Mentre il parlamento italiano vive ore incandescenti alla vigilia del voto sul ddl Cirinnà e, nei media e nei socialnetwork, non si spegne il dibattito sulle dichiarazioni rese da papa Francesco durante l’ultima conferenza stampa in aereo, il discorso di stamattina del cardinale Gerhard Ludwig Müller si presenta perfettamente in linea con le parole del Santo Padre, durante il viaggio di ritorno dal Messico, completandole e armonizzandole.
Intervenendo al congresso internazionale La carità non avrà mai fine, promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum, in occasione del decennale dell’enciclica Caritas in Veritate, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha fatto luce sul corretto rapporto tra Chiesa e politica.
Per l’occasione, come riferito dall’agenzia SIR, il porporato ha ribadito quella che è la posizione plurimillenaria della Chiesa: “Non è possibile un matrimonio tra due uomini”. Al tempo stesso, ha precisato, affermare questa verità non implica “mettersi nelle cose politiche”, bensì “chiedere ai politici di rispettare la natura umana sopra cui loro non sono i maestri, i ‘domini’”, ricordando loro di “servire la comunità e non imporre una falsa ideologia”.
Finalità della Chiesa, “mancando di un diretto mandato politico”, non è quella di “mettersi al posto dello Stato”, il quale “ha il compito di impostare un giusto ordine sociale”.
Al tempo stesso, ha aggiunto Müller, è compito dei “cristiani come individui” e della “Chiesa come comunità” – mai dello Stato – “rendere la carità sperimentabile attraverso l’amore di Dove del prossimo, attraverso la scoperta della dignità incondizionata dell’uomo”.
Pertanto, la Chiesa favorisce una “carità organizzata” che non si limita affatto alla “assistenza sociale” (questa sì, di pertinenza dello Stato e di altre organizzazioni laiche) ed è “espressione irrinunciabile” della natura della Chiesa stessa.
La carità, comunque, ha ammonito il porporato tedesco, non va strumentalizzata, rendendola uno “strumento di proselitismo”, né può essere sottoposta a “pressioni ideologiche”, pertanto “il cristiano esperto sa quando tacere”.
Parlando della situazione dei migranti in Germania, Müller ha evidenziato il rischio che l’aiuto loro elargito sia “solo materiale”, laddove “la persona umana è una unità e non si possono scindere i bisogni materiali da quelli spirituali”.
Non bisogna, allora, “aver paura di dare risposte di fede a quei migranti musulmani che fanno domande quando ci dicono: ‘i cristiani ci aiutano, i nostri fratelli musulmani non ci aiutano’”.
A tal proposito, il cardinale ha menzionato l’episodio, raccontatogli da un vescovo, di una copia di Youcat rubata da un giovane musulmano a Malta, che, dopo la lettura aveva affermato: “questa è la verità”.
In merito alla Deus Caritas Est, Müller ha sottolineato che il motivo conduttore della prima enciclica di papa Benedetto XVI è nell’amore di Dio e del prossimo come “cuore della fede cristiana nella potenza creatrice, redentrice e operativa di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”. Inoltre, ha puntualizzato il cardinale, “l’odio e l’amore sono le due alternative fra le quali si compirà il destino del mondo e di ogni singolo uomo”.
C’è quindi una “diretta continuità” tra il messaggio di “apertura incondizionata al perdono” che caratterizza il pontificato di papa Francesco e la prima enciclica del suo predecessore.
Poiché le strutture della Chiesa devono rispondere a “criteri teologici”, prima ancora che “organizzativi” o “puramente amministrativi”, Müller si è detto “sicuro” che “la carità troverà la sua giusta collocazione nel nuovo assetto e nella denominazione dei dicasteri all’interno del progetto di riforma della Curia attualmente in opera”.
Foto: Catholic Church England and Wales
Müller: “Chiesa non fa politica ma chiede ai politici di non imporre false ideologie”
Al congresso per il decennale della Deus caritas est, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede si dice sicuro che “la carità troverà la sua giusta collocazione nella riforma della Curia”