Nessuna cerimonia ufficiale, né discorsi, ma solo l’accoglienza da parte del presidente della Repubblica, Enrique Peña Nieto, insieme alla primera dama, con il sottofondo di esibizioni musicali. Alcuni bambini vestiti con i coloratissimi tipici abiti hanno portato poi alcuni doni al Pontefice e un mariachi gli ha donato il suo decoratissimo sombrero nero e oro.
L’unico evento della serata sarà il lungo tour di oltre 23km che Bergoglio compierà in papamobile scoperta fino alla nunziatura. Dopo tutto la prima giornata di viaggio ha già vissuto un momento memorabile con l’incontro, a dir poco storico, vissuto poche ore prima a L’Avana, Cuba, con il patriarca ortodosso di Mosca Kirill.
Proprio di questo appuntamento senza precedenti – e che per circa 1000 anni non si è mai riuscito a realizzare – il Santo Padre ha parlato durante le due ore di volo con i 76 giornalisti presenti in aereo. “È stata una conversazione di fratelli” in cui si sono affrontati “punti chiari che preoccupano entrambi”, ha spiegato il Pontefice. “Abbiamo parlato con totale franchezza, io mi sono sentito davanti a un fratello e anche lui mi ha detto lo stesso”.
Siamo stati “due vescovi “che parlano sulle situazioni delle loro chiese” e anche “della situazione del mondo, delle guerre: guerre che adesso si rischia di non essere tanto a pezzi ma di coinvolgere tutto”. Un cenno è andato anche alla realtà dell’ortodossia e del prossimo sinodo Panortodosso che si celebrerà a giugno a Creta.
“Ma io vi dico davvero io sentivo una gioia interiore, che era proprio del Signore”, ha confidato Francesco, “lui parlava liberamente e anche io parlavo liberamente. Ma si sentiva la gioia. I traduttori erano bravi, tutti e due. È stato un colloquio a sei occhi. Il Patriarca Kirill, io, sua eminenza il metropolita Hilarion, sua eminenza il cardinale Koch e i due traduttori. Ma, con tutta libertà, parlavamo noi due e gli altri ci facevano qualche domanda”.
Nelle due ore trascorse a porte chiuse, ha spiegato inoltre il Papa, “si è fatto un programma di possibili attività in comune. Perché l’unità si fa camminando: che almeno il Signore quando verrà ci trovi in cammino”. Poi, ha soggiunto, “abbiamo firmato questa dichiarazione che voi avete in mano, ci saranno tante interpretazioni, eh. Tante. Ma, se c’è qualche dubbio, Padre Lombardi vi può dire il vero significato della cosa. Non è una dichiarazione politica, non è una dichiarazione sociologica, è una dichiarazione pastorale. Incluso quando si parla di secolarismo e di cose chiare, tipo manipolazione genetica, eccetera. È pastorale. Due vescovi che si sono trovati con preoccupazioni pastorali”.
Infine, prima di congedarsi, Papa Francesco ha espresso la sua profonda gratitudine al presidente cubano Raul Castro per “il sentimento di accoglienza e disponibilità”. “Io – ha detto – avevo parlato con lui di questo incontro l’altra volta (nel viaggio di settembre ndr) ed era disposto a fare tutto e abbiamo visto che ha preparato tutto… E vorrei ringraziarlo per questo”.
A Città del Messico Bergoglio vi resterà fino al 14 febbraio, giorno in cui si traferirà a Ecatepec. Il programma di domani, mercoledì 13 febbraio, prevede la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia al capo di Stato, a cui seguirà l’incontro con autorità, società civile e corpo diplomatico. In mattinata, poi, l’appuntamento con i numerosi vescovi della Conferenza Episcopale messicana nella cattedrale dell’Assunzione, mentre, nel pomeriggio, il Pontefice si recherà nella Basilica di Guadalupe, dove è custodita l’immagine della Vergine a cui ha sempre mostrato profonda devozione. Nella nuova Basilica, Papa Francesco celebrerà la Messa davanti a 20mila persone, per poi incoronare la Madonna con un diadema.