Il Vangelo ci chiede di misurare o addirittura annullare le eccessive parole di richiesta quando si è in preghiera. Ci invita a vivere di fiducia: “Guardate i gigli del campo, guardate gli uccelli del cielo…!”
A me basta guardare un bambino in braccio alla mamma: “Non semina, non miete” e per la maggior parte del suo tempo gioca o dorme. Non ha mai la fronte corrucciata, non si perde in discussioni e non ha nessun atteggiamento di pretesa di fronte alla mamma.
Forse perché esercita naturalmente il diritto che natura gli diede: il diritto di avere la mamma. Ha pieno diritto su tutte le doti e le capacità che Dio ha dato alla mamma per lui. Ogni sua necessità trova nella mamma l’immediata risposta.
La mamma gode perché s’accorge che tutte le domande del figlio combaciano con le sue prestazioni, tanto da poter far sua l’espressione di Dio: “Ogni vostra preoccupazione gettatela in me”.
Ho l’impressione che arrischierebbero di suonare offensivi per la mamma parole o gesti di richiesta formulate da parte del bambino. Potrebbe suonare accusa di disattenzione o distrazione della mamma.
Quando il figlio è costretto a supplicare, probabilmente gli manca la fiducia.
La preghiera del bambino è solo questione di fiducia. Ecco perché siamo invitati da Gesù: “Quando pregate, non moltiplicate le parole, il Papà sa già di che cosa avete bisogno”.
Sembra dire: “Più che le tue necessità, nelle mie mani metti te stesso”.
Ciao da p. Andrea
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Il bambino è preghiera
“Quando pregate, non moltiplicate le parole, il Papà sa già di che cosa avete bisogno”