Naufragio nell'Egeo

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Migranti. Tragedia nell'Egeo: 11 bambini vittime di un naufragio

Il barcone si è rovesciato al largo delle coste turche. Oltre 35mila siriani in fuga dai raid russi. Merkel “scioccata e inorridita”. Fondazione Migrantes chiede nuova operazione ‘Mare nostrum’ per salvare i bambini

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Un nuovo drammatico naufragio è avvenuto questa notte nel Mar Egeo. Fonti locali avevano parlato inizialmente di due naufragi: il primo al largo della costa turca di Dikili, nella provincia di Smirne, provocando 11 morti; il secondo al largo della provincia turca di Balikesir, sempre a nord di Smirne, con altri 22 migranti morti.
Le autorità turche hanno poi chiarito che si tratta invece di un unico barcone che si è rovesciato al largo di Edremit, nella provincia turca di Balikesir, a nord di Smirne, mentre era diretto a Lesbo, e che ha ucciso 24 persone, di cui 11 bambini. Si tratta per lo più di siriani in fuga in massa in questi giorni da Aleppo e dalle zone limitrofe in seguito ai bombardamenti delle forze governative appoggiate dall’aviazione russa. Secondo gli ultimi dati, si parla di oltre 35mila persone che premono al confine tra Siria e Turchia.
Per un tragico scherzo del destino, il naufragio nell’Egeo è avvenuto nel giorno della visita ad Ankara della cancelliera tedesca Angela Merkel per discutere della crisi dei migranti. La Merkel si è detta “scioccata e inorridita” per le sofferenze subite dai civili a causa dei raid russi in Siria.
Gli stessi sentimenti sono stati espressi da mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, che in una nota commenta: “Ancora morte nel Mar Egeo, nel Mediterraneo. E sono ancora i bambini le vittime innocenti. Famiglie divise, famiglie spezzate”. Secondo Perego, “all’indignazione occorre far seguire realmente una nuova operazione ‘Mare nostrum’ che, non solo arrivi a salvare in mare le persone  che sono messi da trafficanti senza scrupolo sui barconi improvvisati  e sui gommoni, ma giunga con le navi della flotta delle Marina dei diversi Paesi europei sulle coste da dove partono i migranti forzati (oggi in particolare in Libia e in Turchia) per proteggere e accompagnare almeno le persone più fragili e deboli: le donne, le famiglie con bambini, i minori non accompagnati”.
“Sarebbe uno scatto di umanità e di civiltà europea”, afferma, “sarebbe il primo segno di una lotta efficace contro la tratta, in questo giorno che Papa Francesco ha voluto nel segno della preghiera e della riflessione contro la tratta, nella memoria di santa Bakhita, la schiava sudanese liberata e accolta in Italia”.
[S.C.]

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ZENIT Staff

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