Dove va la famiglia italiana?

Un dibattito a ridosso dell’approvazione del ddl Cirinnà, in occasione della presentazione a Catanzaro del libro di don Giuseppe Comi

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Mentre il Senato della Repubblica si apprestava a votare il ddl Cirinnà, divenuto un maxi emendamento del governo con lo stralcio delle adozioni e del vincolo di fedeltà, su cui si è posta la fiducia, a Catanzaro si parlava, davanti ad un mare di persone, del valore inimitabile della famiglia naturale. Ci referiamo all’incontro pubblico sul tema Dove va la famiglia italiana?, promosso dalla Parrocchia del Beato Domenico Lentini, nel cuore del territorio di Catanzaro. L’occasione è stata la locale festa patronale e le manifestazioni legate al cammino giubilare sulla misericordia, avviato dall’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace.
Al centro del dibattito il libro di don Giuesppe Comi La famiglia: verità di carta o verità di vita? (Tau editrice). I lavori del convegno che hanno ospitato relatori di alto spessore culturale, sono stati conclusi da monsignor Vincenzo Bertolone. Ha avviato i lavori l’autore, don Giuseppe Comi. Il giovane sacerdote ha tracciato le linee principali del suo libro, ispirato interamente alla dottrina di Benedetto XVI, tutta protesa alla difesa della famiglia naturale.
Il suo testo, nato per una ordinaria ricerca sul valore dell’unità matrimoniale, è diventato, grazie anche alla concomitanza del dibattito sulla famiglia nel Paese e nel parlamento, un importante strumento di confronto e di riflessione non solo in Calabria, ma presto anche a Roma.
La prima relazione dell’incontro è stata affidata al prof. Gaetano di Palma, decano della sezione San Tommaso della facoltà teologica dell’Italia Meridionale, soffermatosi sul tema “La famiglia nelle sacre scritture ebraiche e cristiane”.
La sua premessa esplicita il tono della sua esposizione: Parlare della famiglia nelle Sacre Scritture ebraiche e cristiane può significare almeno due cose. In primo luogo, ci si può addentrare in unindagine sul come è stata vissuta storicamente lesperienza familiare nel periodo in cui i testi biblici sono stati redatti, la qual cosa ci può soddisfare fino a un certo punto, perché oggi si stanno imponendo alla nostra attenzione problematiche prima mai viste e si avvertirebbe il rischio di una ricostruzione archeologica non interessante per tutti; pur tuttavia, ciò non sarebbe inutile, perché è anche attraverso i racconti e gli altri generi letterari che i testi sacri, perché tali sono da noi ritenuti, ci trasmettono insegnamenti.  In secondo luogo”, che è poi quello che ha fatto il sacerdote campano, “ci si può avventurare a riflettere su alcuni testi, considerati particolarmente significati, dai quali iniziare a trarre qualche indicazione per loggi”.
Da ricordare qui anche il suo preambolo lessicologico: “Non esiste nellebraico biblico il vocabolo “famiglia” secondo il nostro modo dintendere odierno. In primo luogo, c’è la “tribù”, šēbet, nella quale sono inseriti clan legati a un territorio o a una discendenza, il cui nome è mišpāah (nellebraico moderno questo è il termine per “famiglia”), e “famiglie di un patriarca”, bêt ’āb. Inoltre, ancora più stranamente secondo il nostro modo di vedere, non esiste nemmeno il vocabolo “matrimonio”, come avviene in diverse altre lingue. Perciò, si usano locuzioni varie: per esempio, “prendere moglie”, “dare una figlia in moglie”…”. L’autore, con un sapiente viaggio tra le pagine della Bibbia, ha reso palpabile, per l’attento uditorio, il sacro valore dell’unione tra uomo e donna, esaltandone l’amore e le responsabilità personali.
Mons. Costantino Di Bruno, teologo e assistente centrale de Movimento Apostolico, ha catalizzato l’attenzione dell’intera sala con la sua testimonianza di vita, legata all’ispiratrice del Movimento Apostolico, Sig.ra Maria Marino. Il sacerdote ha accennato del loro lungo apostolato tra migliaia e migliaia di famiglie, alle quali, tramite il ricordo della Parola, è stata aperta la porta della serenità del cuore, da troppo tempo serrata. Quella pace interiore che nessun tipo di norma giuridica potrebbe mai dare.
