Lettura
Attingendo alla letteratura apocalittica dell’epoca, Gesù, nel Vangelo di Matteo che ascoltiamo oggi, spiega il giudizio finale, rivolto a tutti i popoli. Gesù viene nella gloria – con gli angeli – e siede sul trono. E da lì, dal trono di Dio, egli pone alla sua destra coloro che saranno salvati, e alla sua sinistra quelli che saranno gettati nel fuoco eterno.
Meditazione
Bisogna prendere il Vangelo alla lettera? O a forza di guardare alle singole opere – nutrire, dare da bere, accogliere, vestire, assistere e visitare malati e carcerati – ci dimentichiamo quello che è il senso di questi esempi? O forse chi commette adulterio, uccide, dice falsa testimonianza e via di seguito, potrebbe essere salvato? C’è un interessante indizio che può aiutarci a comprendere meglio questo Vangelo. Poiché nessuno tra i due gruppi, giusti e condannati, sa dire quando il Signore era affamato, assetato, o in carcere, erano dunque ignari che nel prossimo da aiutare si potesse celare il Signore. In questo, tutti sono uguali e il metro di misura non è “mi avete riconosciuto”, ma “se e cosa è stato fatto”. Oggi dovremmo forse aggiungere: istruire gli analfabeti, dare un lavoro o una casa a chi l’ha persa, e così via, ed è chiaro che queste opere non possono essere che gradite al Signore. Poiché tutti sono esempi di un atteggiamento di amore verso il prossimo, che è il segno che distingue quelli che il Signore salva da quelli che invece egli condanna. Ricordiamo che l’amore vero non scaturisce da noi. L’amore che il Signore vuole è una risposta al suo amore, che è sempre “prima” del nostro. Senza il suo amore, senza la sua Grazia nulla possiamo, nessun’opera ha valore. Quella Grazia rende ogni gesto buono una risposta all’infinito amore del nostro Creatore, anzi, l’alimenta e la sostiene. Possiamo, quindi, a buon diritto, vederci come strumenti nelle mani di Dio. E la nostra malleabilità che è dirimente, che decide su di noi. Rispondiamo alle sollecitazioni del Signore, che continuamente ci mostra il suo amore, o siamo invece chiusi, rigidi e impassibili e quindi inutili per il Regno di Dio? Non è correndo a distribuire cibo agli affamati che conquistiamo il cielo, ma dandoci con amore in ogni attività quotidiana.
Preghiera
«Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. Dove è odio, fa’ che io porti l’amore. Dove è offesa, che io porti il perdono. Dove è discordia, che io porti l’unione. Dove è dubbio, che io porti la fede. Dove è errore, che io porti la verità. Dove è disperazione, che io porti la speranza. Dove è tristezza, che io porti la gioia. Dove sono le tenebre, che io porti la luce» (san Francesco d’Assisi).
Agire
Oggi compio un gesto in cui mi sforzo di rispondere all’amore del Signore: Lui mi ama e io posso mostrargli il mio amore facendo un piccolo gesto d’amore per lui, una carezza a un famigliare, una parola di conforto a un amico…
Meditazione del giorno a cura di Alexandra von Teuffenbach, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Senza il tuo amore, nulla possiamo
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 25,31-46