Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra, continua il suo intenso viaggio giubilare della misericordia, meditando sulla Via Crucis di nostro Signore Gesù Cristo. Lo fa assieme a Papa Francesco, Sant’Agostino ed i beati Giacomo Cusmano e Giuseppe Puglisi.
L’occasione permette di cogliere un forte messaggio di attualità, nonostante si viva in un mondo smarrito e l’uomo abbia difficoltà a mettere ordine nel suo cuore e nella sua mente. L’arcivescovo ricorda in proposito le parole del sommo Leonardo che definiscono la via crucis: “strada regia del paradiso, missione perpetua, batteria contro lo inferno”.
Una vera tutela dinnanzi alle mille tentazioni che oggi sono all’ordine del giorno, in ogni ambiente sociale, professionale, istituzionale, familiare, ecc. L’alto prelato calabrese, citando l’origine della via crucis risalente al XIII secolo, anche se nella forma odierna sia da ricondurre al XVIII secolo, esprime da subito un suo chiaro pensiero: “È importante non lasciarsi prendere dal sentimentalismo religioso, che si esprime in preghiera, stazione per stazione, più o meno retoriche, ma affidarsi alla proclamazione dei brani del Vangelo ed ai sapienti commenti dei santi, tenendo presente, tra l’altro, che fine di questo esercizio di pietà resta l’immedesimazione che prelude al pentimento e, questo, alla conversione, in perfetta sintonia con lo spirito dell’Anno della misericordia”.
Mons. Bertolone, come ogni anno, presiederà la via crucis nelle quattro zone pastorali della sua diocesi che saranno il quartiere Pistoia di Catanzaro e le comunità di San Pietro Magisano, San Vito sullo Ionio ed Isca sullo Ionio. Nell’anno della Misericordia il Pastore ha avuto cura di indicare i riferimenti principali che devono caratterizzare il lento cammino dei fedeli verso il Calvario.
“…Ci faremo guidare, oltre che dal ritmo giubilare che ha impresso papa Francesco alla Bolla d’indizione, da taluni eccelsi testimoni della spiritualità cristiana: sant’Agostino, Giacomo Cusmano e Pino Puglisi, martire della fede. Essi furono apostoli del perdono, della povertà e della misericordia, tre valori da contemplare particolarmente nel corso dell’Anno giubilare”.
Una santa intuizione che aiuta ognuno, nel tempo di quaresima, a riflettere sui propri peccati in profondità. Sant’Agostino, viene qui ricordato, con il suo commento al Vangelo di Giovanni, in cui descrive tre aspetti del peccato, soffermandosi su altrettante persone morte e resuscitate da Gesù. Momenti diversi, simboli dell’entità del peccato commesso.
Il primo: “Risuscitò la figlia del capo della sinagoga, che si trovava ancora in casa”. Chiara l’entità del peccato: “A volte si pecca solo col pensiero: ti sei compiaciuto di ciò che è male, hai acconsentito, hai peccato; il consenso ti ha ucciso; però la morte è solo dentro di te, perché il cattivo pensiero non si è ancora tradotto in azione”.
Il secondo momento: “Risuscitò il giovane figlio della vedova, che era già stato portato fuori della città”. Cambia la natura del peccato e la sua simbologia:“Se però non soltanto hai ceduto col pensiero al male, ma lo hai anche tradotto in opere, è come se il morto fosse uscito dalla porta; ormai sei fuori e sei un morto portato alla sepoltura”.
Il terzo caso esaminato da Sant’Agostino: “Risuscitò Lazzaro, che era stato sepolto da quattro giorni”. Qui emerge il peccato che si ripropone nella sua reiterata sostanza: “Chi invece pecca abitudinariamente è già sepolto ed emette già fetore, proprio come quelli che ormai sono dediti ad ogni scelleratezza”.
Mons. Bertolone è attento però a sottolineare che se da una parte Sant’Agostino descrive efficacemente le situazioni di peccato, che sono analoghe alla morte, dall’altra è pronto a ribadire “che la potenza di Cristo, Crocifisso e Risorto, può risuscitare anche chi è stato distrutto dal peccato”.
