È in Quaresima che Dio ci lancia la corda della Misericordia

Il messaggio di monsignor Giancarlo Bregantini ai fedeli della diocesi di Campobasso-Boiano

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Riportiamo di seguito il messaggio ai fedeli di monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, in occasione dell’inizio della Quaresima.
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Carissimi fratelli e sorelle,
sulla strada della vita, ogni giorno, incontriamo chi soffre, chi gioisce, chi spera e chi è stanco. Un cammino di prossimità che in quaresima si fa ancor più esistenziale. Camminiamo così, fianco a fianco, su una strada non ancora illuminata pienamente, ma dove ci fa chiarore solo un Lume, che ci permetterà, benché piccolo, di arrivare ad un’esplosione di luce che è la Risurrezione.
Grazie a questa esile fiaccola, portata nelle nostre mani, possiamo renderci conto se il nostro cuore è ferito da divisioni, da sorde resistenze, da dubbi, da sentimenti astiosi; o se è alimentato piuttosto dal desiderio di cose alte e di valore. Se tende al cielo!
La Quaresima diventa così un tempo di combattimento, di sfida, di militanza. Iniziando da una chiara verifica per soppesare i valori che custodiamo dentro di noi. È davvero un tempo per addentrarci anzitutto in noi stessi, per capire cosa abbiamo posto al centro della nostra vita. Risentiamo così la grande domanda che i monaci di un tempo rivolgevano agli aspiranti ad una vita di sacrificio e di lode perenne: Quid quaeris frater? Che cerchi fratello? Che cerchi sorella?
È la prima domanda che Gesù rivolge nel vangelo di Giovanni: ai primi suoi discepoli, alle guardie mandate ad arrestarlo, a Maria Maddalena, subito dopo la risurrezione: Chi cercate?
Dobbiamo prestare ascolto a questa interrogativo. Ce lo richiede Gesù, nei lunghi quaranta giorni di digiuno, di verifica, di scelta, di preghiera, di lotta contro le insidie del potere e dell’avere. E’ il senso del digiuno di Cristo, che porta a fare scelte di essenzialità e sobrietà. La crisi ci sfida. Verifica il nostro cuore. Lo orienta al cielo o lo schiaccia ancor più nel fango della disperazione.
Conosciamo il Padre solo ascoltandolo. Conosciamo Gesù solo guardandolo. Conosciamo lo Spirito Santo solo amandolo. In un mondo dai facili condizionamenti che ci spinge o alla ricerca del plauso o alla paura del confronto, sento che a salvarci è lo sguardo diretto al Padre della misericordia. Vede nel segreto. Oltre la porta chiusa. Oltre la superficialità degli uomini. Per dirci che è il suo volto di Padre nei cieli a renderci realmente liberi. Ci fa da criterio autentico di giudizio. Non le chiacchiere della gente. Non le mode. Non il facile cedere al pensare come fanno tutti. Occorrono, oggi, anche in diocesi, preti zelanti, laici coraggiosi, autorità sagge, amministratori lungimiranti, maestri coerenti, genitori vicini e tenaci, suore appassionate, catechisti preparati. Occorre cioè tanto più coraggio e più decisione. Più militanza.
Questo è il senso del digiuno. Con lo sguardo al cielo, perché siamo tratti dal fango della terra ma siamo destinati al cielo. Senza cielo, la terra resta fango. Ma con il cielo, la terra nostra diventa un giardino.
Mai limitare quaranta giorni prima della Pasqua a tanti riti formali ed esteriori, solo tradizionali. La Pasqua si vive abbondando nelle opere di misericordia che restano il mezzo più valido per annunciare l’exultet pasquale. E  nel pagare, nella coerenza del cuore, anche il prezzo quotidiano dell’appartenenza al Cristo, il Re dei Re, il più potente perché il più povero!
Arriverà in diocesi, il 27 febbraio, la Croce della Giornata Mondiale dei giovani (che celebreremo a fine luglio, a Cracovia). Don Mazzolari scrive una frase sconcertante, ma vera: “Ogni qualvolta uno si schioda dalla propria croce, obbliga un altro a salirvi”. La Quaresima è confrontarsi con la propria croce ma alla luce di quella di Cristo che è redenta, che vince continuamente il male e ogni nostro morire.  Perché la Croce è l’altare dove Dio si dona completamente a noi. E lo fa per farci uscire dai sepolcri che ci tengono incatenati alla sofferenza, alla solitudine, al senso di vuoto, allo scoraggiamento di una vita perduta. al grigiore delle ingiustizie. Perché è in Quaresima che Dio ci lancia sempre la corda della Misericordia. A noi tocca stringerla con il pentimento e la conversione sincera che poi si fa salita certa e felice verso le Sue braccia, specie in una sincera e ben preparata Confessione sacramentale.
Infatti, tutto torna a vita, tutto è bello con Dio.
Con opere di misericordia, ben visibili:

  • Continuare a sostenere la presenza alla Casa degli angeli, soprattutto alla sera, con la sollecitudine per il dormitorio;
  • Aprire i cuori dei nostri ragazzi, nelle scuole e nelle case, alla missione in Ciad, a Gorè, per una mondialità che possa essere di sostegno ai popoli poveri già nel restare nella propria terra, senza dover emigrare. Perché ogni popolo ha diritto alla crescita della propria patria.
  • Invitare a pranzo, di domenica, alcuni dei fratelli immigrati che in diversi paesi sono presenti con l’accoglienza dello SPRAR. Non lasciarli soli. Ma invitarli anche nelle nostre scuole, occasione di crescita culturale, nel confronto di lingue, storia e geografia, dialogo di riconciliazione, in orizzonti allargati e nuovi.
  • Coltivare nel cuore uno spirito combattivo. Mai neutrale o comodo. Oltre la logica dell’interesse personale. Lanciati, anche raccogliendo la testimonianza di diversi ragazzi che muoiono, perché hanno deciso di vivere nuove incisive esperienze sociali e culturali, in paesi stranieri, con cuore grande.
  • La cura del creato, tramite precisi gesti di essenzialità, così indicati dal papa nella Laudato Si’ (n.211): Coprirci di più per accendere meno il riscaldamento, evitare l’uso di materie plastiche, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo mezzo di trasporto tra varie persone, piantare alberi,spegnere le luci inutili e così via.  Più la terra nostra sarà curata, più sarà occasione di lavoro e di crescita per i nostri giovani, proprio partendo dalla valorizzazione delle nostre risorse tipiche.

Grazie del vostro amabile ascolto.
Dio ci dia la gioia di percorrere sempre sentieri di misericordia, perché il mondo sia un giardino, per tutti.
 
Campobasso, 11 febbraio 016, inizio della Quaresima,
 
+ p. GianCarlo, Vescovo

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ZENIT Staff

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