Dopo l’epocale incontro a Cuba con il patriarca di Mosca, Kirill, un nuovo passo avanti in campo ecumenico, è stato compiuto da papa Francesco, con l’udienza privata concessa oggi in Vaticano a Matthias I Abuna, patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia.
A seguito dello scambio dei doni, i due leader religiosi hanno pronunciato i rispettivi discorsi, con un riferimento particolare da parte del Vescovo di Roma, alla continuità ecumenica con i suoi predecessori.
In modo particolare, il Santo Padre ha rievocato “con gratitudine”, la visita del Patriarca Abuna Paulos a san Giovanni Paolo II nel 1993. Lo stesso Abuna Paulos sarebbe stato poi incontrato da Benedetto XVI il 26 giugno 2009, che poi nell’autunno dello stesso anno, lo invitò alla seconda Assemblea per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.
“Nella Chiesa primitiva, era prassi comune che una Chiesa inviasse i suoi rappresentanti ai sinodi delle altre Chiese – ha ricordato Francesco -. Questo senso di condivisione ecclesiale è stato evidente anche nel 2012 in occasione dei funerali di Sua Santità Abuna Paulos, a cui era presente una delegazione della Santa Sede”. Altro passo fondamentale, ha aggiunto il Papa, è stato il dialogo teologico, portato avanti dalla Commissione Internazionale congiunta a partire dal 2004.
“Siamo felici di constatare la crescente partecipazione della Chiesa ortodossa etiope Tewahedo a questo dialogo – ha proseguito -. Nel corso degli anni, la Commissione ha esaminato il concetto fondamentale di Chiesa comunione, intesa come partecipazione alla comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo”.
In tal modo, le due chiese hanno constatato di avere “quasi tutto in comune: una sola fede, un solo Battesimo, un solo Signore e Salvatore Gesù Cristo”. Uniti in virtù del Battesimo, che li ha “incorporati nell’unico Corpo di Cristo”, cattolici ed ortodossi possono vantare “elementi comuni” anche nelle “ricche tradizioni monastiche e pratiche liturgiche”.
“Siamo fratelli e sorelle in Cristo. Come è stato più volte osservato, ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci divide”, ha aggiunto il Pontefice, ricordando anche quanto – sulla scorta di San Paolo (cfr 1Cor 12,26) – la sofferenza rinforzi l’unione.
“Nello stesso modo in cui lo spargimento del sangue dei martiri è diventato il seme di nuovi cristiani nella Chiesa primitiva, oggi il sangue di così tanti martiri appartenenti a tutte le Chiese diventa seme dell’unità dei cristiani”, ha detto il Papa, spiegando poi come i martiri e i santi di tutte le tradizioni ecclesiali siano “già una cosa sola in Cristo”, in quanto i loro nomi sono iscritti nel martyrologium comune della Chiesa di Dio. “L’ecumenismo dei martiri è un invito rivolto a noi qui e adesso a percorrere insieme il cammino verso un’unità sempre più piena”, ha aggiunto.
La chiesa etiope, ha quindi sottolineato Bergoglio, è stata “una Chiesa di martiri fin dal principio” ed ancora oggi testimonia la “violenza devastante contro i cristiani e contro le altre minoranze in Medio Oriente e in alcune parti dell’Africa”.
A coloro che “reggono le sorti politiche ed economiche del mondo”, il Santo Padre ha quindi raccomandato di “promuovere una coesistenza pacifica basata sul rispetto reciproco e sulla riconciliazione, sul mutuo perdono e sulla solidarietà”.
Francesco ha preso atto degli sforzi del grande paese africano “per migliorare le condizioni di vita della popolazione e per costruire una società sempre più giusta, basata sullo Stato di diritto e sul rispetto del ruolo delle donne”, soffermandosi in modo particolare sul “problema della mancanza di acqua, con le sue gravi ripercussioni sociali ed economiche”.
Altro punto di collaborazione comune tra la Chiesa Cattolica e la chiesa ortodossa etiope, menzionato dal Papa, è lo sforzo per il “bene comune” e per la “salvaguardia del creato”.
Nella consapevolezza che “la storia ha lasciato un fardello di dolorosi malintesi e di diffidenza”, il Papa ha chiesto “il perdono e la guarigione di Dio” per tutte le divisioni e gli scismi, con la speranza che l’incontro odierno avvii “un nuovo tempo di fraterna amicizia tra le nostre Chiese”.
Al momento della preghiera finale, Francesco ha invocato lo Spirito Santo perché guidi tutti i cristiani alla “concordia” e alla “pace”, alimentando “la speranza del giorno in cui, con l’aiuto di Dio, saremo uniti intorno all’altare del Sacrificio di Cristo, nella pienezza della comunione eucaristica”.
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Cattolici e ortodossi uniti nell’ecumenismo dei martiri
Ricevendo in Vaticano, il patriarca etiope Matthias I Abuna, papa Francesco ricorda il proficuo cammino già percorso insieme dalle rispettive chiese e guarda con fiducia ad una definitiva riconciliazione