Per il cardinale George Pell è arrivato il momento della difesa. Mentre nel giro di una settimana è attesa la deposizione del porporato davanti alla Commissione Reale australiana, che indaga su alcuni casi di pedofilia, in cui sarebbe coinvolto anche il clero locale, le indiscrezioni trapelate a mezzo stampa negli ultimi giorni sono state respinte al mittente, come “completamente false e senza fondamento”.
L’ufficio stampa dell’arcivescovo di Sydney e segretario vaticano per l’Economia ritiene che la tempistica di tali notizie si destinata a “procurare il massimo danno al cardinale e alla Chiesa Cattolica e indeboliscono il lavoro della Commissione Reale”.
Secondo il portavoce del porporato australiano, è “oltraggioso” che tali asserzioni siano giunte al diretto interessato per mezzo di indiscrezioni mediatiche. Infatti, spiega la nota dell’ufficio stampa di Pell, le accuse secondo cui il cardinale avrebbe coperto dei casi di abuso, non sono state affatto sollevate dalla polizia australiana, mentre le “false affermazioni” su cui indaga il giudice Southwell sono state “ignorate dalla polizia per più di 15 anni, nonostante il modo molto trasparente con cui state trattate dal cardinale e dalla Chiesa”.
Pell ha quindi richiesto una pubblica inchiesta in merito alla diffusione di affermazioni false da parte di uomini della polizia dello Stato australiano di Victoria, espresse “in una modalità che deliberatamente imbarazza il cardinale”, laddove gli storici fallimenti della polizia victoriana sono stati oggetto di “prove evidenti”. Questi “attacchi ingiusti”, prosegue la nota, “sminuiscono il lavoro di quegli agenti di polizia onesti, che stanno diligentemente lavorando per portare giustizia alle vittime”.
Le accuse di Phillip Island sono state pubblicamente registrate per quasi 15 anni. Il Rapporto Southwell, che scagiona il cardinale Pell è di dominio pubblico dal 2002. In tutto questo tempo, ricorda il portavoce del porporato, la polizia victoriana non ha preso alcuna iniziativa per perseguire le false accuse, tuttavia “il cardinale ha certamente nulla da obiettare riguardo a una revisione dei materiali che portarono il giudice Southwell a scagionarlo”. Da parte sua l’arcivescovo di Sydney è “certo che la polizia raggiungerà rapidamente alla conclusione che le accuse sono false”.
La Polizia di Victoria non ha mai cercato di interrogarlo in relazione ad eventuali accuse di abusi sessuali su minori e, al di fuori delle false accuse su cui ha investigato il giudice Southwell, il cardinale ignora episodi che lo riguardino. “Egli nega con forza ogni accusa – si legge nella nota -. Se la polizia volesse interrogarlo, lui coopererà, come ha fatto per ogni inchiesta pubblica”.
Al tempo stesso, il cardinale ha appreso che diversi media avrebbero ricevuto informazioni confidenziali trapelate da qualche soggetto operativo all’interno della polizia victoriana. “Per elementi della polizia, attaccare pubblicamente un testimone nello stesso caso allo studio che ha esposto una grave omissione ed un grave errore da parte della polizia, è oltraggioso e dev’essere visto per quello che è”, prosegue il comunicato.
“Data la gravità di questo comportamento, il cardinale ha richiesto un’inchiesta pubblica da condurre in relazione alle azioni di quegli elementi della Polizia vittoriana che stanno compromettendo il lavoro della Commissione Reale”. Il cardinale invita infine il premier e il ministro degli interni a “indagare immediatamente sulla diffusione di queste accuse senza fondamento”.
ANSA
Pedofilia in Australia. Pell: “Contro di me accuse false e senza fondamento”
Alcune indiscrezioni giornalistiche hanno rilanciato l’ipotesi di una responsabilità del porporato nell’aver coperto gli scandali