Dall’omosessualità all’incontro di un Padre misericordioso

Nel suo film “Dio esce allo scoperto”, Juan Manuel Cotelo racconta la drammatica storia di Ruben per dimostrare che la Chiesa non è affatto omofoba

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Lo scorso 19 febbraio, grazie all’impegno del comitato Uniti per la famiglia, ad Acireale è stata proiettata la pellicola Dio esce allo scoperto, un evento che ha raccolto numerose adesioni e la partecipazione di Giorgio Ponte che ha offerto la sua testimonianza di omosessuale cattolico.
Dio esce allo scoperto è un film ‘indipendente’ del regista Juan Manuel Cotelo, già autore di Terra di Maria. Il docufilm racconta la storia di Ruben Garcia.
Un vita di ferite, dolori, sofferenze, delusioni. Fin da bambino, infatti, Ruben non aveva mai ricevuto un gesto d’affetto da parte del padre, che, per contro, usava violenza su di lui. Ed all’origine della sua omosessualità, Ruben stesso ravvede proprio la mancanza di una figura paterna e maschile di riferimento, in cui identificare se stesso, completamente abbandonato ad una crisi esistenziale che, anche nell’età dell’adolescenza – la più difficile – lo porterà a subire derisioni, vessazioni ed atti di bullismo dagli altri coetanei.
Nel quindicenne Ruben cresce, dunque, un senso di insofferenza, di odio verso la fede e di non accettazione di se stesso, con conseguente rifiuto della sua mascolinità, che sfocia nella scelta drammatica della prostituzione, prima in strada e poi in una casa chiusa, in cui decide di diventare La Ruby. Sono anni di eccessi, sregolatezze, rapporti omosessuali occasionali con giovani e ricchi facoltosi, che però non riempiono il vuoto di questo ragazzo travestito da donna.
Ruben è insoddisfatto. Non è appagato, non è sazio. La ricetta della felicità del XXI secolo, che ci propone di buttarci a capofitto nei divertimenti e nei piaceri, nell’effimero, perché tutto fugge via; non funziona, non colma, non riempie. Nel bel mezzo di una crisi d’identità, però, Ruben si ferma davanti ad un Crocefisso e si ricorda che quell’uomo inchiodato ed insanguinato è morto anche per lui, anche per il peccatore più incallito, del resto, come dice lui stesso: “la Chiesa è un ospedale”. Ma la Chiesa è anche madre e padre, è accogliente, amorevole, e, soprattutto, misericordiosa.
E non a caso proprio quest’anno, nel Giubileo della Misericordia, possiamo sperimentare questo Amore, questo Dio, che si manifesta, che si rivela. Ruben, oggi, ha finalmente trovato la risposta alla sua domanda più profonda è straziante: “perché io?”, aderendo a Courage, una comunità di omosessuali cattolici fedeli al Magistero. Il film dimostra con chiarezza che la Chiesa non ha affatto un atteggiamento omofobico, di rifiuto e rigetto delle persone omosessuali in quanto tali, ma che anzi, è in grado di colmare quel vuoto esistenziale, coprendo le tracce di ferite precedenti.
Alla fine della proiezione, Giorgio Ponte ha voluto raccontare la sua storia, per molti versi simile a quella di Ruben. Ha ricordato l’importanza dei gesti d’amore in famiglia, del bisogno viscerale di un padre e di una madre e della loro presenza per lo sviluppo armonico della persona, ma non ha tralasciato neppure il bisogno del perdono e la Grazia che da essa deriva. Con semplicità e forza ha testimoniato l’abisso del peccato, ma anche la gioia del camminare lasciandosi tenere per mano da Dio. Un Dio che esce allo scoperto, proprio in mezzo a noi.

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Valentina Ragaglia

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