Potere, soldi, cordate clericali o politiche. Dall’altare della Cappella della Casa Santa Marta, Papa Francesco biasima ancora una volta tutte quelle suggestioni mondane che impediscono ad un cristiano di raggiunge la salvezza di Dio. Una salvezza che non è “come noi pensiamo che sia”, “quella salvezza che tutti noi vogliamo”.
Il Papa prende spunto dalle letture del giorno, dove la parola chiave sembra lo “sdegno”: si sdegna Naamàn il Siro, un lebbroso che chiede al profeta Elisèo di guarirlo, ma non apprezza il modo semplice in cui questa guarigione dovrebbe avvenire. E si sdegnano gli abitanti di Nazaret di fronte alle parole di Gesù. E’ in sostanza lo stesso sdegno che si prova di fronte al progetto di salvezza di Dio che non segue i nostri schemi.
“Nel nostro immaginario – dice Bergoglio – la salvezza deve venire da qualcosa di grande, da qualcosa di maestoso; solo ci salvano i potenti, quelli che hanno forza, che hanno soldi, che hanno potere: questi possono salvarci. E il piano di Dio è altro! Si sdegnano perché non possono capire che la salvezza soltanto viene dal piccolo, dalla semplicità delle cose di Dio”.
Per questo i sadducei “cercavano la salvezza nei compromessi con i poteri del mondo, con l’Impero … gli uni con le cordate clericali, gli altri con le cordate politiche, cercavano la salvezza così”. Gesù sente questo “disprezzo” dei “dottori della Legge che cercavano la salvezza nella casistica della morale” e in tanti precetti, ma il popolo non aveva fiducia in loro; “il popolo – osserva il Papa – aveva fiuto e non credeva. Credeva a Gesù perché parlava ‘con autorità’”.
E quando il Figlio di Dio “fa la proposta della via di salvezza mai parla di cose grandi” ma “di cose piccole”. Parla, cioè, di Beatitudini e parla del Giudizio finale, riportati dal Vangelo di Matteo. Sono “i due pilastri del Vangelo”, spiega Francesco, ma sono “cose semplici”. “Tu – soggiunge – non hai cercato la salvezza o la tua speranza nel potere, nelle cordate, nei negoziati … no … hai fatto semplicemente questo. E questo sdegna tanti”.
Come preparazione alla Pasqua, il Papa invita quindi “a leggere le Beatitudini e a leggere Matteo 25, e pensare e vedere se qualcosa di questo mi sdegna, mi toglie la pace. Perché lo sdegno è un lusso che soltanto possono permettersi i vanitosi, gli orgogliosi. Se alla fine delle Beatitudini Gesù dice una parola che sembra … ‘Ma perché dice questo?’. ‘Beato colui che non si scandalizza di me’, che non ha sdegno di questo, che non sente sdegno”.
Allora, conclude il Santo Padre, “ci farà bene, prendere un po’ di tempo – oggi, domani – leggere le Beatitudini, leggere Matteo 25, e stare attenti a cosa succede nel nostro cuore: se c’è qualcosa di sdegno e chiedere la grazia al Signore di capire che l’unica via della salvezza è la ‘pazzia della Croce’, cioè l’annientamento del Figlio di Dio, del farsi piccolo. Rappresentato, qui, nel bagno nel Giordano o nel piccolo villaggio di Nazareth”.