Un pezzo di Liguria rinascimentale nel cuore di Trastevere

Alla scoperta dell’Arciconfraternita dei Genovesi sorta a Roma alla fine del XVI secolo

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Nel nostro percorso alla scoperta delle confraternite di Roma, nell’Anno della Misericordia, mons. Antonio Interguglielmi, responsabile delle Aggregazioni laicali a Roma, ci accompagna oggi a scoprire l’Arciconfraternita dei Genovesi. L’origine si può far risalire al 5 agosto 1481, quando il nobile genovese Meliaduce Cicala, lasciò il suo patrimonio affinché venissero costruiti presso il rione Regola una chiesa e un ospizio per i marinai malati.
La fondazione Cicala, nel rione Trastevere, divenne successivamente istituto nazionale genovese e solo nel 1553, con una bolla di Giulio III, fu costituita la Confraternita che oggi è retta da un consiglio di amministrazione formato da due Governatori, uno secolare nobile e l’altro ecclesiastico, da un camerlengo, un Priore, un segretario e da dodici deputati.
La Confraternita “distribuisce sussidi ai genovesi di ambo i sessi residenti in Roma sino alla terza generazione i quali versino in condizioni di bisogno e provvede alle spese di culto” come si legge in Le confraternite romane nelle loro chiese, di M. Maroni Lumbroso e A. Martini, 1963.
Mons. Interguglielmi, che cosa si intende per “funzione di custodi dei luoghi di culto”?
La Confraternita ha sempre svolto un’attività di custodia e cura della chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi, nel rione Trastevere, per tutelarne la bellezza e le opere d’arte al suo interno. Sono terminati da poco i lavori di restauro dell’intera facciata, in stile neoclassico romani e del chiostro, detto dei “melangoli”, dove si trovava la prima palma portata a Roma, trapiantata da frate Pietro Antonio Lanza, originario di Savona, (così è ricordato da una scritta in latino su un pilastro del chiostro) nel 1588. All’interno della chiesa segnaliamo la cappella dedicata a santa Caterina da Genova, con l’affresco centrale di Odoardo Vicinelli; l’abside, la cui opera più pregiata è il battesimo di Gesù, attribuito a Nicolas Regnier, di scuola caravaggesca (opera del 1624); il tabernacolo degli oli, attribuito a Mino da Fiesole (sec. XV) e il bellissimo chiostro di Bacio Pontelli (seconda metà sec. XV).
Come si evoluta nei secoli l’attività della confraternita dei Genovesi?
Ancora oggi, come è sempre stato sin dalle origini, la Confraternita si fa carico delle famiglie bisognose, di origine genovese e ligure. Tutte le rendite sono distribuite a loro favore e ad associazioni di assistenza, tra cui una dedicata ai carcerati. In particolare, la Confraternita ha aperto un ambulatorio nel rione Trastevere, dove un confratello, psicologo e psicoterapeuta, fa assistenza psicologica gratuita a decine di assistiti, proseguendo, così, l’opera dell’Ospedale dei Genovesi, appartenente al patrimonio di Meliaduce Cicala, destinato in origine ad accogliere e curare per la cura i marinai genovesi e liguri che fossero giunti ammalati al vicino porto di Ripa Grande sul Tevere.
 Qual è la storia degli ospedali delle Confraternite a Roma?
Sul finire del Quattrocento a Roma vi erano quattro ospedali che potremmo definire “maggiori” in virtù delle loro tradizioni, della loro grande capacità ricettiva: il Santo Spirito in Sassia, il SS. Salvatore (oggi “San Giovanni”), il S. Giacomo in Augusta e il S. Maria della Consolazione, nato nel 1400. Va ricordato che tutti questi furono comunque istituiti e poi governati da Confraternite. Altre strutture minori, che potevano servire anche come luoghi di accoglienza dei pellegrini, avevano un numero di letti più limitato: tra di esse, l’ospedale di S. Maria dell’Orto, che contava circa 50 letti, e l’ospedale dei Genovesi ne contava fra i 30 e i 40. I confratelli prestavano la loro opera a supporto della struttura fissa, che aveva comunque un personale stipendiato.
Perché ci sono tante confraternite proprio a Roma?
Il motivo principale che ha portato alla nascita di tante confraternite a Roma è la necessitàdi accogliere e assistere i pellegrini conterranei, che una volta affrontavano viaggi lunghi e a volte faticosi per raggiungere la sede papale. C’è anche un altro motivo, che riguarda le indulgenze. Le confraternite, erette dal Papa, godevano del particolare privilegio di concedere indulgenze, che poi potevano trasferire a confraternite figlie (per es. quelle del SS. Sacramento, quelle del Rosario, etc.). Queste ultime si distinguono infatti ancora oggi dalle prime, le confraternite madri chiamate “Arciconfraternite”. In particolare, nel corso degli Anni Santi, le confraternite romane stabilivano con le «aggregate» nuove affiliazioni: venivano accolte e guidate dall’Arciconfraternita romana, che offriva ospitalità. Si costituiva e consolidava così un legame profondo tra i confratelli.

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Valentina Raffa

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