività nel suo insieme, che per la stessa Chiesa.
Distinte, forti e preziose giungono in proposito le parole del teologo mons. Di Bruno: “L’umanità non è vostra e neanche voi appartenete a voi stessi. Salvatore dell’uomo è Cristo e il suo corpo che è la Chiesa, se la Chiesa diviene con Cristo una sola obbedienza al Padre celeste. Altrimenti neanch’essa salverà mai un solo uomo”. La Chiesa quindi, così come ogni essere umano, se per un solo attimo si dovessero allontanare da Cristo, perderebbero la loro vera identità; inquinerebbero la realtà; ripeterebbero gli errori che la storia ha scritto e scrive nel libro del vissuto quotidiano, nonostante il possibile tentativo di nascondere la verità.
Non ci sono privilegiati in merito. Da qualsiasi postazione si parta, specie quando si punta al rinnovamento, tenere i propri piedi ben saldi nelle certezze, spesso deboli e marce, significa tradire se stessi e il prossimo. Gesù ribadisce, con una seconda similitudine, la pericolosità di una tale impostazione: “Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo”. Ogni individuo su questa terra dovrebbe sapere che nessun uomo può creare l’uomo nuovo.
Allo stesso modo non potrà esserci qualcuno che con la scrittura di una legge possa fare nuova l’umanità. Purtroppo sono in molti tra quelli che governano ad essere convinti di rinnovare il mondo con una o più norme, al di là della loro distanza dalla saggezza evangelica. Se si è privi completamente della verità che affida solo a chi ha creato l’uomo la possibilità di rinnovarlo per davvero, si rischia di rimanere vittime, illustri o meno, di una “follia” psicologica, politica, morale, teologica, filosofica, intellettuale.
Non è questo un ragionamento offensivo nei confronti di qualcuno, ognuno liberamente sceglie il proprio indirizzo culturale e spirituale; né tantomeno un’inferenza fuori dal tempo, ma un vero atto di consapevolezza cristiana. Si tratta di uno stile di vita, attestato ogni giorno da mille comportamenti naturali che santificano, con il proprio modo di essere, ogni azione compiuta. I risultati conseguiti non possono che essere giusti e volti sempre al bene comune.
Chi è lontano dalla verità che viene dalla Parola e presta ascolto solo alla logica del limite umano, fa fatica a scrivere leggi per la salvezza della società, perché mancano della sagacia di redimere se stessi e i governati. Una debolezza che falsifica e deturpa le prospettive sociali, specie quando si pretende di forzare l’equilibrio della natura o la verità di genere, pur di raggiungere l’obbiettivo prefissato. In questi casi è pura illusione pensare di emanare provvedimenti per la salvezza dell’uomo. Il consenso popolare non sempre corrisponde ad un premio effettivo per le cose fatte, specie se camuffa l’appagamento dell’uomo e ignora l’essenza primaria di ogni bene.
La maggioranza è democrazia, ma non per questo è sempre verità. Spesso i nostri legislatori imitano i farisei che ogni giorno scrivevano norme nuove per l’uomo, ma fuori dalla novità di Cristo. Nessuno allora avrebbe potuto mettere in discussione il potere temporale acquisito, difeso senza remore, illudendo il popolo e privandolo della sapienza divina incarnatasi per rinnovare il mondo intero. L’otre vecchio non può contenere il vino nuovo, per non spaccarsi; così il vecchio potere di casta, oggi come ieri, non può recepire le novità che cambiano nella verità, per non manipolare l’esistente.
Si fa sempre fatica a rinunciare a ciò che spesso è artificioso e contro ogni logica sapienziale. Chi si rinnova dentro e riesce a riprendersi la sua vera natura, non può portarsi dietro tutte le convinzioni o abitudini che hanno caratterizzato la sua vita passata. La svolta è radicale. Qualunque cosa può essere cambiata, senza per questo morire di nostalgia e senza credere di essere finiti. L’essenziale è mantenere la grazia della fede ritrovata o posseduta, perché nuovi orizzonti si schiuderanno davanti agli occhi di ognuno e molte cose grandi e utili si potranno fare per l’uomo. Non partire perciò da se stessi, ma da Dio a cui ogni essere umano deve tendere e rispondere.
Se il vino nuovo va posto in otri nuovi, l’uomo nuovo, fatto sulla Parola che libera, deve entrare tutto nel suo mondo rigenerato; spendersi così fino in fondo e contribuire, dalla postazione che la storia gli ha assegnato, alla vera salvezza di quanti lo circondano.
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidiochiarella@gmail.com. Sito personale: www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio: https://www.facebook.com/troppaterraepococielo

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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