Paure emergenti nei luoghi di lavoro: crisi economica e insicurezza lavorativa è il tema di un seminario che si è tenuto all’Università Europea di Roma, nell’ambito del Laboratorio di ricerca Business@Health, fondato da Gabriele Giorgi e Javier Fiz Pérez, psicologi e professori dello stesso ateneo.
Nel corso dell’incontro è stato fatto un bilancio sulle strategie di intervento per contrastare le ansie emergenti che possono danneggiare la salute dei lavoratori.
“La depressione – ha spiegato il Prof. Javier Fiz Pérez – viene rilevata in aumento nel contesto europeo ed italiano, segno evidente che lo stress si diffonde come un virus. Problemi di salute mentale sono diventati le principali cause di assenteismo sui luoghi di lavoro e di pensionamento anticipato in Europa.
A rilevarlo è l’ultimo Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla salute mentale e il benessere nei luoghi di lavoro. Complessivamente i disturbi mentali ed il malessere, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, comportano costi elevatissimi per la società, anche in termini monetari e difficili da evitare considerando che il 25% dei cittadini europei incontreranno problemi di salute mentale nel corso della vita.
L’ambiente di lavoro e l’organizzazione rappresentano solo una parte del problema, ma comunque risultano fondamentali.
Dopo un’attenta analisi della letteratura è stato messo a punto dal Laboratorio Business@Health dell’Università Europea di Roma un questionario psicologico per la misura dello stress economico (pubblicato in prestigiose riviste internazionali) e somministrato a migliaia di lavoratori italiani.
Forti depressioni correlate allo stress lavorativo, che possono culminare anche in suicidi, si verificano a causa del senso di precarietà o della paura di perdere il lavoro a causa di un fallimento o una crisi aziendale. Il rischio di gesti inconsulti è elevato in un momento di difficile congiuntura economica, con un tasso di disoccupazione importante.
La ricerca evidenzia come la paura della non occupabilità e della crisi economica si associ ad un rischio aumentato di depressione e disturbi ansiosi. Particolare attenzione è stata posta anche all’età dei partecipanti all’indagine.
Da una parte molti giovani oggi vengono chiamati Neet, dall’acronimo inglese Not in Education, Employment or Training. Giovani fra i 15 e i 34 anni che non vanno a scuola né all’università, non seguono corsi di formazione professionale e non lavorano, scivolando inattivi verso lo stress, la rassegnazione e la sfiducia verso il futuro.
Dall’altra, l’invecchiamento della popolazione è ormai una certezza e parallelamente le riforme del sistema pensionistico costringono gli impiegati maturi a lavorare più a lungo, comportando la necessità di riuscire a far fronte allo stress nel periodo più maturo della loro vita, dove è possibile ipotizzare che le risorse e l’energia siano minori”.
Il Prof. Gabriele Giorgi ha parlato di un altro tema di grande attualità: la paura di espatriare, alimentata anche dai recenti episodi di terrorismo.
“I manager espatriati – ha spiegato il Prof. Giorgi – quando non riescono o hanno difficoltà ad adattarsi ad un ambiente nuovo possono avvertire forti livelli di stress. Dalla mancanza degli affetti alle mutate condizioni ambientali, dal cambiamento degli stili di vita alla diversa assistenza sanitaria. Sono tanti i fattori che possono generare disfunzioni nell’adattamento.
Negli ultimi tempi, come sottolineato da recenti fatti di cronaca, sembrerebbe assumere importanza anche un altro fattore nel determinare il mancato adattamento dei manager nei territori esteri, ossia la paura di essere soggetti ad attentati o ripercussioni terroristiche verso i Governi dei Paesi in cui le loro aziende hanno sede. Si tratta quindi di un elemento che risulta collegato non a tematiche prettamente aziendali, quanto piuttosto a vicende politiche e a quel marketing della paura che i telegiornali e mass-media trattano sempre con maggiore frequenza, voluto diffondere anche dagli stessi attentatori”.
Il Laboratorio Business@Healthnasce dell’Università Europea di Roma è nato per definire, costruire e validare modelli di predizione dell’eccellenza organizzativa capaci di tenere in considerazione, a 360 gradi, la salute dei lavoratori. L’obiettivo è quello di favorire la creazione e lo sviluppo di modelli organizzativi con una cultura dell’healthy business al fine di sviluppare ambienti di lavoro sicuri, motivanti e con prestazioni di ottimo livello.
***
Per ulteriori informazioni il sito del Laboratorio è www.uerbusinesshealth.com
Paure emergenti nei luoghi di lavoro: quali conseguenze per la salute?
Se n’è discusso in un seminario all’Università Europea di Roma, nell’ambito del Laboratorio di ricerca Business@Health