Era quasi scontato che il tema delle unioni civili saltasse fuori nel bilaterale Vaticano-Italia, tenutosi ieri a Palazzo Borromeo per la ricorrenza dei Patti Lateranensi e l’accordo di revisione del Concordato. Semmai ci si aspettava che lo spinoso argomento fosse trattato in maniera più approfondita e non solo “evocato”, come ha spiegato ai giornalisti il cardinale Parolin, a margine dell’incontro.
“Non si è entrati direttamente nella discussione di questo tema” ha dichiarato il Segretario di Stato, “credo che le posizioni sono già chiare anche se non è molto chiaro che cosa succederà” oggi, quando la legge tornerà nell’Aula del Senato.
In ogni caso, il porporato non ha risparmiato un personale commento sugli sviluppi di questo ddl tanto contestato dai cattolici italiani. Ad esempio riguardo allo stralcio della stepchild adoption, per cui ha affermato: “Mi pare che sia l’ipotesi corretta”; tuttavia, ha aggiunto, “bisogna evitare allo stesso tempo che ci siano altri grimaldelli, al di là del riferimento diretto alla stepchild adoption, che potrebbero derivare dall’equiparazione delle unioni civili al matrimonio”. In questo caso, secondo Parolin “si potrebbe trovare con le sentenze il modo di aggirare il nodo legislativo”.
Della proposta di legge ne ha parlato anche mons. Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato, con il ministro Beatrice Lorenzin, complimentandosi per l’opera di contrasto del ministro verso diverse parti della legge, specie quelle relative alla pratica dell’utero in affitto.
Da parte sua, Renzi ha riferito alla stampa: “Come è noto le posizioni tra governo e Cei sulle unioni civili non coincidono, almeno su molti aspetti”. E’ comunque “corretto” che la Cei – rappresentata ieri dal presidente Angelo Bagnasco e dal segretario generale Nunzio Galantino – “abbia la propria linea”.
Con lo stesso tono conciliante, il presidente del Consiglio ha poi spiegato: “Il fatto che possiamo avere idee diverse, per esempio sulle unioni civili, non significa non apprezzare l’importanza del contributo della comunità cattolica in Italia”. Basti pensare al lavoro della Caritas, all’educazione negli oratori, nelle scuole, al volontariato, al contributo per la cultura. La Chiesa continua ad essere “un punto di riferimento non solo per chi crede e non solo per il magistero del Papa”, ha sottolineato il premier, l’importanza della sua presenza va “ben oltre l’aspetto religioso”.
Matteo Renzi ha inoltre riferito di aver espresso “la gratitudine del governo italiano per il ruolo politico con la ‘P’ maiuscola della Santa Sede e del Santo Padre”. Soprattutto per il contributo alla normalizzazione dei rapporti tra Cuba e Stati Uniti. “Quando ho visitato Cuba – ha osservato il premier, di ritorno da un viaggio in America Latina – mi sono reso conto che senza la visionaria lucidità di Papa Francesco probabilmente non si sarebbe giunti a quell’accordo storico che abbiamo visto”.
Una dimostrazione che “la volontà comune supera qualsiasi nodo”, come ha detto Parolin. A tal proposito, il presidente del Consiglio ha rimarcato l’impegno comune tra Italia e Santa Sede in campo internazionale, a cominciare “dall’importanza di arrivare a un cessate il fuoco in Siria”.
Proprio gli orrori del Medio Oriente sono stati tra i principali temi sul tavolo. Non solo la Siria, ma anche la situazione drammatica della Libia, l’empasse politico in Libano, il terrorismo in Iraq, dove l’Italia sta costruendo una diga a Mosul. “Abbiamo registrato intenti comuni. Si tratta di una grande priorità”, ha evidenziato Renzi.
E padre Federico Lombardi ha confermato: “Su Libia, Siria, Iraq, Libano in particolare, si è registrata negli interventi del ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e del segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher, una convergenza sulle linee di impegno sia dell’Italia che della Santa Sede per cercare di collaborare per la pace”.
Stessa intesa anche per la questione migranti: “E’ stato espresso apprezzamento per l’impegno della Chiesa, per l’ispirazione del Papa su questo tema – ha sottolineato il portavoce vaticano – in particolare il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha messo in luce la buona collaborazione con la Chiesa anche a livello locale, da parte dei parroci, per la soluzione di problemi concreti”.
“Buona” anche la collaborazione sul Giubileo, che – ha detto il cardinale Parolin – “sta procedendo bene. La valutazione è stata positiva, per lo meno l’impressione è che ci sia volontà di collaborazione e di superamento anche di eventuali difficoltà che possano sorgere”.
Passati poi in rassegna i problemi bilaterali alle quali si è lavorato durante l’anno appena trascorso. Uno su tutti: l’accordo per la convenzione fiscale tra Santa Sede e governo italiano stipulato lo scorso anno; poi – ha riferito ancora Lombardi – si è parlato del riconoscimento dei titoli accademici delle università ecclesiastiche, della riforma dei cappellani militari, dei problemi nelle scuole paritarie e in particolare del sostegno per gli studenti portatori di handicap – numerosi in questi istituti – per cui ancora non sono a disposizione i necessari sussidi.
Insomma “è andata bene”, ha chiosato Parolin. A Palazzo Borromeo era presente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al suo secondo vertice; nella delegazione vaticana, per la prima volta c’era un laico: Giuseppe Dalla Torre, presidente del tribunale vaticano, presente in qualità di membro della commissione paritetica per l’assistenza spirituale alle forze armate.