Statue of Liberty

Statue of Liberty - Pixabay (rzdigger)

In Usa la libertà religiosa è sotto attacco

Lo riferisce un rapporto della First Liberty Institute: episodi anti-religiosi raddoppiati rispetto al 2012

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“La libertà religiosa in America non è mai stata così sotto attacco come ora”. L’allarme lo lancia Kelly Shackelford, presidente del First Liberty Institute, un gruppo di avvocati che offre tutela legale gratuita alle vittime di casi di discriminazione religiosa negli Usa. Questa organizzazione, come riporta Benedetta Frigerio su Tempi, ha pubblicato un rapporto di 376 pagine dal quale emerge che gli atti di intolleranza a mezzo stampa, nella scuola, contro le chiese, nell’esercito, per le strade sono stati nel 2015 1.285, il doppio di quelli del 2012.
Il rapporto cita alcuni esempi. Come quello accaduto a un uomo dell’Iowa, licenziato dal giornale per cui scriveva, il Newton Daily News, per aver condiviso sul suo blog brani della Bibbia che condannano la pratica omosessuale. Analogo destino a un uomo di Denver, a cui le autorità hanno impedito l’apertura di un negozio a causa della sua fede religiosa e della sua difesa del matrimonio tra uomo e donna.
Al di là delle opinioni sul matrimonio, in Usa dichiararsi cristiani può essere sufficienti per essere discriminati. Lo testimonia quanto accaduto a due studenti, che si sono visti rifiutare la domanda di ammissione alla specialità di radioterapia del Community College di Baltimora per aver parlato della propria fede durante i colloqui. Sempre in tema di scuola, numerosi i casi di studenti, professori e addirittura interi istituti puniti per avere espresso il proprio credo o inibiti dal farlo.
Ricorda invece quanto avviene in Cina, con la rigida legge che regola l’edificazione di chiese, quanto avvenuto a una casa privata di Phoenix, dove i proprietari avevano organizzato un appuntamento periodico per lo studio della Bibbia. Visto che il numero di partecipanti superava le 35 persone, appellandosi alle leggi locali sull’edilizia, il Comune pretende ora che la casa si adegui ai requisiti richiesti agli edifici di culto.
I simboli cristiani sembra che non piacciano più neanche all’esercito statunitense. Nel 2013 in Afghanistan è stata tolta la croce dalla cappella di una base militare americana su richiesta di un soldato. Addirittura un veterano è stato licenziato dal dipartimento militare del New Jersey per aver detto in più occasioni, nel corso delle cerimonie di commemorazione dei caduti. “Dio benedica te e questa famiglia, Dio benedica gli Stati Uniti d’America”.
Se non si può neanche più dire “Dio benedica gli Stati Uniti d’America”, allora nel “Paese delle libertà” la situazione è “grave”, come ha detto Shackelford. Il presidente del First Liberty Institute ha chiosato che laddove si discrimina la fede religiosa, viene meno “il terreno di supporto degli altri diritti come quello della libertà di parola, di stampa, di riunione”.

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ZENIT Staff

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