Chiare le sue parole sull’importanza di Cristo, ieri ed oggi, nella vita di una famiglia:“Come in Cristo luomo e la donna trovano la loro verità, così anche la famiglia trova in Cristo la sua verità. Come Cristo lava con il suo sangue la sua sposa, così luomo deve lavare ogni giorno con il suo sangue, che è il frutto del suo martirio sulla croce della santità di Cristo e della sua perfetta obbedienza a Lui, la sua sposa. Il martirio è pazienza, perdono, infinita carità, ricerca senza sosta della volontà di Dio. Così anche la moglie deve consumarsi come Cristo sullaltare della sua consegna allamore per il suo uomo. Questa oblazione e questo sacrificio non si può compiere fuori della Chiesa. Ma nella Chiesa, con la Chiesa, per la Chiesa”.
Il prof. Pasquale Giustiniani, docente presso la facoltà teologica dell’Italia Meridionale, ha con grande sapienza letteraria e profonda conoscenza delle tematiche trattate dall’autore, analizzato il libro in ogni sua sfaccettatura, indagando nei suoi punti essenziali la dottrina di Benedetto XVI, assertore dell’annientamento della famiglia attuale. Tra i motivi di sfaldamento elencati c’è anche la mancanza di una giusta attenzione da parte dello Stato centrale, pronto ormai alla valorizzazione di altre forme di unione, anche omosessuali, attraverso una equiparazione mascherata con la stessa famiglia. Su queste valutazioni, come sugli altri tanti aspetti messi in risalto nella sua relazione, il docente ha sviluppato una approfondita analisi, soffermandosi anche su alcuni nodi che emergono nelle proposte del libro di Comi. Questo uno dei  suoi appassionati passaggi:
“Il vero nodo resta quello di precisare cosa significhi “struttura naturale della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna” (p. 33), o anche “verità inscritta nelle fibre dell’essere umano” (p. 34). Connesso a ciò, vi è il problema della tenuta della cosiddetta norma morale naturale, ammessa la quale diviene possibile anche assumerla come base della norma giuridica (p. 49). La Commissione Teologica Internazionale dice che «il concetto di legge naturale è […] anzitutto filosofico e, come tale, consente un dialogo che, nel rispetto delle convinzioni religiose di ciascuno, fa appello a quello che c’è di universalmente umano in ogni essere umano”. Un altro nodo è quello di verificare la tesi, affermata dall’Autore, che “ogni legge crea mentalità e costume” (34). La legge crea o registra abitudini?”.
L’arcivescovo di Catanzaro, mons. Bertolone ha espresso, nell’intervento finale, tutta la forza della sua fede nel denunciare la deriva di una società che, disconoscendo la natura nella sua verità ontologica, mira a soddisfare le volontà umane che viaggiano verso lo stravolgimento dei diritti universali dell’uomo. Per il presule, riprendendo il concetto base della relazione di mons. di Bruno, il fallimento della famiglia, così come la crisi sociale in atto, passano chiaramente dall’assenza di Cristo nella vita dell’uomo, ormai arreso ad un relativismo senza confini.
Il presule ha poi riportato uno stralcio di un articolo del leader del partito comunista, Marco Rizzo, non certo cattolico praticante, in cui si ritiene la legge sulle unioni civili un mezzo per distogliere l’attenzione dal massacro sociale ai danni dei lavoratori e l’utero in affitto: Una mercificazione con leugenetica di sfondo. Il mondo ha bisogno d’altro e non certo di forzature che rompano l’armonia della natura, garante dell’equilibrio universale. L’arcivescovo ha commosso la platea facendo ascoltare la registrazione della lettera dello scienziato Albert Einstein a sua figlia Lieserl. Un testo importante, al di là del fatto che qualcuno insisti a sostenere sulla falsità dell’attribuzione all’uomo di scienza.
Un inno all’amore, tra padre e figlia, che nessuna provetta o utero in affitto potrà mai imitare. “Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara, vedremo come lamore vince tutto…”. La serata, moderata dal sottoscritto, si è conclusa con un lungo e caloroso applauso alla famiglia Comi, che da sempre ha seguito il figlio Giuseppe sulla strada della vocazione, così come oggi lo ha supportato in questo suo lavoro editoriale, tanto necessario per un mondo che sta smarrendo le sue essenziali verità oggettive.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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