Dalla ruota delle sentenze è uscito ieri un numero che si incastra nel dibattito sulle unioni civili. E che lascia delusi coloro i quali ritengono un “vuoto normativo” la mancanza di una legge sull’adozione del figliastro da parte di un coniuge omosessuale. La Corte costituzionale ha infatti dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale sulla stepchild adoption promossa dal Tribunale per i minorenni di Bologna.
I giudici bolognesi nel novembre 2014 avevano accolto la sentenza con cui, qualche anno prima negli Stati Uniti, era stata disposta l’adozione del figlio della compagna in una coppia di donne, entrambe cittadine americane. Gli stessi giudici, tuttavia, avevano avanzato il “sospetto di legittimità costituzionale” per due articoli della legge 184/83 sulle adozioni che impediscono il riconoscimento della sentenza straniera.
Sospetto evidentemente fondato. “Il Tribunale di Bologna – si legge in una nota della Consulta – ha erroneamente attato la decisione straniera come un’ipotesi di adozione da parte di cittadini italiani di un minore straniero (cosiddetta adozione internazionale), mentre si trattava del riconoscimento di una sentenza straniera, pronunciata tra stranieri”. Domani intanto, si attende in Senato il voto sul ddl Cirinnà.
Palazzo della Consulta, Roma - Wikimedia Commons
Caso di stepchild adoption bocciato dalla Consulta
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’adozione del figlio della compagna in una coppia di donne