Orso d'oro a "Fuocammare"

Unico italiano presente al festival di Berlino, il film documenta una realtà drammatica da conoscere. Per girarlo il regista ha vissuto un anno a Lampedusa

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Con il film-documentario “Fuocoammare” il regista Gianfranco Rosi, ha vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino.
La storia: Samuele, 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda, andare a caccia e vive sull’isola di Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di migranti in cerca di libertà, una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi. Il dottor Pietro Bartolo è il medico dell’ambulatorio dell’isola. Ogni giorno assiste ai drammi che i migranti portano con sé dai loro paesi e alle conseguenze, a volte nefaste, dei terribili viaggi che questi ultimi sono costretti ad affrontare.
“Fuocoammare” è un documentario dalla spettacolare fotografia. Splendidi paesaggi e immagini intense, oltre a mostrare la bellezza di quest’isola incantevole, riescono a trasmettere emozioni forti, commoventi e umanamente toccanti. Buono anche il ritmo narrativo, che, sebbene si tratti di un documentario, è equilibrato e coinvolgente.
Gianfranco Rosi, Leone d’Oro nel 2013 per il film documentario Sacro GRA, con Fuocoammare prosegue il suo viaggio attraverso le diverse realtà del mondo e questa volta si dedica all’attualissimo dramma dell’immigrazione.
Per realizzare questo film il regista si è trasferito per più di un anno sull’isola, per immergersi in prima persona nelle atmosfere, nelle abitudini e nelle situazioni del luogo. Secondo quanto ha dichiarato lui stesso, il regista non desidera lavorare su una sceneggiatura predefinita ma preferisce procedere liberamente e lasciare che le scene si sviluppino sotto i suoi occhi con naturalezza mentre le riprende.
Fuocoammare è un documentario dal forte impatto narrativo. Le scene, sebbene a volte lunghe, non annoiano. Il ritmo è equilibrato, si alternano bene momenti fortemente drammatici a passaggi più leggeri e gradevoli.
Rosi riesce a trasmettere attraverso le sue riprese scene e atmosfere fortemente comunicative e altamente simboliche. Il dramma dello sbarco dei migranti è colto con una profonda partecipazione emotiva ma non scade mai nella ricerca della scena ad effetto.
Al contrario, sebbene le immagini e le testimonianze riprese siano spesso forti, nel complesso non risultano mai insostenibili per lo spettatore, che invece è accompagnato alla visione da un equilibrato montaggio.
Il piccolo lampedusano, Samuele, è una presenza di grande effetto sullo schermo, a tratti disarmante, e, anche quando appare un po’ meno spontaneo, riesce comunque a creare empatia rispetto allo spettatore. Il suo personaggio, con il suo vissuto semplice e spensierato, riesce a stemperare con delicatezza il dramma dei migranti che si svolge accanto a lui.
Nel film è documentato un piccolo problema agli occhi che Samuele deve imparare a gestire; secondo il regista questo difetto nella vista del bambino rappresenta una metafora significativa dell’atteggiamento globale, un po’ miope, rispetto alla enorme tragedia dei migranti.
Forse proprio per questo il film si concentra molto sugli aspetti emotivi e attraverso essi cerca di lanciare un invito alla partecipazione rivolto al mondo ma in certi passaggi risulta un po’ ridondante e didascalico.
I racconti del dottor Pietro Bortolo, medico dell’ambulatorio dell’isola, sono invece profondamente coinvolgenti e a tratti sconvolgenti e riescono a far trapelare la portata di una tragedia umana che non può essere descritta attraverso dati e cifre.
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Titolo Originale: Fuocoammare
Paese: Italia
Anno: 2016
Regia: Gianfranco Rosi
Sceneggiatura: Gianfranco Rosi
Produzione: 21Uno Film Stemal Entertainment con Istituto Luce – Cinecittà e con RAI Cinema
Durata: 108
 
Per ogni approfondimento http://www.familycinematv.it/

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Vania Amitrano

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