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Dopo le unioni civili, l'Europa chiede all'Italia anche le adozioni gay

Il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa chiede ora al nostro Paese di “eliminare questa restante discriminazione”

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È un’Europa bifronte quella che guarda all’Italia. Per bocca del commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, da un lato elogia il Belpaese per “il corridoio umanitario che ha permesso l’arrivo di 93 rifugiati siriani da campi in Libano”, dall’altro lo pungola ad approvare, dopo le unioni civili, anche le adozioni per le coppie gay.
Quest’ultimo appello nei confronti dell’Italia è giunto appena a qualche ora dall’approvazione, in Senato, del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Testo che ha ricevuto il voto favorevole (di fiducia) soltanto dopo che il Governo ha presentato un maxiemendamento con il quale sono stati stralciati gli articoli relativi alla stepchild adoption e all’obbligo di fedeltà.
Proprio le adozioni sono il tema sul quale è intervenuto Muiznieks. L’esponente del Consiglio d’Europa ha affermato che l’Italia dovrà ora consentirle in modo “da eliminare questa restante discriminazione e allineare pienamente le leggi italiane con la giurisprudenza della Corte”.
Giurisprudenza di Strasburgo che, secondo il commissario del Consiglio d’Europa, “è chiara: se le coppie etero non sposate possono adottare i figli del partner, lo stesso devono poter fare le coppie dello stesso sesso”. In un’intervista all’Ansa nei giorni di dibattito in Senato riguardo il ddl Cirinnà, Muiznieks aveva definito “emotiva” e “non fattuale” la discussione “sull’impatto negativo che ha sul minore l’essere allevato da una coppia omosessuale”. E persino “pretestuose” le ragioni di quanti si oppongono all’idea che per un bambino sia indifferente crescere con una mamma e un papà o con una coppia di persone dello stesso sesso.

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ZENIT Staff

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