Profetico e illuminato l’accostamento della missione del beato Giacomo Cusmano – fondatore della Congregazione del “Boccone del Povero” – a cui l’arcivescovo di Catanzaro appartiene – con alcune parole pronunciate da Papa Francesco nel Conclave e svelate dallo stesso Santo Padre ai giornalisti.
“…E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui ( il riferimento è al cardinale Claudio Hummes ) mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero… Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!” .
Mons. Bertolone arricchisce questo bel passaggio d’insieme tra il Beato Cusmano e il Pontefice con una sua puntuale considerazione: “Quasi prefigurando la medesima lunghezza d’onda di pace e di povertà, scriveva chiaramente il beato Giacomo in riferimento al Crocifisso: «Egli ci indica che la Croce è la porta della misericordia: Credi a Gesù Cristo vita tua, che, offrendoti la croce, ti promette e ti dona la vita! Mortifica i tuoi sensi, sgombra lo amor proprio dal tuo cuore, calpestandolo sempre, ed io ti prometto che vedrai Dio”.
Infine sarà l’esempio del beato martire don Pino Puglisi ad accompagnare il popolo di Dio per le stazioni della via crucis et misericordiae. Il religioso fu assassinato nel 1993 in odium fidei dalla cupola mafiosa di Brancaccio. “Come ogni martirio scaturisce dal sacrificio della croce di Cristo a vantaggio dell’intera umanità, così chiunque vive mediante la fede e piange per l’affermazione della giustizia in questo mondo conoscerà la speciale beatitudine riservata ai martiri. Proprio per il particolare splendore con il quale la sua vita interamente dedita al bene continua ad illuminarci, don Puglisi esprime nella sua persona meglio di noi ciò che tutti siamo chiamati ad essere al seguito del Crocifisso-Risorto”.
La meditazione dell’arcivescovo, includendo il cuore del pensiero di Papa Francesco, di Sant’Agostino e dei beati Giacomo Cusmano e don Pino Puglisi, si traduce di seguito in un appello a cambiare nel bene la propria vita: “L’eterna lotta tra il bene e il male si traduce, sul piano morale, in una libera scelta per l’uomo chiamato a divenire o “figlio della luce” o “figlio delle tenebre”. Se si sceglie Dio (e così si testimonia il bene), si cammina nella luce, anzi si fa di se stessi uno strumento di luce per quanti brancolano ancora nell’oscurità. Depositari di una luce meravigliosa, che ci può far condividere la sorte dei santi, siamo chiamati a vivere in essa nel corso di quest’Anno giubilare, in particolare della Quaresima”.
Mons. Bertolone chiude la sua meditazione con un forte ed efficace convincimento. “L’eterna lotta tra il bene e il male si traduce, sul piano morale, in una libera scelta per l’uomo chiamato a divenire o “figlio della luce” o “figlio delle tenebre”. Se si sceglie Dio (e così si testimonia il bene), si cammina nella luce, anzi si fa di se stessi uno strumento di luce per quanti brancolano ancora nell’oscurità. Depositari di una luce meravigliosa, che ci può far condividere la sorte dei santi, siamo chiamati a vivere in essa nel corso di quest’Anno giubilare, in particolare della Quaresima”.
In questo cammino quaresimale non poteva mancare la figura della madre di Gesù, a cui il presule della città dei tre colli affida sempre ogni sua azione pastorale: “La dolcezza di Maria Madre della Misericordia ci accompagni “perché tutti possano riscoprire la gioia della tenerezza di Dio”, che si manifesta nel Verbo umanato condotto al patibolo, crocifisso e deposto nel sepolcro”.
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Con Gesù sulla via della Croce nell’anno giubilare della misericordia
Papa Francesco, Sant’Agostino, Giacomo Cusmano e Pino Puglisi nelle meditazioni di monsignor Bertolone